WHITE, IL GAY SI RIBELLA di Masolino D'amico

WHITE, IL GAY SI RIBELLA WHITE, IL GAY SI RIBELLA Minimalismo erotico a New York UN primo romanzo sicuramente autobiografico di Edmund White (n. 1940, spesso residente a Parigi, insegnante alla Brown University di New York), intitolato Un giovane americano, era uscito da Einaudi un paio di anni fa; l'odierno E la bella stanza è vuota ne è la continuazione ideale, seguendone il narratore dall'adolescenza alla prima maturità, ossia dagli anni dell'università nel Midwest ai primi lavori e alle prime esperienze di indipendenza a New York. Abbiamo dunque un storia di formazione, ma non di formazione intellettuale, che la cultura pur notevole del Nostro rimane sempre nello sfondo, donde lancia qualche barbaglio tramite competenti allusioni all'opera lirica, alla psicanalisi, alle arti figurative, alla letteratura e via dicendo; del resto l'occupazione del protagonista alla fine del libro, quando ha una trentina d'anni, è ancora interlocutoria, una specie di praticantato giornalistico che gli dà da vivere ma che costui non prende sul serio. La formazione che a White preme raccontare è piuttosto una formazione erotica, nella fattispecie omosessuale. Non si tratta di scoperta delle proprie tendenze, sulle quali chi parla ha le idee chiare fino dall'inizio, ma di conquista di modi più soddisfacenti onde esercitarle, e di raggiungimento di una certa serenità interiore in proposito. La storia comincia infatti negli anni Cinquanta, quando l'omosessualità era considerata una malattia più o meno curabile, comunque vergognosa, da tenere accuratamente nascosta; ma la conclusione, agli albori del settimo decennio del secolo, descrive una prima presa di coscienza collettiva della minoranza gay, sotto forma di sia pur velleitaria sollevazione contro un sopruso della polizia. Le tappe del non facile inse¬ rimento del protagonista nella società coincidono coi rapporti, alcuni effimeri altri prolungati, tutti comunque significativi, con una serie di persone: partners e amanti, soprattutto, ma anche uno sciagurato psicanalista sempre ubriaco; due genitori separati (lui imprenditore, pratico e brusco, lei molto femminile e indulgente); una sorella in apparenza «normale»; un paio di amiche di sesso femminile, una delle quali molto ec¬ centrica e votata al lesbismo. Alcuni ritrattini sono vivaci, in particolare quello del primo maestro di trasgressività, un certo Lou, gay estroso e disinibito, nonché, a differenza di quasi tutti gli altri personaggi (spesso il narratore si innamora di uomini mediocri), dotato di un certo talento creativo. Purtroppo nell'insieme il libro, che è intelligente, ironico e misurato, rischia di apparire monotono, perlomeno a quella maggioranza silenziosa cui la vita ha risparmiato i traumi di una sessualità non allineata. Come molti e forse, si sospetta, un po' troppi altri rievocatori di esperienze analoghe, il pro¬ tagonista di White, avendo lo scopo di dimostrare a se stesso e a chiunque gli dia retta fino a che punto si è emancipato, dedica un enorme spazio alla descrizione dettagliata degli atti della propria sessualità, quasi sfidandoci a provarne imbarazzo. Della sua vita diurna per lunghi periodi non dice quasi nulla; invece parla diffusamente di come da ragazzo si tuffasse ogni giorno nei separé dei gabinetti pubblici in attesa di sconosciuti (l'Aids era ancora di là da venire) con i quali consumare frettolosi e sicuramente antigienici accoppiamenti di vari tipi, sui quali non trascura alcun dettaglio. Andando avanti, il portavoce dell'autore impara a incanalare i suoi istinti verso individui precisi, e nella comodità di una camera da letto. Ma anche qui la ripetitività dei gesti sazia la nostra curiosità ben prima della sua voglia di scandalizzarci davanti a tanta insaziabilità di contatto con parti di corpi altrui. Curiosamente, nel ricordo questo volumetto a modo suo perfino elegante ne ricorda un altro assai più vispo anche nella carica provocatoria: quel diario intimo, non so se edito anche in italiano, che il commediografo inglese Joe Orton lasciava in giro dopo avergli affidato le cronache in gran parte iperboliche dei propri exploits con amanti occasionali, allo scopo di esasperare il suo convivente John Halliwell, il quale infatti a un certo punto, non resistendo più, gli sfondò il cranio a martellate. White naturalmente non corre questo pericolo, egli parla del passato e si rivolge a lettori urbani, civili e progressisti, che non si azzarderanno mai a dargli torto; anzi che forse, temo, si annoieranno addirittura un po'. Masolino d'Amico Edmund White E la bella stanza è vuota trad. Sandro Metani Einaudi, pp. 238, L. 26.000

Persone citate: Brown, Edmund White, Einaudi, Joe Orton, John Halliwell, Sandro Metani Einaudi

Luoghi citati: New York, Parigi