«Romiti ha ragione» di Francesco Bullo

«Romiti ha ragione» Gli imprenditori dopo l'invito a «vergognarsi» «Romiti ha ragione» «Mapiù colpevoli ipolitici» ROMA. L'intervento sul «caso tangenti» fatto l'altro giorno da Cesare Romiti, al seminario arcivescovile di Milano, fa discutere il mondo dell'imprenditoria dove raccoglie ampi consensi. «Gli imprenditori hanno sovente approfittato in maniera scorretta del fenomeno delle tangenti - commenta Sergio Pininfarina, ex presidente della Confindustria - e di fronte a queste scorrettezze non è rilevante insistere nel distinguere tra la corruzione e la concussione. E' necessario cambiare le istituzioni perché non si ripeta mai più l'epidemia di tangenti che è stata scoperta». Secondo Pininfarina, comunque, bisogna stare attenti a non generalizzare: «Quando gli imprenditori hanno agito in settori in cui non era necessario un atto amministrativo pubblico per competere - dice - hanno dimostrato di saper competere con lealtà. Quando si sono trovati di fronte alla richiesta di tangenti sono stati, invece, a volte, o colpevoli o poco virtuosi. Ma quando hanno potuto sono stati corretti. E poi è comunque opportuno distinguere tra le responsabilità dei politici e quelle degli imprenditori. L'imprenditore che sbaglia, pa¬ gando, commette un reato e tradisce un principio etico ma il politico tradisce anche la fiducia di chi ha scelto lui per essere rappresentato degnamente, tradisce l'interesse pubblico». Una valutazione condivisa da moltissimi imprenditori. «Vergognarmi? Certo che mi vergogno per lo scandalo tangenti, e sottoscrivo in pieno quello che ha detto l'amministratore delegato della Fiat, Cesare Romiti» dice Giorgio Grati, presidente delle piccole-medie imprese della Confindustria. E spiega: «Come imprenditore mi vergogno per l'immagine dell'Italia che viene data all'estero, per il fatto che ci siano degli italiani che si sono macchiati di queste colpe». E' convinto che si tratti di poche «pecore nere» o il contagio della tangente si è esteso? «Non credo sia diffuso. Purtroppo abbiamo sentito dire da alcuni imprenditori che non avevano alternativa, "o versi la tangente o non lavori". Ma questo malcostume che sta all'origine non assolve». E i politici di tangentopoli? «Le loro responsabilità sono maggiori, avevano un mandato fiduciario dell'elettorato e l'hanno tradito. L'imprenditore che ha sbagliato paga di persona e, oltre alla conseguenze penali, paga anche come azienda, viene tagliato fuori dalle aste pubbliche».. Insiste: «Sono colpe distinte e diverse, ma chi ha sbagliato deve pagare». E si rammarica che in certe aree periferiche alcuni rappresentanti sindacali ne approfittino per gettare la croce adddosso a tutti gli imprenditori: «In Confindustria è stato preparato un "codice etico" e l'imprenditore con una condanna passata in giudicato non potrà più farne parte, dovrà lasciare ogni incarico negli organi confederali». «Prima ci trovavamo a combattere con la concorrenza straniera sul fronte dei prezzi; adesso ne abbiamo un secondo: quello dell'immagine», sottolinea Giancarlo Cerutti, presidente del colosso che produce rotative (l'80% destinato all'export): «Il fatto che qualche imprenditore si sia trovato coinvolto nello scandalo tangenti danneggia tutti». Conclude tassativamente: «Gli stranieri non giudicano positivamente chi, obbligato o no, non affronta la libera concorrenza e ha scelto la scorciatoia delle tangenti». Francesco Bullo Pininfarina: ma quando hanno potuto gli imprenditori sono stati corretti Sopra: Cesare Romiti, amministratore delegato della Fiat; a sin. Sergio Pininfarina, ex presidente della Confindustria

Persone citate: Cesare Romiti, Giancarlo Cerutti, Giorgio Grati, Pininfarina, Sergio Pininfarina

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma