MA LE ITALIANE SONO PIU' FORTI di Mirella Serri

MA LE ITALIANE SONO PIU' FORTIMA LE ITALIANE SONO PIU' FORTI Fioroni: «Nessuna discriminazione» Ravera: «E una stagione tramontata» 7^1 ROMA L * UCCEDE lo stesso anche «in Italia? I maschi e le I | istituzioni corrono al hZj «contrattacco»? «Non mi pare che ci sia nel nostro Paese un'ondata di restaurazione moralistica come quella che in questo momento sta vivendo l'America - sostiene la psicoanalista Silvia Vegetti Finzi, studiosa dei problemi del mondo femminile e della famiglia - anzi, al contrario, sono convinta che le donne godano di molta stima e consenso collettivo proprio per aver dimostrato di essere in grado di svolgere il ruolo di eccellenti "capifamiglia", di ottime lavoratrici e professioniste senza l'ausilio maschile. Temo invece la crisi economica, l'attacco contro i servizi sociali che rischiano di far vacillare una posizione che è pur sempre particolarmente fragile». Anche per la pittrice Giosetta Fioroni il «contraccolpo» è una caratteristica dei Paesi protestanti di lingua anglosassone: «Non avverto alcuna diffusione di un nuovo puritanesimo. A differenza di quello che accadeva fino agli Anni 60 la donna single, la ragazza madre, o quella che un tempo veniva definita la zitella, adesso non soffrono di nessuna discriminazione». La donna autonoma, indipendente, «realizzata», suscita dunque molti consensi. Ma attenzione: a differenza degli uomini non le si perdonano gh errori. «Se per esempio - dice la Fioroni - una donna dedica la sua vita alla carriera deve essere sempre confortata da buoni risultati. Uno scapolo vittima di un disastro professionale può mantenere il suo fascino, essere considerato interessante; una "scapola" che non è riuscita nei suoi obiettivi, agli occhi della gente risulta come una fallita». Per essere misogini ci vuole una certa forza e determinazione, è l'opinione dello scrittore Alberto Bevilacqua: «Si tratta di connotati pressoché inesistenti - afferma - nella mentalità di uomo di oggi. Gli uomini sono stanchi, prevedibili. Sono anche vanitosi: ma non sono in lotta. Anzi, registrano la loro disfatta storica nei confronti del potere. Però basta vedere un film come Basic instinct per capire qual è la condizione della donna americana: ancora di terribile dipendenza dal'maschio. Una situazione per molti versi simile a quella che si sta verificando in Germania. Dietro al marco trionfante assistiamo alla crescita di vecchie tendenze molto pericolose: una rimonta della virilità più temibile e nevrotica, un vero e proprio focolaio di misoginia rinascente». Ancora contro la tesi della Faludi si pronuncia lo scrittore Vincenzo Consolo: «Il dileggio della zitella, della donna non protetta dall'immagine dell'uomo, appartiene all'Italia contadina o a residui di cultura sottoproletaria. Cadute tutte le utopie, oggi l'eredità più viva degli anni passati è invece proprio nella rivoluzione femminile. Se è vero che a volte l'America anticipa molti fenomeni di costume in questo caso io sono convinto che all'avanguardia siamo proprio noi». Trova invece detestabile la parola «single» l'attrice Mara Venier: «Che orrore! Mi ricordo di essere stata femminista e ancora me ne dispiaccio. Penso che la più grande consolazione sia lo stare in compagnia di un partner e dei figli. "Single" per me ha lo stesso suono di arido. Io non lo sono mai stata da quando avevo sedici anni». Eva Grimaldi, anche lei attrice, ama invece la libertà e l'autonomia e le vorrebbe per tutte le donne: «Perché solo la libertà permette di godersi le proprie storie d'amore». I limiti di questa condizione? «Di non essere sempre bene accette durante weekend e serate dalle padrone di casa: sono proprio le donne, in questo caso, le nemiche più accanite delle più emancipate che hanno optato per la solitudine». In America il battage ideolo gico-propagandistico ha preso di mira un fenomeno spesso considerato come una moda creata dai mass media: «Ma la scelta di vivere autonomamente - osserva la psicologa Elena G ianini Belotti - non è una moda sostenuta dai giornali. E' un dato di fatto che può nascere da numerose circostanze, come il rimanere vedove, o il fatto di essere costrette a divorziare, oppure il peso della vita di coppia che ricade soprattutto sulle donne che gestiscono il ménage familiare. Non vedo nessuna diffidenza per la single, solo qualche svantaggio: in albergo o al ristorante, per esempio, il servizio è sicuramente peggiore se non si è accompagnate da un partner». E non crede al trionfo di una nuova misoginia nemmeno la scrittrice Lidia Ravera: «Nei momenti di crisi come questo vengono fuori gli istinti peggiori e quindi forse si è un po' più aggressivi nei confronti del gentil sesso. La stagione delle donne allegramente sole è comunque tramontata. Negli Anni 70 quelle che sceglievano la totale autonomia e indipendenza erano sostenute dai gruppi femministi. Oggi nelle cene e nei salotti lo scapolo fa la sua bella figura, mentre la donna sola talvolta è un po' meno ben accetta». Mirella Serri

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