DOPO L'AIDS IL VESUVIO

DOPO L'AIDS IL VESUVIO DOPO L'AIDS IL VESUVIO La love story di Nelson w~yl N pomeriggio di febbraio del 1845, un ragazzo entrò nel British Museum I di Londra, andò diretta\J I mente nella sala dov'era custodito l'inestimabile vaso «Portland», lo prese in mano e dopo averlo ammirato lo fece a pezzi. Accorsero i conservatori del Museo, si gettarono in ginocchio a raccogliere i cocci del vaso che il Duca di Portland aveva acquistato molti anni prima da lord Hamilton e che era considerato una delle opere più splendide dell'arte classica. Centottantanove frammenti: sembrava un'impresa disperata. Eppure, dopo sette mesi di lavoro, un assistente del Museo riuscì a ridare al British una ricostruzione quasi perfetta del suo gioiello. Ora, ha un bel dire Susan Sontag che «al contrario del vaso Portland» ci sono «alcune vite, alcune reputazioni, che non possono mai più essere ricostruite». Perché è proprio quello che fa lei con grande malizia, raccontando la bufera amorosa e politica portata nella società napoletana del XVIII secolo da Orazio Nelson, dalla magnifica Emma Hamilton e da suo marito il ministro inglese. L'autrice di llAids e le sue metafore, di Contro l'interpretazione, che scrive un romanzone storico come questo Volcano lover, appena uscito in America dalla Farrar Straus & Giroux? Peggio: un «romance», una storia d'amore, che si spinge fino a descrivere il primo bacio tra la bella Emma e U suo amante, l'eroe della flotta inglese ad Abukir. Ma qui arrivano le sorprese. Perché la vicenda della vulcanica passione di Emma Hamilton si trasforma nelle mani della Sontag in un pretesto per una grande storia morale in cui siamo chiamati in causa anche noi e i nostri parametri contemporanei. Questo romanzo, che in Italia sarà pubblicato da Leonardo, Susan Sontag l'ha maturato molto lentamente. Prima, almeno una dozzina di anni fa, acquistò nei dintorni del British Museum delle stampe del Vesuvio che erano state commissionate proprio da lord Hamilton, l'amante del vulcano che dà il titolo al libro. Poi lesse una sua biografia e cominciò a vagheggiare qualcosa: analisi a largo raggio di quella scellerata e celebre storia d'amore, innesti critici post-modernisti, ricostruzione storica della rivoluzione napoletana fallita. Ed ecco che nasceva un tomo di 415 pagine che dà del filo da torcere ai critici ma avrebbe divertito anche Walter Scott. Dunque, un bel pastiche, in cui l'autrice con furbizia prende subito le distanze, e nel prologo racconta di una sua gita al mercatino delle pulci della Storia: «Perché entrare? Che cosa ti aspetti di vedere? Sto guardando, sto verificando che cosa offre il mondo. Quello che è rimasto». E la scoperta che fa la signora Sontag al suo mercato delle pulci sono i tre cammei di un bel ménage à trois. Hamilton l'inossidabile, che si prende per sé il primo quarto del libro e che è un bell'uomo asciutto ed elegante con la sola passione del collezionismo. Emma, ex prostitutella di provincia, Venere spontanea e coraggiosa, intelligente e ignorante, spietata in politica ma piena di devozione per questo vecchio marito, a cui è stata venduta da un amante. E infine l'eroe, lord Nelson, un po' meno nelle grazie dell'autrice, forse perché nel domare la rivoluzione napoletana del 1799 non sa distingue- re tra giustizia e punizione e compie la strage dei repubblicani che sappiamo. Su queste tre vite di passeggeri all'ancora nel porto di Napoli la penna della Sontag ricama ironici commenti, spietati quando si tratta di ritrarre Nelson folgorato dalla morte in battaglia: «Perché andare in giro sulla nave in divisa da ammiraglio e stellette, così un cecchino francese può scovarlo facilmente e ucciderlo, se voleva rimanere vivo per tornare da lei? Gli uomini sono così stupidi. Le donne possono essere vanitose, ma quando un uomo è vanitoso supera ogni immaginazione, perché un uomo è disposto a morire per la sua vanità». Ed ecco venir fuori la femminista nuovelle vague che si volge invece a Emma con dichiarata simpatia: Emma l'ingenua cocotte che sbarca a Napoli con la mamma, Emma che impara le lingue con naturalezza, Emma la sposa un po' sguaiata dell'amba- sciatore e la confidente della Regina borbone. Ma anche la Em ma Hamilton disgraziata complice dell'eccidio di repubblicani di Nelson, e la dama grassa e volga re che scandalizza Londra con le sue cattive maniere, sembrano avere un posto nel cuore della Sontag. Non fosse che per le umiliazioni che patisce quando da leggendaria bellezza si trasforma in un gigantesco mammifero in gioiellato, «per aver fallito in quello che è considerato il più femminile degli scopi di una don na: il mantenimento e la cura di un corpo non più giovane». Martire femminista Emma Hamilton? Un po', e la sua umanità non può che risaltare accanto al freddo amante del vulcano suo marito, o peggio, allo spieta to barone Scarpia che tiranneg già la polizia segreta napoletana e dà un provvidenziale tocco di horror alla vicenda con mutilazioni, evirazioni e torture, prima di scivolare abilmente nella trama della Tosca, qui riesumata come citazione ironica e colta. Persino Don Giovanni fa un'apparizione fugace, e Goethe che partecipa a un ricevimento dagli Hamilton per regalarci qualche riflessione sui canoni classici e romantici dell'arte Tutto questo, mentre dietro la romanziera sospira un'intellettuale inquieta, che, in uno stile tanto semplice da diventare ma nierato, tira fuori argomenti sot topelle come la natura del viag giare, la malattia del collezioni smo, il modo di porsi di fronte al le donne ecc. ecc.: temi contem poranei più che settecenteschi Nell'epilogo che quattro donne - Catherine, la prima moglie di Hamilton, Emma, sua madre e la martire repubblicana Eleonora De Fonseca Pimentel - recitano da sotto la pietra tombale, scom pare l'ironia, ma non il riferì mento al contemporaneo, quan do Eleonora condanna la nullità di una donna come lady Hamil ton e intanto accusa tutto il sesso femminile di ridursi troppo spes so a pensare quanto è difficile non essere uomini: «Questo fan no tutte le donne, inclusa l'autri ce di questo libro». Ma se Emma finisce la propria indecorosa vita nel sudiciume di un tugurio di Calais, la fine di lord Hamilton in ristrettezze finanziarie è solo di poco, per la società inglese, meno ignobile. E quel suicidio di vanità di Nelson è addirittura ridicolo, futile, stupido. Dopo tutto il male che hanno fatto: se non è una storia morale... Livia Ma nera Susan Sontag

Luoghi citati: Abukir, America, Italia, Londra, Napoli, Portland