E dall'Ungheria il caso Ottlik
E dall'Ungheria il caso Ottlik E dall'Ungheria il caso Ottlik ENTRE Grass scivola sul nuovo Est ritrovato, la vecchia Ungheria ci regala un caso letterario. Géza Ottlik ha scritto un solo romanzo, Scuola sulla frontiera (e/o, pp. 382, L. 35.000), ma è diventato un autore di culto. Tutti leggevano il suo libro stampato con caratteri piccoli e slabbrati, sulla carta sporca e pastosa del socialismo reale. Non concedeva interviste, non compariva in pubblico, eppure si sapeva che da qualche parte continuava a esistere, presenza sotterranea e rassicurante. Le storie letterarie ufficiali lo Uquidavano in poche righe, ma gli scrittori lo veneravano come un maestro. Arpad Goncz, il presidente-autore (l'Havel di Budapest) gli ha dedicato un commosso necrologio nel giorno della morte. Il pirotecnico Peter Estérhazy ricopiò per devozione tutte le 400 pagine del romanzo su un foglio da disegno. Ottlik è morto nel '90 a 88 anni, dopo aver attraversato un secolo di guerre, imperi crollati e rivoluzioni fallite. Studiò matematica, fu giornalista, giocatore di carte, finì sulla Usta nera della Gestapo perché rifiutò di provare il suo arianesimo. Scrisse poco, una manciata di racconti, drammi teatrali, un'autobiografia in forma di mosaico, orgoglioso che la sua carriera letteraria fosse «bucata come una fetta di Emmenthal». Non fu un dissidente, ma di fronte ai machiavellismi di Kàdar preferì ritirarsi nella piccola casa di Budapest, a tradurre classici americani e a inventare teoremi di bridge. Scuola sulla frontiera uscì nel '59 dopo una travagliata gestazione. Ottlik cominciò a lavorarci negli Anni 30: quando il romanzo era quasi pronto, scoppiò la guerra; riprese il lavoro con la pace ma ci fu il golpe comunista di Rakosi, e tornò a isolarsi; quando sembrava di nuovo tutto normalizzato scoppiò il '56 e l'uscita del libro fu rimandata di altri tre anni. Dopo ogni dramma, Ottlik si metteva da parte a osservare, come un vecchio stoico, ricordando di appartenere a una nazione, l'Ungheria, abituata a festeggiare solo sconfitte. Scuola sulla frontiera finì anche in una leggenda metropolitana. Il romanzo racconta l'educazione di sette reclute in una scuola militare ex imperiale. Nella storia, il personaggio principale narra in prima persona, e prima di morire affida il manoscritto a un compagno di classe che lo pubblica, ricamandolo con ricordi, correggendolo, ampliandolo. Ottlik ha studiato nella stessa scuola del romanzo e aveva un amico, Istvan Orley, anch'egli scrittore, autore di manoscritti incompiuti perché morto durante i bombardamenti del '44. Qualcuno ha così insinuato che Scuola sulla frontiera non fosse opera di Ottlik, che lui spacciasse per finzione ciò che era avvenuto in realtà: una consegna di manoscritti, un travaso di ricordi e personalità. Fantaletteratura, stranezze di un Paese sopravvissuto a se stesso. Ottlik, intanto, restava defilato a mescolare mazzi di carte e studiare le combinazioni del caso, conquistandosi nel mondo la fama di poeta del bridge. [b. v.] Céza Ottlik, autore di culto in Ungheria con «Scuola sulla frontiera»: uscito nel '59, è ora tradotto da edizioni e/o
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