Il professor Guarino privatìzzatore confuso

Il professor Guarino privatìzzatore confuso Il professor Guarino privatìzzatore confuso UNA crisi valutaria può anche ricondurre su sentieri virtuosi: così Newsweek ha complimentato il governo italiano per i tagli al faraonico sistema dello Stato sociale, che viene paragonato a quelli della Svezia e della Finlandia. A parte l'arditezza della similitudine con sistemi costosi, ma infinitamente più efficienti, è da rimarcare quanto basti poco per meritarsi il rispetto della comunità internazionale. Ma basta ancora meno per disperdere i rari scampoli di stima. Così, se per aver messo mano a sanità e pensioni il governo Amato ha portato qualche punto al suo attivo nella businnes community, rischia invece il tracollo della sua credibilità internazionale in materia di privatizzazioni. E' su questo terreno, infatti, che a Washington come a Parigi o a Madrid viene misurata la volontà del nostro Paese di modernizzare la propria economia. Finora da Roma son venuti soltanto balbettii: prima la farsa delle Superholding, nate e morte (fortunatamente) nel giro di quarantott'ore; poi il pasticcio dell'Efim, che ha fatto gridare le grandi banche straniere all'insolvenza dell'Italia; infine, il confuso procedere nella trasformazione degli enti in Spa. Non c'è traccia di strategia né chiarezza d'idea, il che fa dubitare della volontà politica. Questa, almeno, è l'impressione che alcu- cmai re d( alme ni banchieri e uomini d'affari americani hanno tratto dai loro incontri con il ministro dell'Industria italiano, che nei giorni scorsi è andato a visitarli con poche idee, ma confuse. Il professor Giuseppe Guarino è uno stimato professionista, il quale da decenni presta consulenza a molte delle imprese pubbliche che adesso dovrebbe condurre al privato. Tra le sue ultime fatiche professionali c'è un parere commissionatogli dall'amministratore delegato dell'Ina, Mario Fornari, circa la privatizzazione della compagnia. Con la ricchezza d'argomentazioni giuridiche che gli è propria, il professor Guarino giunge alla conclusione che è meglio un'Ina pubblica che privata. Non saremo noi a negare che si possa cambiare anche radicalmente opinione, ma come non dubitare della convinzione con la quale il rninistro dell'Industria affronta il compito storico di mutare gli attuali patologici equilibri dell'economia mista? D'altra parte, il professor Guarino è un professionista di vaglia, ma non è affatto un «tecnico», nell'eccezione che questo termine ha rispetto alla politica. Ministro delle Finanze nell'ultimo governo Fanfani, il professore è da sempre intrinseco alla de e in particolare al coté andreottiano. Si narra che, appena insediato al ministero, il suo primo pensiero sia stato di far rimuovere il ritratto dell'ex presidente Cossiga, antico amico personale, ma recente nemico politico. Nessun ministro può diventare il capro espiatorio dell'attività di un intero governo, soprattutto se questo, nel suo insieme, non riesce a manifestare la necessaria determinazione. Tuttavia, appare ormai evidente che difficilmente il professor Guarino potrà passare alla storia come il ministro delle privatizzazioni. Si racconta di suoi scontri al calor bianco con il presidente del Consiglio che, ormai convinto di aver collooato l'uomo sbagliato al posto sbagliato, vorrebbe trasferirlo al più presto a Bruxelles come commissario Cee. Una versione che accrediterebbe una reale volontà privatizzatrice del presidente del Consiglio. Varata la legge finanziaria, sta adesso proprio a Giuliano Amato dimostrare che l'ambiguità del professor Guarino non è l'ambiguità del suo governo. Altrimenti all'estero la condanna sarà senza appello. Alberto Staterà

Persone citate: Alberto Staterà, Cossiga, Fanfani, Giuliano Amato, Giuseppe Guarino, Mario Fornari

Luoghi citati: Bruxelles, Finlandia, Italia, Madrid, Parigi, Roma, Svezia, Washington