Paralizzati poste, ospedali e aerei
Paralizzati poste, ospedali e aerei Paralizzati poste, ospedali e aerei Larizza: «Siamo arrivati alla resa dei conti» ROMA. Bloccati ieri per parecchie ore gli aeroporti di Fiumicino e Linate, cancellati numerosi treni, deserti ministeri ed enti locali, semiparalizzate scuole e poste, chiuse le Usi, in difficoltà gli ospedali, saltata l'uscita di alcuni quotidiani. E' il risultato dell'astensione nazionale di oltre tre milioni di pubblici dipendenti indetta da Cgil-Cisl-Uil contro la manovra economica del governo in concomitanza con l'agitazione di tutte le categorie a Roma e nel Lazio e una serie di sospensioni del lavoro promosse dalla Cisnal, dalla Cisas e dai cobas. Cortei, comizi e, quasi ovunque, contestazioni e incidenti con feriti e arresti sono avvvenuti in un quadro di forte tensione, controllato non senza difficoltà da polizia e carabinieri oltre che da un nutrito servizio d'ordine sindacale. Nel complesso, un test significativo, ma anche preoccupante in vista dello sciopero generale che i comitati direttivi delle tre maggiori confederazioni dovrebbero procla¬ mare nella serata di lunedì. E' una battaglia annunciata, senza esclusione di colpi, per indurre il governo a modificare in modo consistente soprattutto la stangata sulla sanità, le pensioni e il pubblico impiego. «Decideremo lunedì come continuare - ha gridato Pietro Larizza, segretario generale della Uil, a conclusione del comizio nella capitale e decideremo unitariamente anche sullo sciopero generale. Non siamo divisi sulle forme di lotta. Siamo ormai arrivati alla resa dei conti economici, sociali e produttivi. Sono i conti dell'azienda Italia, sono i conti della nostra azienda». Il sindacato, è stato ripetuto in tutti i raduni, non è nemico delle riforme. Non ha mai rifiutato il riordino del sistema pensionistico, né quello della sanità all'insegna della lotta agli sprechi e alle ruberie. Invece, ha spiegato Larizza, il governo ha presentato poca riforma e molti tagli di spesa, che colpiscono le famiglie dei lavoratori e favoriscono gli eva¬ sori fiscali. Ai lavoratori del pubblico impiego il sindacato vuol garantire contratti veri, rispetto dei termini (gli attuali contratti sono scaduti alla fine del '90), sollecita applicazione dei miglioramenti dopo la firma, così come avviene nel settore privato. «Non è questione di soldi - ha precisato il leader della Uil - ma di rispettare il diritto alla contrattazione per i dipendenti pubblici. La cancellazione dei diritti non è rigore economico, è prepotenza sociale». E, qui, il rilancio delle proposte nelle molte piazze dove è esplosa la rabbia e la protesta del mondo del lavoro. Cgil-Cisl-Uil non intendono ridurre la manovra, ma «migliorarla ed arricchirla». E' bene, ad esempio, che gli enti pubblici mettano in vendita centinaia di migliaia di appartamenti in affitto, favorendo chi ci abita, piuttosto che attuare svendite nell'industria e nei servizi, vivamente attese per fare buoni affari da francesi e tedeschi. «Si rischia di smantellare il nostro apparato produttivo ha rilevato Larizza - per incapacità o calcolo politico, non per mancanza di soldi. Si dimentica che eravamo un grande Paese. Ora stiamo diventando un Paese che ha solo grandi problemi, grande confusione, grandi interessi speculativi, grandi evasori fiscali». D'altra parte, il sindacato non vuole una crisi di governo, ma - ha concluso il dirigente della Uil - governo e Parlamento debbono decidere da che parte stare: «E, se necessario, faremo lo sciopero generale per farli stare dalla parte giusta». Una dura risposta è stata data, ovunque, ai contestatori cobas e di autonomia. «Quattrocento violenti a Roma - ha osservato Gugliemo Epifani, segretario conmfederale della Cgil - hanno solo dimostrato la loro pochezza politica e morale, lanciando bastoni contro i lavoratori». Larizza ha incalzato: «Sono soltanto delinquenti». Una violenza così determinata, secondo Lia Ghisani del sindacato scuola Cisl, fa pensare più a gente prezzolata che a militanti politici. Al governo, al Parlamento e agli stessi contestatori - ha sottolineato Dario Misaglia, leader della Cgilscuola - il sindacato confederale ha dimostrato con la «manifestazione straordinaria di Roma» che è deciso a battersi con forza per ottenere un netto cambiamento di segno della manovra. [g.c.f.l A destra in alto Pietro Larizza Accanto Bruno Trentin
Persone citate: Bruno Trentin, Dario Misaglia, Epifani, Larizza, Lia Ghisani, Pietro Larizza
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