Tony & Bettina, strana coppia nel valzer di eroina e miliardi di Francesco La Licata

Tony & Bettina, strana coppia nel valzer di eroina e miliardi NARCOTRAFFICO E DOLCE VITA Tony & Bettina, strana coppia nel valzer di eroina e miliardi TROMA ONY «il papa» è un uomo alto e robusto. La carnagione olivastra e gli enormi baffoni spioventi tradiscono la sua origine latino americana. Che tipo, Tony. La nostra polizia lo ha fotografato in tutte le pose, i suoi spostamenti italiani sono stati filmati, visti e rivisti come alla moviola. La sua voce è rimasta impressa in chilometri di nastri magnetici. Insomma, Tony è una figura ormai familiare. Anche per i detective della Dea e del Fbi. Eppure, sembrerà incredibile, non si conosce esattamente il suo vero nome. Possibile? Sì, perché Tony, grande trafficante colombiano del «cartello» di Pereira, gruppo emergente che ha soppiantato i narcos di Medellin, possiede almeno dodici identità diverse, con tanto di documenti, e mezza dozzina di soprannomi. Per questo è riuscito a farla franca quasi sempre. Per questo ha accettato di avventurarsi in un viaggio in Italia, sottovalutando il rischio di ima trappola. Probabilmente contava troppo nel passaporto che aveva in tasca, intestato al fantomatico signor José Guillermo Duran, cittadino venezuelano. Ma forse la verità è che Tony non poteva non venire in Italia: la posta in gioco era troppo alta, gli affari da definire enormi, le alleanze da stringere irrinunciabili per la nuova strategia dei «signori della droga». E' Tony il grande regista del traffico internazionale che dalla Colombia, dall'Ecuador e dal Venezuela, si muove verso l'Europa e gli Stati Uniti. E' lui la mente che regola il ritorno dei soldi in Colombia. Un «emergente», Tony, capace di risolvere il vero problema dei narcotrafficanti che, sembrerà strano, non riguarda il sistema di diffusione della cocaina, ma, al contrario, il rientro dei soldi dai Paesi dell'Europa verso la Colombia. L'arrivo di Tony a Roma coincide con la fase cruciale dell'operazione «Green Ice». Il colombiano fa la sua comparsa all'aeroporto internazionale a metà settembre. La polizia lo attende. Da mesi, gli investigatori «lavorano» per attirarlo in Italia. L'organizzazione, infatti, a settembre non ha più segreti né per le autorità italiane né per la Dea. E' già individuato il centro logistico del traffico e del riciclaggio. E si sa chi trasporta i soldi. Non è il solito gangster rude e pacchiano. I dollari arrivano a Roma nelle borse di una bionda, bella e garbata. A sentire i boss che parlano al telefono, la signora riscuote la massima fiducia. E si muove solo su imput che arrivano dalla Colombia. La bionda «esordisce» a maggio. I poliziotti del Servizio centrale operativo la vedono arrivare nella «centrale operativa», in via Crescenzio 91, in Prati, sede di due finanziarie di comodo, la «Ge.Si.Par.» e la «Bpc Servizi», di due imprese di pulizie («Centro servizi» e «Cooperativa Ciesse», intestate a Giuseppe D'Alessandri, uno degli arrestati. Chi è la bionda che, sempre piena di borse, va e viene da via Crescenzio? Si chiama Bettina Martens. Nata ad Harlem, in Olanda, il 24 novembre del 1951. Perfetta conoscenza delle lingue italiana e spagnola, una vita avventurosa alle spalle. Matrimonio con un cittadino co¬ lombiano, lunga permanenza in Spagna, e negli Usa, oltre che in Colombia. Non è difficile capire che è stata inviata proprio per eseguire gli ordini del «cartello». Prende alloggio in un albergo di via della Concilizaione, ma poi trova casa in via Tito Livio, nel quartiere «Medaglie d'Oro». Anche Bettina parla al telefono e i poliziotti che ascoltano hanno il «privilegio» di ascoltare dall'altro capo del filo la voce di Carlos Alberto Orchia, uno dei big del narcotraffico. E viaggia, Bettina. Va spesso a Palermo. A prendere i soldi che i mafiosi del clan di Totò Riina, Massimo Quatra e gli «amici» della Brancagel, in- viano ai colombiani. Fa tutto da sola, l'olandese. Fino a due settimane fa, quando dall'Olanda arriva un rinforzo: Johanna Roskens, anche lei finita in manette. Chiaro, dunque, che Tony prima o poi si sarebbe incontrato con Bettina. Il colombiano, che è produttore ma è anche broker per conto degli altri «cartelli», deve pianificare l'attività. Il suo carnet degli appuntamenti è pieno come un uovo. La lista del gruppo romano è lunga: da Gaetano Sideri, rappresentante del «concessionario» Giancarlo Porcacchia, romano che vive latitante in Colombia e tratta la cocaina per conto del gruppo Rodriguez, agli uomini che si occupano del riciclaggio, D'Alessandri e Pellegrinetti in testa. E c'è da risolvere il «problema» della droga rimasta bloccata a Livorno, nel giugno scorso. Cinque quintali di coca mischiati al pesce congelato destinato alla Brancagel di Palermo: i container bloccati per motivi sanitari, successivamente «liberati» per l'intervento di un medico amico. Un campanello d'allarme, quello di Livorno, che richiede una «revisione» del sistema globale del traffico. Per questo bisogna parlare coi siciliani. Così anche Tony va a Palermo. Alloggia all'hotel Riviera di Partinico, centro nevralgico del potere «corleonese». Un viaggiolampo: dodici ore. Non riesce a vedere Massimo Quatra, «mente» del riciclaggio che per le sue operazioni utilizza la Brancagel. L'appuntamento è solo rinviato: ma stavolta sarà il palermitano a prendere l'aereo. Che stress, il soggiorno romano di Tony. Per sincerarsi di non essere pedinato deve sottoporsi ad una vera fatica. Prende una stanza all'hotel Cicerone, ma poi è costretto a cambiare domicilio almeno cinque volte. Incontra gli «amici» al bar del «Cavalieri di Hilton», qualche volta ai «Due ladroni», giusto per restare in tema. Ma il summit coi siciliani lo tiene al «Bracconiere», ristorante sulla via Trionfale. C'è lo stato maggiore: anche Pedro Felipe Villao^iiran, capoarea di Tony per l'Europa. E ci sono i siciliani. Dulcis in fundo, l'incontro con Bettina. Aperitivo serale ai «Tre Scalini», in piazza Navona, proprio di fronte alla fontana del Bernini. L'olandese arriva prima e attende. Compare Tony, tutto vestito di bianco, affiancato da Pedro Felipe e dalla scorta, due dei «ragazzi romani». Sfortunato appuntamento. Gli agenti del Servizio centrale operativo si avvicinano. Le poliziotte sembrano turiste, Tony non capisce. Quando si rende conto è già troppo tardi. Ai «Tre Scalini» nessuno ha pagato gli aperitivi. Francesco La Licata t ! Lui il cervello, lei il braccio Traditi da un aperitivo ai tavolini di piazza Navona A sinistra alcuni degli arrestati, sotto l'ambasciatore Secchia, a destra il ministro Mancino