Mantova, uno su tre vota per Bossi

Mantova, uno su tre vota per Bossi «Niente festa in strada, non è Piedigrotta». Il pds si consola: fermarli al Po è un buon risultato Mantova, uno su tre vota per Bossi E la sorella dissidente conquista altri due seggi MANTOVA DAL NOSTRO INVIATO Dal secondo piano, alle tre del pomeriggio, il funzionario scende trafelato. Prima Un grido: «Gianfranco, òstia se la Lega ce l'ha duro!». Poi, dopo un moccolo mantovano, entra sconvolto nella stanza di Gianfranco Burchiellaro, segretario pds, aria da giovane Kennedy, cellulare acceso, in diretta con Walter Veltroni direttore de «L'Unità». Ecco i primi risultati, ecco il primo bollettino: «Veltroni, una catastrofe. La Lega passa il 30 per cento in città e sfiora il 40 in provincia. Psi dimezzato. Per la de un massacro. Noi? Insomma...». Su con la vita Burchiellaro, che alla sera ti arriverà un telegramma da Botteghe Oscure: complimenti perché non avete perso, o meglio avete perso meno di tutti. E' andata meglio qui, nella sede accanto alla Stazione delle corriere, che dall'altra parte della strada, sede de, portone in cristallo, moquette, ascensore e una segretaria che risponde alla telefonata del Popolo con una bianca bugia: «Non sappiamo ancora niente». Invece sanno tutto, e Bruno Vincenzi, il segretario de, se ne sta chiuso a chiave nell'ufficio in fondo. Dalla strada si sente qualche clacson, che qui è un'eccezione. Sarà già l'invasione leghista, sarà la festa che comincia? «Ma no, siamo a Mantova, mica a Piedigrotta», rispondono serafici dalla sede della Lega. Uber Anghinoni, 39 anni, deputato di Bossi, dice che i mantovani festeggeranno a casa loro. Ma festeggeranno con rabbia, perché i soliti della «Lega alpina Lumbarda», quelli del piemontese Roberto Gremmo e di Angela Bossi, sì, proprio la sorella di Umberto Bossi, gli hanno portato via almeno due consiglieri. Fuori dalla stanza di Bruno Vincenzi, ex deputato de, conti¬ nua l'attesa. Attorno, il silenzio di un'astanteria. Ciac ciac, due mandate e la porta si apre appena. Filtra un comunicato che pare una giaculatoria: «E' stata una campagna elettorale sfasata ed incongruente perché caricata in modo esclusivo e distorto di significati politici esorbitanti e comunque praticamente estranei alla natura e alla finalità deila consultazione». Va bene. Altre trenta righe in sintonia e il gran finale: «La de comunque non si tirerà indietro. Come sempre». E allora in centro, in piazza Erbe dove Martelli, Occhetto e Vizzini hanno lanciato il loro cartello, la loro alleanza per «Costruire il futuro». Festa leghista? Non ancora; forse, neppure ci sarà. Solo turisti e si torna da Anghinoni, contento almeno lui? Un aranciata per brindisi, poi più niente: «Signori, qui c'è questa Lega Patacca che ci ha fregato i voti e ha imbrogliato il cittadino. Come alle politiche. Al primo consiglio ci presenteremo con dei bei sacchi di merdone tutti per loro. Presente il merdone? Quello da stalla, no?». Anghinoni se ne intende, lavora per una multinazionale ramo vacche da allevamento. E insiste nello sfogo, stallatico e pacato: «Dicono che queste elezioni non hanno valore politico? Ma se sono venuti qui a parlare di tutto tranne che di Mantova?». Anghinoni ha fretta, deve andare a Milano da Gad Lerner per la diretta tv di Raitre. Però insiste sull'altra Lega: «I partiti li rispettiamo tutti e ci fa piacere il successo della Rete. Ma quelli della Lega Alpina si meritano solo i sacchi e, vedrete, saranno la stampella della partitocrazia». Fine delle facce contente, cinquecento metri di strada e si arriva alla federazione socialista, corso Garibaldi, ingresso con striscioni stracciati, quelli con la scritta «Ripartiamo da Mantova». E' il regno di Claudio Martelli, ma sulle scale già si sente la minoranza di craxiani doc chie- dere le dimissioni dei dirigenti mantovani. Andrà così, segretario Franco Sanguanini? «Ma allora dovrebbero dimettersi tutti i segretari mantovani?». Brav'uomo triste, Sanguanini. Schietto: «Cosa è successo? Tangentopoli e i decreti Amato». Ma qui, a casa Martelli, non si può non chiedere del Cartello, del comizio a tre in piazza Erbe. «E' stato un atto di coraggio», dice Sanguanini. «Pensate, però: a Mantova, di tangenti, nisba. Eppure la gente l'ha sentita la questione, cavolo se l'ha sentita. Perché da noi si è sempre governato bene, e il fatto che non ci siano state tangenti ha rafforzato la reazione». Sarà, ma qui il calo era comunque previsto, anche se non un psi proprio dimezzato: «Ci aspettavamo una perdita più contenuta. Ormai, al Nord, per i partiti andrà così». Si può capire, dopo il mesto Sanguanini, il sorriso del kennediano Burchiellaro: «Siamo gli unici, noi del pds, a contenere l'avanzata della Lega». E l'hanno contenuta nella provincia bassa, quella che entra nell'Emilia Rossa: «Se li fermiamo al Po è già un buon risultato», comunica a Veltroni. E il cartello pdspsi-psdi, che in città ha perso il 10,2 per cento? «Senza, forse avremmo perso di più». L'unico cartello che conta, al momento, si vede arrivando da Brescia. Dice soltanto: «Mantova. Capitale della Repubblica del Nord». Giovanni Cerniti PROVINCIA Dl MANTOVA pi0TITI PROVINCIA '92 PROVINCIA '90 CAMERA '92 : % SE6GI % SEGGI % LEGANORD 33,9 11 12,1 4 22,1 PDS* 17,8 6 31,0 10 20,0 DC 14,0 4 27,0 9 21,7 PSI 7,2 2 14,5 4 12,9 RIF0NDAZI0NE * 6,7 2 6,6 LEGA ALPINA L0MBARDA 6,7 2 MSI-DN 3,2 1 3,1 1 3,3 RETE 2,7 1 VERDI** 2,4 1 5,4 2 3,1 PENSI0NATI 1,9 - 1,0 0,9 PRI 1,5 ■ 1,3 2,5 PU 1,2 - 1,3 1,5 PSDI 0,8 - 1,5 1,2 ALTRI - - 1,8 4,2 * Nel 1990, pds e Rifondazione insieme nel pci. ** Nel 1990 Verdi Arcobaleno