Ammalarsi per disagio

Ammalarsi per disagio MEDICINA DEL LAVORO Ammalarsi per disagio Meno infortuni in fabbrica, più depressioni DA marzo è in corso 1'«Anno europeo per la sicurezza, l'igiene e la difesa della salute nell'ambiente di lavoro», dichiarato dalla Cee per sensibilizzare gli Stati membri sui rischi professionali e sugli aspetti sociali ed economici della sicurezza e della difesa, della salute. Anche in questa prospettiva, dal 30 settembre al 3 ottobre si terrà a Torino il 55° Congresso nazionale della Società italiana di medicina del lavoro e igiene industriale. La prima di queste due discipline mediche ha ormai una storia di oltre 250 anni, con la culla a Modena e a Padova ad opera dell'illustre clinico carpigiano Bernardino Ramazzini: le due prime edizioni (1770 e 1713) del suo «De Morbis Artificum Diatriba» (Discorsi sulle malattie degli artigiani), posero, fra l'altro, anche le basi della futura epidemiologia dei tumori umani con l'attribuzione al celibato della frequenza elevata del carcinoma mammario nelle suore. Tale frequenza, osservata dal Ramazzini, in seguito fu riferita più precisamente alla non procreazione da Domenico Antonio Rigoni-Stern (Verona, 1844), suo continuatore in questo studio. Importanti sviluppi si sono avuti nel primo '900 anzitutto con un periodo di censimento e classificazione della patologia professionale. Nel secondo dopoguerra, anche per l'impulso e l'aiuto della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (Ceca), viene promosso un lavoro tenace e capillare per far progredire 10 studio e la prevenzione della silicosi polmonare, la più grave e diffusa malattia professionale di allora, propria dei minatori, fonditori, scalpellini, ceramisti. Si arriva cosi alla terza fase, quella della prevenzione primaria che, per giungere alla eliminazione della causa della malattia, deve prima identificarla, valutarla e, se possibile, decifrarne 11 meccanismo di azione. La medicina del lavoro si sposa quindi con l'igiene industriale e inizia lo sviluppo della tossicologia per la misura delle dosi interne dei tossici professionali e dei loro effetti biochimici a livello cellulare. Oggi ci troviamo davanti a una materia multidisciplinare che ricerca i mezzi biologici e igienici per la prevenzione delle malattie professionali, per loro natura malattie artificiali in quanto provocate dall'uomo. I risultati sono gratificanti, perché il modo di lavorare è cambiato profondamente sotto l'influsso dei suggerimenti del medico del lavoro all'impiantista, e sono migliorate le condizioni globali di salute del singolo. Alcune patologie sono state cancellate, altre cronicizzate e sfumate fino a farle sembrare non-professionali (ambientali?). Con la diminuzione degli infortuni invalidanti e delle malattie professionali, oggi appaiono in aumento il disagio e le patologie aspecifiche, multifattoriali, sotto forma di un malessere sul lavoro che può riguardare anche l'ambiente dell'ufficio: basti l'esempio delle attività svolte al videoterminale. Ecco quindi che l'epicentro dell'interesse della medicina del lavoro si sposta dalla cura del singolo al benessere del gruppo, un cambiamento che esige una nuova abilità, so¬ prattutto epidemiologica. Il modello sviluppato dalla medicina del lavoro in questi ultimi decenni, il senso preventivo, è risultato all'avanguardia nel processo di miglioramento delle condizioni globali di salute del singolo come della società, così da venire esportato dalla fabbrica verso l'ambiente esterno, per la sua bonifica e per la prevenzione delle malattie ambientali. Questo è ben evidente in qualcuno dei settori più impegnativi per la ricerca, e rilevanti per l'epidemiologia, come quello già citato dei tumori (almeno il 2 per cento del totale dei casi è riferibile al lavoro, secondo le conclusioni del Consiglio sanitario nazionale relative al perìodo 1981-83), e l'altro delle allergopatie: l'asma bronchiale professionale ha preso oggi il posto che aveva, un tempo, la silicosi polmonare. Infine - anche sotto l'impulso di un diverso modo di pensare civile e sociale per effetto del quale si è passati dal programmare un supporto economico al disabile al promuovere la sua indipendenza e occupazione - un nuovo compito del medico del lavoro è divenuto quello di riconoscere la capacità al lavoro, e non più la disabilità, di un candidato all'assunzione. Non si può affermare, salvo che in casi rari, che per i lavori oggi ordina¬ ri esistano standard fisici prestabiliti. E' illuminante, a questo proposito, il contenuto del recente American wiih DisabilitìesAct (1990), la legge americana sulle minorazioni, subito completata dalla Equa! empìoyment opportunity commission con il relativo Technical assistance mannal (1992), che definisce e descrive le fasi del processo che i medici del lavoro debbono svolgere in sede di valutazione per l'impiego. Nello spirito di queste recenti conquiste civili, il tema principale del Congresso torinese sarà il lavoro del diabetico e del cardiopatico, visti ambedue sotto numerose angolazioni, a parte, come ovvio, la prevalenza delle due malattie fra le maestranze e la loro terapia di appoggio. Fra l'altro, nel primo caso saranno trattate l'alimentazione e l'uso del tempo libero; per il secondo ci si soffermerà su come sono occupati i portatori di pace-maker e i trapiantati. Tra i temi delle altre sessioni, oltre a quella monografica dedicata all'industria tipografica, vale la pena di citare gli effetti extrauditivi del rumore industriale, l'Hiv e l'Hbv nei loro rapporti con il lavoro, i mezzi individuali di protezione, la robotica. Giovanni Scassetti Università di Torino

Persone citate: Bernardino Ramazzini, Domenico Antonio Rigoni, Giovanni Scassetti Università, Ramazzini, Stern

Luoghi citati: Modena, Padova, Torino, Verona