Craxi va al contrattacco: Martelli vile e sleale di Augusto MinzoliniClaudio Martelli

Craxi va al contrattacco: Martelli vile e sleale Nel psi si fa sempre più duro lo scontro al vertice: anche il leader contestato vuole un «congresso verità» Craxi va al contrattacco: Martelli vile e sleale «Fuori i vecchi egli invecchiati male, bisogna far largo ai giovani» ROMA. «Ma quale Midas! Il Midas era tutta un'altra cosa. Lì la maggioranza che appoggiava De Martino si sciolse come neve al sole. La maggioranza che appoggia adesso la segreteria, invece, è molto forte». Si mostra fiducioso Bettino Craxi mentre alle tre del pomeriggio di ieri si concede una passeggiata al sole davanti all'hotel Raphael. Da poco ha consumato uno dei soliti pasti in cui prepara i piani per il futuro, ma questa volta il suo commensale privilegiato non è più Claudio Martelli, suo insidioso avversario, ma il nuovo alleato Gianni De Michelis. Questa scena, più di altre, testimonia come nel psi il rituale di appena tre mesi fa è ormai passato remoto. E' cambiato tutto e ora l'ex-pupillo, Martelli, è sceso in campo per reclamare la leadership di Craxi e all'ex-maestro profetizza il destino del duce a Salò. «Una cosa brutta, una cosa brutta» è il commento di Craxi. Ma lui, il segretario, in questa nuova guerra per la sopravvivenza, non è certo meno duro del suo delfino. Per Craxi, là cronaca di ieri è quella del primo giorno in cui Bettino va in battaglia. Sui suoi avversari che lo vogliono far fuori Craxi ha riflettuto tutta la notte scorsa. Poi, ieri mattina, alla lettura dei giornali il suo disappunto si è trasformato in rabbia. Così, quando è arrivato nella sala della protomoteca del Campidoglio per il convegno sul centenario psi, ha platealmente negato il saluto al ribelle Del Turco. Poi, preso carta e penna, ha scelto con cura le accuse da rivolgere a Martelli: «viltà» e «slealtà». Dopo la cerimonia un drappello di giornalisti lo ha seguito nei giardinetti di Villa Caffarelli e il segretario ha dato inizio al suo «show» contro gli insorti. «Mi spiace che nel partito - ha esordito Craxi - sia stato gettato il germe della divisione e in taluni casi con parole che rivelano una certa dose di viltà e slealtà. Penso comunque che sia una buona cosa un congresso-verità». Qualche altro passo, il tempo di prendere tra le mani un gattino, e Craxi ha ripreso il suo attacco: «Ho affrontato momenti più difficili nella mia carriera. Questo è stato un anno particolarmente nero. Solo che in queste condizioni difficili c'è qualcuno che esagera, in senso puramente retorico e demagogico. Il rinnovamento però non può essere fatto da esageratori o da persone vecchie, stravecchie e invecchiate male. Né il confronto nel partito può essere un incontro di pugilato. Mi basta che mi diano un posto dove dire la mia...». Non una parola di più. Il tempo è vitale per un segretario assediato e Craxi ha visto bene di ritirarsi a via del Corso per controllare il numero di parlamentari passati con gli insorti (a sera saranno poco meno di una quarantina). Alle 14, a pranzo con De Michelis, Craxi ha messo a punto il suo piano difensivo. L'obiettivo è uno solo: al prossimo congresso Craxi deve presentarsi con l'immagine del vero rinnovatore. Per questo i due hanno preparato alcune mosse: nella direzione della settimana prossima sarà convocato il congresso che, però, non potrà svolgersi prima della prossima primavera. Poi, saranno nominati i nuovi capi degli uffici, scelti tra giovani dirigenti delle federazioni regionali. Quindi, avrà inizio un periodo di prova delle nuove leve e prima del congresso Craxi desi¬ gnerà il suo candidato alla segretria e si prenoterà per la presidenza del partito. A quel punto cominceranno i veri giochi. Al termine del pranzo Craxi si è mostrato contento, forse convinto dalla strategia che ha in mente. «Bisogna rinnovare il partito - ha detto - ma non pensando ai vecchi, stravecchi o agli invecchiati male. Ci sono molti giovani nelle federazioni. Bisogna aiutarli a crescere. Io nella mia storia, ne ho aiutati tanti, alcune volte facendo la cosa giusta, altre sbagliando». Qualcuno gli ha chiesto se pensasse a Boselli, il presidente della regione Emilia, per la segreteria. «Ce ne sono tanti» ha risposto lui. Poi, prima di prendere l'ascensore, ha dedicato qualche parola ai ribelli. Di Savino, la testa di cuoio di Martelli, che da settimane gli chiede di andarsene, si è limitato a dire: «E' solo folklore». E sulla porta dell'ascensore, prima di salire, ha dedicato una parola a Signorile, che dopo esser stato accusato di una storia di tangenti non ha partecipato più alle riunioni degli insorti. «Non gli hanno concesso - si è limitato a dire - neanche il diritto alla difesa». Alla fine nella hall del Raphael è rimasto solo il cognato Pillitteri a sparare contro Martelli: «Claudio avrebbe ragione se fino a ieri fosse stato in esilio a Parigi, con Turati e Saragat, a fare la calzetta con le le loro mogli. Ma è stato qui, e deve fare l'esame di coscienza come tutti». Augusto Minzolini E nella camera 14B dell'Hotel Nazionale è partito l'assalto finale a Bettino Sopra: Benino Craxi e a sinistra Claudio Martelli A lato Claudio Signorile A sinistra Ottaviano Del Turco

Luoghi citati: Emilia, Parigi, Roma, Salò