Come mi sono innamorato del Pleistocene di Carlo Grande

Come mi sono innamorato del Pleistocene Incontro con lo scrittore inglese Roy Lewis, autore del più singolare best-seller dell'anno Come mi sono innamorato del Pleistocene «L'antropologo ballava e io ho inventato l'uomo-scimmia» MILANO DAL NOSTRO INVIATO Roy Lewis è un pensionato londinese di 78 anni, fino a pochi mesi fa quasi sconosciuto in Italia, dove si presenta oggi al pubblico per la prima volta. Con II più grande uomo scimmia del Pleistocene (Adelphi), questo ex giornalista del Times e dell'Eeonomist ha fatto centro anche da noi: 100 mila copie vendute in otto mesi. Le avventure dei nostri antenati che cercano di uscire dallo stato di natura hanno già fatto ridere mezzo mondo: quando il libro è uscito in Francia dall'editore Actes Sud, nel '90, il celebre biochimico Jacques Monod ha scritto a Lewis segnalandogli un paio di errori storici. «Ma non importa un accidente - ha aggiunto - questo romanzo mi ha fatto ridere tanto che sono caduto da un cammello nel bel mezzo del Sahara».' La saga preistorica ha tutti gli ingredienti giusti. C'è il conflitto di mentalità fra zio Vania - che non è il malinconico protagonista di Cechov ma un uomo-scimmia reazionario che non ne vuole sapere del progresso - e Edward, che invece crede nella scienza e osservando un'eruzione vulcanica scopre il fuoco. C'è l'amore fra Griselda e Ernest, il figlio primogenito di Edward, probabilmente il primo business-man della storia: rimprovera al padre di non aver brevettato la scoperta. E poi ci sono zia Mildred, la sorella Elsie, il fratello Oswald, le zie Nellie e Pamela. Membri di una piccola tribù in marcia verso il futuro, pettegoli come i personaggi di Jane Austen, spavaldi e punti¬ gliosi come quelli di Lewis Carroll. Quando le è venuta l'idea di scrivere un romanzo sulla preistoria? «L'idea è scaturita dalla mia esperienza: come giornalista ho girato mezzo mondo: sono stato in Africa, in Cina, in India. Ho letto, ho visitato musei. In Africa ho conosciuto molti antropologi, in particolare il famoso Leakey, che mi mostrò le pitture preistoriche trovate in alcune caverne. Si mise a ballare davanti a me, per farmi vedere la danza che raffiguravano. In quel momento mi dissi che potevo scrivere quel libro. Ma erano domande che mi ponevo sin da quando ero studente a Oxford. Una volta l'uomo era un animale - mi chiedevo - e ora sa di essere un uomo. Anche il mio gatto è un animale, come il cavallo o il serpente. Eppure non hanno coscienza di sé. Qual è stato il momento nell'evoluzione in cui l'uomo ha detto: "Sono io"? Forse non lo sapremo mai, ma quel momento c'è stato. E io ho cercato i tasselli di questo puzzle». Alla fine del libro si verifica una specie di Cernobil del Paleolìtico. La sua è una critica al progresso scientifico incontrollato? Per caso è iscritto a Greenpeace? «Sono molto vicino agli ecologisti, ma non a quelli estremisti, a quelli che dicono, ad esempio, che non dobbiamo mangiare gli animali. Gli animali a loro volta mangiano vegetali, sono sempre vite distrutte... E non sono contro gli scienziati o contro il progresso. Penso solo che la scienza debba essere usata razionalmente. Se le centrali nucleari ci dessero energia pulita e sicura, le accetterei. Ma questo non avviene, perché prevalgono gli interessi degli uomini d'affari. Il mio libro non è un attacco al progresso, ma all'irrazionalità. E' un campanello di allarme». Nel suo romanzo è divertente vedere degli uominiscimmia che ragionano come noi. Ma non pensa che ci sia qualcosa di preistorico anche nelle nostre idee, nel nostro modo di vivere? «Eccome. Cosa c'è di più primitivo di quello che sta succedendo in Jugoslavia? E in Gran Breta¬ gna? Qual è la differenza tra irlandesi del Nord e del Sud? Stessa lingua, stesso modo di vivere. Stessa voglia di uccidersi: è assurdo. E il problema del traffico? Non è irrazionale che si pretenda di guidare a Milano, Londra o New York pretendendo che nessuno ci sbarri la strada?». Attualmente sta lavorando a qualcosa? «I miei grandi maestri sono Borges e Kafka: sto scrivendo una serie di racconti di fantasia, di carattere storico, magico; qualcuno è anche per i bambini. Spero di farli uscire in Italia, perché in Inghilterra gli unici racconti che si pubblicano sono quelli per le riviste femminili». Carlo Grande «Iprimitivi sono ancora fra noi: basta pensare a quello che sta succedendo in fugoslavia, oppure al nostro modo di guidare» Lo scrittore Roy Lewis

Persone citate: Borges, Cechov, Jacques Monod, Jane Austen, Kafka, Leakey, Lewis Carroll, Roy Lewis