Craxi, il giorno della congiura di Augusto Minzolini

Craxi, il giorno della congiura IL GAROFANO SPEZZATO I ribelli guidati da Martelli si riuniscono in un albergo: Bettino deve dimettersi Craxi, il giorno della congiura // ministro della Giustizia: mi ricorda Salò «Non si può più giocare allo scaricabarile» SROMA ONO le 10 e 30 di ieri mattina e uno alla volta i capi della rivolta socialista contro Bettino Craxi fanno il loro ingresso nella hall dell'Hotel Nazionale, a due passi da Montecitorio. Entrano Manca, Ruffolo, Formica, Del Bue, Tempestini, Mancini, Raffaelli e tanti altri. L' ultimo ad arrivare, ma è normale, è Claudio Martelli, l'ex pupillo del segretario socialista che il gruppo ha eletto ad anti-Craxi. Si ritrovano nella stanza 14b al primo piano dell'albergo e davanti alla tela di un pittore poco conosciuto, F. Cusumano, dal titolo «l'Invidia e l'innocenza», cominciano a discutere il piano definitivo, quello che dovrebbe portare alla detronizzazione di Bettino Craxi. Discutono di tutto. Del documento dei parlamentari che chiede il congresso del centenario entro dicembre (in serata le firme raccolte saranno 22). Del testo di una dichiarazione con cui sette deputati scelti nella riunione additano Craxi come il vero responsabile della sconfitta di Mantova: «E' stato un "disastro" - c'è scritto - perché paghiamo le conseguenze di ripetuti errori politici e di un'immagine deteriorata...». E in ultimo, tutti insieme, concordano le parole della sortita più dura affidata ad una testa di cuoio martelliana come Nicola Savino. Di fatto è la richiesta delle dimissioni del segretario: «I responsabili delle politiche disastrose non debbono praticare lo scaricabarile. Se ne è accorto pure Forlani che ne sta traendo le conseguenze. Sono sicuro che Craxi, per le sue doti decisioniste, farà prima». Siamo arrivati al punto. Questa scene ricordano quelle che avvennero in un altro albergo romano, il Midas, dove un altro gruppo di insorti (molti all'opera anche oggi) fece fuori il segretario di allora, Francesco De Martino. Ci riusciranno? Forse sì, forse no. Di certo dopo Mantova lo scontro si è trasformato in un duello in cui Craxi e Martelli si giocheranno la loro carriera politica. Ed entrambi i contendenti, dopo le scaramucce d'assaggio delle settimane scorse, hanno capito che questo sarà l'epilogo. Sono le 13 e 30 e da quella saletta al primo piano dell'hotel Nazionale, che forse diventerà famosa, esce un Claudio Martelli determinato ad andare fino in fondo. «Non era mai successo nella storia del psi - spiega il ministro della Giustizia, nero in volto - che un segretario si mostrasse contento per una sconfitta elettorale. Bisogna andare subito al congresso. A Mantova c'era un partito prostrato, che aveva paura di scendere in piazza. E, diciamo la verità, c'era un solo socialista craxiano, l'ex-sindaco Bertazzoni, che, come sempre quando ci sono le elezioni, se ne è andato in vacanza e forse non ha neanche votato. Io Bettino non lo capisco più, mi ricorda Salò. Ma cosa può fare? Se al posto di Forlani arriverà Martinazzoli, chi gli rimane? Con La Malfa non parla. Vizzini non sta con lui. Chi gli rimane, Altissimo? Ma anche Altissimo ha problemi perché nel pli si sta muovendo Zanone. Bisogna vedere poi il pds, dato che Occhetto e i suoi fanno politica preoccupandosi soprattutto di non lasciare spazi a D'Alema». Altro che sciabolate, altro che siluri sono quelli di Martelli. Probabilmente neanche il bersaglio designato, cioè Bettino Craxi, ieri mattina si aspettava una cosa del genere. Sono le 14 di ieri e qualcuno porta notizie al quin¬ to piano di via del Corso du quello che sta avvenendo all'Hotel Nazionale. Il segretario socialista è riunito con Giuliano Amato e fedelissimi come Babbini e Intuii. E' stupito. «Quanti saranno i parlamentari che firmano?» chiede. «Forse 35» è la risposta. «Non è possibile!» taglia corto Craxi col tono di chi la sa lunga e minimizza. Subito dopo chiama al gruppo di Montecitorio per chiedere notizie e dopo qualche minuto torna dai suoi fedelissimi: «I parlamentari socialisti saranno in tutto 140 e questi, tra senatori e deputati, saranno 41. Mi dicono, però, che al loro interno convivono due linee...». Di più il segretario del psi non dice. Craxi si chiude in una stanza e prepara il contrattacco pomeridiano: un cannoneggiamento di dichiarazioni contro le parole di Martelli del giorno prima. Così, come ai tempi del Midas, la battaglia tra i due psi è affidata ai vari dispacci di agenzia che si susseguono per tutto il pomeriggio. Cominciano i ribelli con la richiesta del congresso e subito dopo arriva la risposta dei cra- xiani. Intini accusa Martelli di aver «seminato sfiducia tra i socialisti milanesi». Acquaviva rimprovera il ministro della Giustizia di aver accettato nella campagna elettorale di Mantova l'impostazioone del pds contro il governo: «Nel manifesto del pds che annunciava il comizio Occhetto-Martelli-Vizini c'era scritto: "Contro la stangata del governo"; "la grave situazione economica è il segno del fallimento della classe dirigente che ci ha governato" e così via». Intanto in mezzo al transatlantico Giusy La Ganga, fedele di Craxi, se la prende perché gli avversari lo hanno paragonato a Suslov: «Mi è rimasto sul gozzo. E allora Martelli chi è? Gorbaciov? Forse perché non ha fatto una bella fine... e se lui è Gorbaciov, Bossi è Eltsin: proprio una bella prospettiva». Altre due ore e arrivano le controrepliche dei «martelliani». Pellegrino, messa da parte la proverbiale timidezza, spara su Intini: «Il portavoce della segreteria trasformato in tamburo della banda d'Affori... si esibisce senza il senso del ridicolo...». Cutrera risponde ad Acquaviva: «Il comizio di Mantova è stato organizzato nel segno delle iniziative comuni che hanno portato il pds nell'Internazionale socialista». Siamo ormai allo scontro continuo e qualcuno come lo storico del partito, Tamburrano, che ha vissuto già la fine di De Martino, azzarda una previsione: «Rispetto a quello che accadrà oggi, il Midas apparirà una storia di rose e fiori». Augusto Minzolini Il ministro della Giustizia Claudio Martelli

Luoghi citati: Mantova, Salò