Riesplode la guerriglia urbana

Riesplode la guerriglia urbana Un bilancio da Anni Settanta: 60 feriti, più di 100 fermi, 8 arresti Riesplode la guerriglia urbana Sassaiole e lacrimogeni al corteo di Roma ROMA. Torna la violenza di anni lontani. Di nuovo roteano i manganelli, corrono le barelle, si tirano giù le serrande dei negozi. Una pacifica manifestazione sindacale diventa il terreno di scontro tra centinaia di autonomi e la polizia. E mentre il pensiero corre al Settantasette, Ggil, Cisl e Uil si ritrovano a dover fronteggiare un problema dimenticato da tempo: la guerriglia urbana. E' finita tra i lacrimogeni e le sassaiole, infatti, la grande manifestazione di ieri dei lavoratori del pubblico impiego. Un sindacato che cerca faticosamente di ritrovare la sua unità, ancora sotto lo choc dei bulloni lanciati contro Trentin, ha dovuto provvedere soprattutto a militarizzare i suoi uomini. Non a caso l'oggetto più ricercato, in questi giorni, è il casco da muratore. Ma anche un super servizio d'ordine - oltre 1500 uomini, ben robusti - non è servito a evitare i disordini. E Roma è piombata nel clima degli anni di piombo. Il bilancio di fine giornata è pesante: 60 feriti, 101 fermi, 8 arresti. I sindacati confederali ci tenevano molto a questa manifestazione dei lavoratori del pubblico irripiégó. Un appunìlmento preparato con cura, in vista del sempre più probabile sciopero generale. E là risposta degli iscritti era stata davvero entusiasmante: centomila persone arrivate da tutt'Italia. Si annunciava un corteo allegro e variopinto, per contestare la manovra economica del governo: infermieri in camice bianco, pompieri con il giaccone arancio, spazzini in tuta verde. A sfilare tantissima gente comune: lavoratori delle Prefetture, insegnanti, impiegati. Andavano per la maggiore slogan sarcastici del tipo «Più tasse!» oppure «Sacrifici, sacrifici!». Ma non è filata liscia. Centinaia di autonomi, mischiati a studenti di liceo, hanno cercato di intrufolarsi nei due cortei che attraversavano Roma. Polizia e servizio d'ordine li aspettavano al varco, però. Ed è stata la bagarre. La polizia ha fatto tante cariche, a ripetizione. A via Cavour, mentre il corteo era appena partito. Un nutrito gruppo di autonomi, allo slogan «La scala mobile non si tocca, ce la riprenderemo con la lotta», s'è voluto inserire a forza nella manifestazione. Poi all'imboccatura di via Labicana, dove si sono messi in luce i nerboruti giovanotti del servizio d'ordine sin- dacale che non hanno tollerato l'arrivo di un centinaio di ragazzi con i capelli lunghi. Nenche la polizia è stata a guardare. E i cellulari hanno funzionato a pieno ritmo. Risultato: entrambi i cortei erano disorientati, il clima elettrizzato, la manifestazione irrimediabilmente turbata. I leader sindacali, intanto, alle prese con una piazza dove si erano già sistemati gruppetti di accaniti contestatori, hanno deciso di andare avanti lo stesso, senza indugi. Via con i comizi, allora. Ma la strategia di chi voleva diventare protagonista della giornata a tutti i costi aveva previsto anche questo. E così, mentre da un palco lontanissimo i sindacalisti tenevano i loro comizi, è iniziata una sassaiola violentissima. E' volato di tutto: pezzi di asfalto, aste di bandiera, monete, chiavi, pompelmi, panini. A beccarsi tutta questa roba addosso c'era il servizio d'ordine (con casco da minatore in testa) e i lavoratori dell'Emilia (senza casco) in primissima fila. «Sì, io c'ho il casco. Ma se mi prendono sul naso che posso fare?», si lamentava un ragazzo del servizio d'ordine con la faccia trasformata in una maschera di sangue. La polizia quindi è intervenuta. Con i lacrimogeni prima, poi con i manganelli. Ed è stato il caos. La folla ha ondeggiato. Poi il fuggi fuggi generale. I cortei ancora avanzavano e già a migliaia scappavano per i marcia¬ piedi con gli occhi lacrimanti. Rabbia o lacrimogeni, chissà. Sotto gli occhi sbarrati di Pietro Larizza, segretario della Uil, la piazza s'è svuotata in un baleno. E intanto gli autonomi tentavano un assalto al palco in puro stile cacciamo-Lama-dalì'Università. «Ringraziamo i lavoratori della polizia!», è stato l'ultimo urlo di Larizza. A complicare le cose, poi, ci si è messo un sindacalista di medio rango che s'è impadronito del microfono e ha cominciato ad urlare: «Non permetteremo mai che a minare l'autonomia del sindacato sia un gruppo di mascalzoni, di provocatori, di duecento fascisti!». E' stato come gettare benzina sull'incendio. Venti minuti d'inferno. Da quel momento in poi, mentre i sindacalisti hanno lasciato la piazza sotto scorta, e la gente defluiva in tutta fretta, sono rimasti a fronteggiarsi gli autonomi e il servizio d'ordine. C'è mancato poco che si scatenasse una gigantesca rissa, un finale da film western. Nel pomeriggio, mentre ventimila lavoratori Cobas tenevano una contro-manifestazione, sono fioccati i commenti. «Qualche centinaio di violenti, perfettamente organizzati commenta Claudio Minelli, segretario generale della Ggil romana - non possono cambiare il dato della grande risposta dei lavoratori». Il pds, da parte sua, ha presentato un'interpellanza al ministro dell'Interno per sapere come mai gli autonomi «hanno aggredito i lavoratori del servizio d'ordine sindacale» e «quali misure preventive si intendono adottare per impedire il ripetersi di tali gravi fatti». Famiano Crucianelli, deputato di Rifondazione comunista, invece protesta perché i suoi si sono «presi le sassate» e li hanno pure «isolati dal resto della piazza». Francesco Grignetti Gli autonomi tornano a colpire Caschi da muratore al servizio d'ordine Attorno alla folla centinaia di agenti Nelle tre foto varie immagini della manifestazione di ieri a Roma con i cortei dei lavoratori del pubblico impiego e i tafferugli che si sono ripetuti in vari momenti per l'attacco degli autonomi

Persone citate: Claudio Minelli, Famiano Crucianelli, Francesco Grignetti, Larizza, Pietro Larizza, Trentin

Luoghi citati: Emilia, Italia, Roma