Tapie, un Berlusconi fallito di Aldo Cazzullo

Tapie, un Berlusconi fallito I tifosi del Marsiglia si sentono traditi e trascinano il presidente in tribunale Tapie, un Berlusconi fallito PPARIGI RESIDENTI italiani siete avvisati: siate generosi con la tifoseria, e la magistratura lo sarà con voi. Ma se promettete Maradona e poi svendete mezza squadra, assicurate Coppe dei Campioni e accumulate debiti, rischierete di finire come monsieur Bernard Tapie: trascinati in tribunale dagli ultras traditi. Un anno nero, per il presidente del Marsiglia. La carriera politica stroncata sul nascere dalle inchieste giudiziarie; un impero economico che scricchiola; una squadra che invece si è già sfaldata. Se n'è accorto anche un taxista di Marsiglia, socio di un fan club dell'Olimpique. Ha presentato querela contro il presidente: falso in bilancio, abuso di fiducia. «L'O.M. non è soltanto cosa sua, è di tutti i tifosi, di chi gli vuol bene. Noi supporter abbiamo buttato via tempo e denaro. Con i suoi maneggi finanziari Tapie ha danneggiato anche noi, ora deve pagare». L'udienza si è aperta l'altro ieri, davanti al tribunale di Marsiglia. Tapie non si è fatto vedere, ma ha mandato una lettera per chiedere la sospensione del procedimento: nel frattempo il tifoso è morto in un incidente. Ma la vedova ha risposto: «Il processo va avanti. Mio marito avrebbe voluto così». L'esposto si basa su un rapporto del procuratore Olivier Tropet. Spese ingiustificate, fondi neri concessi a misteriosi intermediari, stipendi di giocatori che figuravano in bilancio come prestiti. Tre gli uomini sotto inchiesta: oltre al presidente, anche il direttore amministrativo Bernes e il tesoriere Laroche. Povero Tapie. L'edizione francese di «Capital» lo mette in copertina come esempio di cattiva amministrazione. Sognava di diventare il Berlusconi del calcio francese, ne ha imitato solo le grandi spese. Tre miliardi di lire a Beckenbauer per un anno da disoccupato. Ancora meglio è andata a Hidalgo, stipendiato per cinque anni senza un compito preciso. Dodici miliardi per Stojkovic, che l'anno dopo era riserva nel Verona. Cinque miliardi per Cantona, che invece è passato direttamente alla tribuna. La squadra non andava male, vinceva in Francia, sfiorava una storica Coppa in Europa, ma gli amministratori giocavano male, malissimo. Dieci miliardi di debiti nell'89, il triplo nel '91: oggi, secondo «Capital», sono almeno 40 miliardi. Tapie è un generoso. Non solo paga ai suoi giocatori stipendi italiani, cioè sei volte tanto quel che passano gli altri presidenti francesi. Li coccola, regala auto sportive, apre conti miliardari in esotici paradisi fiscali. Ma tutto crolla quando lo Sparta Praga caccia l'Olimpique dalla Coppa dei Campioni. Addio incassi, sponsor, tv. E addio stipendi per i giocatori. Boli accusa: «Da due mesi Tapie non mi dà un franco». Lui replica, furibondo: menzogne. Ma l'Equipe rivela che altri giocatori sono rimasti a secco. Traballa l'intero colosso sportivo di Tapie, che dovrà rinunciare al suo gioiello, l'Adidas. Il 17 aprile parte l'inchiesta giudiziaria sulla gestione dell'OM. E comincia la grande svendita. Addio Papin, addio Waddle. Anche Trevor Steven e Carlos Mozer non giocheranno più al Vélodrome. In cambio arrivano Voeller e Martin Vasquez, non proprio due astri nascenti. L'uomo che doveva rivoluzionare il calcio in Francia è costretto a pietire sussidi pubblici al dipartimento delle Bocche del Rodano. E ora a salire i gradini del tribunale, trascinato davanti ai giudici dall'amore tradito dei tifosi. Aldo Cazzullo

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