Carlo a cena con Andreotti di Maria Grazia Bruzzone

Carlo a cena con Andreotti Roma, il principe d'Inghilterra al party della Casina Valadier Carlo a cena con Andreotti Ciarrapico maestro di cerimonie ROMA. Gran festa ieri sera alla Casina Valadier, sfavillante di luci come ai bei tempi. Sotto, nelle sale aperte sulle terrazze a picco, la cena sociale dell'Unire, l'Unione Nazionale Incremento Razze Equine. Sopra, al roof garden, sulla vetta del Pincio, Sua Altezza Reale principe Carlo d'Inghilterra con corteo di ambasciatori e alte personalità. Anfitrioni, il senatore a vita Giulio Andreotti e l'avvocato Giuseppe Ciarrapico, e rispettive consorti. Trenta coperti in tutto. Molta discrezione, non sono graditi fotografi e cameramen. L'appuntamento è per le nove. Aperitivo al primo piano, davanti alle vetrate da cui si gode Roma in cinemascope, fra alzate di frutta e bouquets di fiori. L'ex presidente del Consiglio ed ex ministro degli Esteri, che ha avuto modo di perfezionare il suo inglese con Nixon e Reagan, Bush e Margaret Thatcher, riceve il Principe e lo intrattiene in amabili conversari. Carlo, amante dell'arte e delle cose belle, ammira la splendida cornice, loda l'architettura settecentesca e il paesaggio indimenticabile. Sorride. E Ciarrapico, pur non capendo, intuisce e risponde alla gentilezza dell'illustre ospite. Raggiante che la sua ultima creatura, quel ristorante fascinoso, acquistato solo due anni fa, e rimastogli ancora fra le mani dopo il tracollo, sia sem- pre sulla cresta dell'onda. Come ai bei tempi, appunto. Quando l'imperatore felice parlava coi grandi del mondo e insieme al re delle bollicine riceveva i signori del Palazzo, della città, e tant'altro. Quando anche la famiglia reale britannica era unita e serena. Chissà se i funzionari del rigido protocollo reale erano a conoscenza che molti amici dell'ex capo del governo italiano stanno attraversando dei brutti momenti. Che il nome di uno degli ospiti è apparso di sfuggita nell'inchiesta «mani pulite». Ma che importa? Il principe Carlo è apparso allegro e di buon umore, ieri, quando è arrivato in Italia nel tardo pomeriggio. Dall'aeroporto si è fatto subito accompagnare all'Accademia Britannica dove ha inaugurato una mostra di disegni di James Hakewill, l'architetto inglese che ai primi dell'800 viaggiò per l'Europa facendo mirabili schizzi color seppia dei luoghi che più lo colpivano. Su blocchi di carta Fabriano, oggi sponsor della mostra. Un arrivo sotto tono, quasi in sordina, al confronto dell'ultima volta quando, a piazza di Spagna, lo avevano acclamato in centinaia. Ieri sera era già buio quando, sbarcato dalla Rover argentea targata CD, l'usuale completo grigio a doppiopet¬ to, camicia a righine bordeaux e cravatta regimental in tinta, ha salito la scalinata dell'Accademia, a Valle Giulia, conversando con la consorte dell'ambasciatore britannico Sir Patrick Fairweather, che lo accompagnava. Nessuna folla festante e, dello sterminato elenco di invitati, solo un gruppetto fra i quali spiccavano gli ambasciatori britannici di Francia Mr e Mme Cuvillier, l'architetto Portoghesi e il senatore Pieraccini. Carlo ha girato per mezz'ora per i corridoi ammirando disegni e acquerelli. Poi si è intrattenuto con gli invitati che lo avevano accolto con un applauso. E, in segno di cortesia, pur con un forte accento britannico, il principe di Galles ha letto un discorso in italiano. «Affezionato come sono a questo Paese e alla gente italiana mi rincresce non essere ancora in grado di tenere un discorso in italiano senza leggere un testo scritto», si è scusato. Ringraziando le autorità italiane che hanno permesso l'uso «della magnifica Villa Lante» alle scuole estive dell'Accademia Britannica, da lui stesso fondate. Un rapido saluto sulle scale, sotto i flash, una mano alzata e l'altra in tasca. Poi via a cambiarsi, nella villa dell'amico misterioso che lo ospita, prima della cena alla Casina Valadier. Maria Grazia Bruzzone