Buglioni: la tv è come un frigo

Buglioni: la tv è come un frigo Incontro con il cantante: è di nuovo slittata la riapertura della sua tournée Buglioni: la tv è come un frigo «Perché nel video si conserva tutto anche ciò che non è più commestibile» COMO. Neanche questa volta Claudio Baglioni riesce a cantare a Como. Aveva deciso di ricominciare di qui, proprio stasera, la quarta parte della sua tournée, dopo che per tre volte, nei mesi scorsi, il concerto era stato annullato, ma il prefetto Giuseppe Destro non ha concesso il permesso per ragioni di ordine pubblico. Questo tour non vuole essere una banale ripresa, ma una sfida cocciuta al destino e alle sue cattiverie: nel giro di 14 mesi, il divo Claudio si è messo in affari con David Zard, ha avuto sulle spalle la morte funesta di un tecnico dello staff ed è ora approdato ad un tour manager provvisorio, lo «zingaro» Enrico Rovelli, dopo aver divorziato dall'esuberante promoter: «Un litigio di natura tecnica - dice ora -. Non lo sento da 15 giorni ma spero che il rapporto si ricomponga». Nella confusione delle prove, pare sereno il Baglioni nazionale, con l'aria del «più-dicosì-non-me-ne-possono-capitare»; c'è perfino un filo di sorriso sulla sua faccia smagrita ma determinata: «Ricomincio più per necessità che per voglia. In 23 anni di lavoro, non mi sono mai successe cose tanto complesse». Riflette: «Ho alimentato le letture estive. Ma è il morto, che non riesco ad allontanare: lo conoscevo, hanno messo anche il mio nome sul manifesto. Ora combatto contro le negatività. Mi hanno invitato a Palermo per il concerto contro la mafia e ho detto subito di sì: avevo rinviato l'inizio della terza parte del tour, il giorno che è morto Borsellino, e mi è sembrato naturale andarci: c'era un clima meno torbido del solito, nel backstage, cantanti senza tanti saltimbanchi dietro. Quando ho cantato "Noi no", in coro con lo stadio intero, ho avuto la sensazione che la mia storia di questi ultimi tempi non sia solo mia. Bisogna essere presenti in questa vita così involgarita; so che anche De Andre sta per tornare a cantare dal vivo». C'è un fenomeno curioso in corso: i concerti stanno tornando luoghi deputati all'umanità o alla politica, luoghi per stare insieme badando alle parole che si cantano e a ciò che si dice. E' accaduto da De Gregori, accadrà prossimamente? «Quando vengono a mancare grandi uomini, anche esponenti parziali ne prendono il posto. Mentre la tv è istituzionale, la musica non lo è. Me ne faccio un piccolo orgoglio: il clima delle mie serate è cambiato negli ultimi tempi, s'è creato un rapporto diverso con il pubblico anche fuori dalle arene. Io che mi nascondevo, mi sono comprato una macchina scoperta e la uso: e tutti mi salutano tranquilli per strada. Per la musica è proprio un bel periodo: non c'è più una parete alla quale appoggiarsi, si amplia lo spazio di creatività e non solo. L'importante, è che tutto si consumi fuori dalla tv. La tv è come un frigo che funziona male, conserva anche ciò che non è più commestibile». Come cambiano le persone. Per anni Baglioni è apparso chiuso e diffidente, perso in un linguaggio involuto; ora è più sicuro di sé, più chiaro e scanzonato. Ma nella ripresa della tournée ri¬ diventerà comunque divo, nella sua cocciuta sfida alla sfortuna: «Saranno serate diverse da quelle dell'estate. Prima c'era la sdrammatizzazione, con qualche cialtroneria, ora ci sarà più musica e anche più rigore. E forse qualcosa di inedito prima della fine. Spero anche di trovare qualche gruppo nuovo da far suonare: una cosa che l'inverno scorso mi era piaciuta molto; amo più queste esperienze che i duetti con i colleghi. Sono più solleticanti». Il tour è ancora in spazi aperti, e prudentemente scenderà verso Sud prima di concludersi: qualche giorno fa, la data finale è stata simbolicamente trasferita a Roma, il 19 ottobre, quasi a chiudere l'estate. «Anche il palco sarà tutto nuovo - spiega Baglioni - non più al centro ma quasi. Dopo l'incidente a Lignano, siamo andati avanti con la struttura appoggiata su un lato: ho scoperto che, così, con un'occhiata sola prendi tutto». Dall'inizio della creazione di «Oltre», movimentatissimo disco che ha avuto più ripensamenti e scritture, ad oggi, sono passati ormai cinque anni. Non pensa che un giorno lo si giudicherà un disco cu transizione verso un nuovo Baglioni? «Forse. Ma penso che valga quasi la mia intera carriera: quei due anni di lavoro sono stati come i venti di prima messi insieme. Ma adesso ho bisogno di una musica nuova, con parole nuove che spero siano meno copiose del solito e persone nuove con le quali suonare. Finiti questi concerti, comincerò a pensare al prossimo disco». Marinella Venegoni Prossimi concerti: 1 ottobre Novara, 3 Bologna, 5 Torino, 7/8 Milano, 10 Firenze, 15 Napoli, 17 Bari, 19 Roma. Per Claudio Baglioni una battaglia contro la sfortuna. Nella foto piccola De André Doveva ripartire stasera da Como ma c'è stato un altro intoppo