I turchi di Rossini e il piano di Arrau

I turchi di Rossini e il piano di Arrau r i dischi I turchi di Rossini e il piano di Arrau I avvia alla conclusione il bicentenario dalla nascita di Gioachino Rossini e continua l'uscita di nuove registrazioni di sue opere. Le due ultime novità rossiniane presentano una convergenza: due divertenti opere con altrettanti personaggi turchi, quello vero nel «Turco in Italia» (Philips, 2 Cd) e l'altro falso nella «Pietra del paragone» (Nuova Era, 2 Cd). Nella prima opera buffa presentata alla Scala nel 1814 tra una grande freddezza del pubblico - tutto ruota intorno a un Casanova d'Oriente, Selim. L'azione si svolge a Napoli e il tono è reso ironico dalla presenza del poeta Prosdocimo che, a caccia di spunti per una nuova commedia, osserva con occhio curioso ed esperto gli altri personaggi: la zingara Zaida (mezzosoprano), fuggita dall'harem del suo signore Selim (basso) per le calunnie di rivali gelose; la capricciosa e spiritosa Fiorilla (soprano) con il marito Geranio (basso) e il cavalier servente Narciso (tenore); infine Selim, in incognito. Donnaiolo senza pace, Selim prima corteggia Fiorilla, poi si perde dietro a Zaida. Dopo un gustoso alternarsi di situazioni, risolte dall'inventiva di Prosdocimo, Zaida parte con il conquistato Selim e Fiorilla ritorna in famiglia. Una vicenda dallo sviluppo piacevole, ben retta in questa edizione dal cast composto da Simone Alaimo (Selim), Alessandro Corbelli (poeta), Raul Gimenez (Narciso), Susanne Mentzer (Zaida), Enrico Fissore (Don Geranio). Un tocco di esotismo e freschezza in più la conferisce la voce di Stimi Jo (Fiorilla). Neville Marriner, con l'Academy of St. Martin in the Fields e l'Ambrosian Opera Chorus, sa rendere elegante e frizzante una partitura che già si distingue nella produzione rossiniana come una delle meglio rifinite e curate, anche strumentalmente. Di due anni precedente al «Turco in Italia», è il melodramma giocoso in due atti «La pietra del paragone», la cui prima avvenne sempre alla Scala. Fu accolta con gran successo: 53 repliche che premiarono l'inventiva di un Rossini ventenne. Piacque il gioco delle parti, quel doppio stratagemma al centro della vicenda. Del primo è responsabile il giovane e ricco Asdrubale (basso): travestito da mercante turco si presenta alla propria villa come creditore autorizzato a sequestrare tutti i beni, mettendo in fuga gli amici un po' troppo interessati. L'astuzia I però fa emergere la fedeltà di I Gicc Gicondo (tenore) e l'amore di Clarice (contralto). Il secondo stratagemma è opera della dolce Clarice: si fa passare per il proprio fratello provocando la confessione d'amore di Asdrubale. Intrigo e lieto fine. La versione presentata nel disco è quella rappresentata dal Teatro Comunale di Modena con l'Orchestra Camerata Musicale diretta da Claudio Desderi. Una interpretazione brillante che si poggia sulle voci di Helga Muller Molinari, Roberto Scaltriti, Paolo Barbacini, Vincenzo Di Matteo. Sempre divertente l'aria del primo atto «Ombretta sdegnosa del Mississippi». A poco più di un anno dalla morte, ecco apparire «The final session. Volume 1» (Philips, 1 Cd) di Claudio Arrau. L'elegante cofanetto contiene anche l'ultima intervista che l'ottantottenne pianista cileno concesse a Jfgen Kesting in un hotel di Monaco di Baviera. Un colloquio molto intenso che s'addentra nelle emozioni più personali del musicista, nella morale, nei ricordi. Anche nei giudizi. Elogi a Callas e al collega Horowitz. Fra quelli negativi incappano Toscanini («Non lasciava il tempo di respirare né a cantanti né a musicisti. Tanto brio, tanto slancio, enorme ardore») e von Karajan (un unico concerto, a Edimburgo nel 1954: «seguiva solo i propri rituali dell'ego»). Il primo vclume delle ultime registrazioni di Arrau è dedicato a Franz Schubert. Contiene la Sonata in sol maggiore D. 894 (considerata da Schumann «il lavoro più perfetto di Schubert, sia per forma che per concezione») e i sei Momenti musicali D. 780. Un'esecuzione appassionante, limpida nel rendere comprensibili la sensibilità poetica, l'intimità, la sincerità dell'autore, quell'alternare movimenti lenti in forma di rondò a melodie a esplosioni di dramma. La regola di Arrau era: «Bisogna suonare con tutto il corpo, mai tesi, ma tesi e rilassati insieme. E l'ascoltatore deve accorgersi se un passaggio è difficile. Nella difficoltà superata risiede l'espressione». Alessandro Rosa ►sa |

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