Per i grandi sempre più caro ma i piccoli ci vanno tutti

Per i grandi sempre più caro ma i piccoli ci vanno tutti Per i grandi sempre più caro ma i piccoli ci vanno tutti ANCHE la Buchmesse patisce la bufera valutaria. Il caro marco e la crisi del libro hanno lasciato a casa qualche editore in più. Einaudi non è un caso isolato. Dai primi dati, gli editori sono 8236 contro gli 8417 dello scorso anno (102 mila le novità esposte). Ci sono defezioni da tutto il mondo, America, Francia e Inghilterra (ma anche Armenia, Bangladesh o Cuba), perché l'ultimo semestre è stato molto fiacco. Gli amanti delle statistiche dicono - e sperano - che la lettura è inversamente proporzionale alle ore di sole. L'estate sta finendo però cambi di rotta nei bilanci non ce ne sono. In Germania pesano le conseguenze della riunificazione. Anche se non mancano sorprese: sui 2168 editori tedeschi, 118 arrivano dalla ex Germania Democratica, ai tempi del comunismo erano 86. Turbolenze finanziarie a parte, è proprio la struttura della grande Fiera monolitica che viene messa in discussione da più parti. Nell'era del fax, delle teleconferenze, del villaggio globale sembra che si punti sempre più su saloni brevi, agili, «regionali». Nascono gemelle come quelle di Parigi e Ginevra. Francoforte in ribasso? Non tutti sono convinti. «La Buchmesse resta l'unico posto per capire come va l'editoria mondiale - dice in Rizzoli Giovanni Ungarelli -. Ci andremo con tutto il nostro catalogo, da Biagi alla Fallaci. Faremo solo attenzione ai costi». Austerità? «No, preferisco parlare di contenimento. Abbiamo ridotto del 30% personale e spese; tagliato tutte le iniziative effimere, cene, cocktail. Perché preferiamo investire in pubblicità. Nel "villaggio globale" l'importanza di Francoforte non diminuisce, cambia semplicemente di segno. Credo che sarà sempre meno fiera del libro di consumo e sempre più luogo dove discutere l'attività industriale, come coedizioni o scambio di nuove tecnologie». Che Francoforte sia una piattaforma importante per fare un'editoria alla Maastricht, sono in molti a pensarlo. Laterza mette a punto qui le coedizioni della serie europea (17 titoli programmati, su economia, storia e politica) con i cinque partner comunitari. La Jaca Book lancia alla Buchmesse le monografie multilingue di arte e archeologia; quest'anno giocherà in casa con il «corpus» delle civiltà precolombiane (il Paese ospite è il Messico), un'opera di grande valore scientifico, propositiva, lodata e sostenuta dallo stesso presidente messicano Carlos Salinas de Gortari. La Giunti di Firenze ha già realizzato 400 titoli in coedizione, e proprio a Francoforte ha siglato un'intesa con l'editore franco-belga Casterman per una collana di divulgazione storica. Mentre i grandi gruppi editoriali possono appoggiarsi a scout ovunque, i piccoli e medi devono basarsi sulle loro forze. E' per loro che Francoforte e le fiere internazionali continuano a essere importanti. «Personalmente il grande salone mi fa ancora paura e resterò a casa - dice Elvira Sellerio, che vuole essere considerata editore e basta, senza aggettivi -, In quell'orgia di volumi, il libro perde la fisionomia dell'amico fedele e riservato. Ma la Sellerio ci sarà, come sempre. Siamo diventati come la Coca Cola, l'editore più copiato dei mondo, per formato e copertine, grazie a Francoforte, perché gli stranieri hanno visto e toccato i nostri libri qui. Forse qualche editore non andrà, ma so che non mancherà nessun ufficio commerciale. In Europa sta nascendo un nuovo mercato, bisogna capire come muoversi». La «Gulliver» Francoforte (124 mila metri quadrati, duemila in più dello scorso anno) sarà conquistata dai lillipuziani? Molti giurano di sì. Gli italiani, da e/o a Rosellina Archinto sono presenti con stand. Alcuni vanno in veste privata, o con i grandi, loro consociati. Nascono cordate, per dividere i costi, come Iperborea che va con Guerini e Sonda, o Marcos y Marcos con Zanzibar. Ma la nuova tendenza è appoggiarsi a un agente. «Rappresentiamo quattro case - dice Laura Grandi - e una quarantina di autori italiani. Per gli agenti, Francoforte è insostituibile. So che molti fanno gli snob, recitano sempre lo stesso requiem per la Buchmesse. Ma hanno un'alternativa? No. Il fax è comodo, almeno una volta l'anno però c'è bisogno di vedere in faccia le persone con cui hai fatto un contratto. Qui a Francoforte trovi tutti, e con un viaggio solo. Risparmi tempo e denaro. Non veniamo per fare affari clamorosi, siamo come in un seminario a studiare. Per la letteratura italiana per esempio, dopo il boom di traduzioni in Francia e Germania, l'interesse cala. Mentre si aprono buone prospettive all'Est e in Asia». Grandi &• Vitali manderà tre persone, contro le due dell'anno scorso. L'opposto dei grandi. Il segnale di una tendenza? Bruno Ventavo!i A fianco, Archinto sotto, Elvira Sellerio Marco Zapparoli