Un buongoverno onora i suoi Bot di Mario Salvatorelli

Un buongoverno onora i suoi Bot r I NOSTRI SOLDI Un buongoverno onora i suoi Bot ORREI conoscere la sua opinione sul trattamento fiscale dei titoli di Stato (Cct, Btp), emessi prima del settembre 1986. Gli avvisi di offerta di sottoscrizioni di tali titoli recavano, ben chiara ed evidente, l'indicazione: "esenti da ogni imposta presente e futura". Mi riferisco, per esempio, al Cct decennale, scadenza 1° maggio 1995, la cui cedola annuale, infatti, non ha subito finora alcuna ritenuta fiscale. Se le parole hanno un senso, tali titoli dovrebbero dunque essere esenti da eventuali imposte straordinarie, tipo il nuovo 6 per mille sui depositi bancari. O no?». Il signor Mario Lubatti, di Cuneo, avrebbe dovuto convincersi che «le parole hanno un senso», e proprio perché il suo Cct, emesso prima della decisione di tassare anche i titoli di Stato (con il 6,25% sugli interessi, e poi, un anno dopo, nel settembre '87, con il 12,50%) è rimasto «esente da ogni imposta» fino ad oggi, e tale rimarrà fino alla sua scadenza, fra tre anni. Non avrei, al suo posto, neppure il dubbio che possa essere colpito da eventuali imposte «straordinarie». £ questo vale, però, sia per i titoli di Stato esentasse ancora in circolazione, sia per quelli emessi dal settembre '87 in poi, anche se il discorso diventa, per così dire, più «pratico». Nel senso che, al posto dell'impegno che lo Stato si assumeva di fronte ai sottoscrittori dei suoi titoli, si fa avanti e s'impone un altra garanzia: quella del mercato. Mi pare difficile (anche se non impossibile) gravare ulteriormente, con più pesanti o, addirittura, con nuove tasse, i titoli di Stato, quando il Tesoro deve chiedere ogni anno al mercato più di 800 mila miliardi di lire per le sue emissioni (com'è avvenuto nel 1991 e avverrà ancora). Del resto, abbiamo avuto due controprove negli ultimi tempi: dalla «stangatina» di luglio e dalla maxi-stangata dell'altro giorno (93 mila miliardi sono pari a oltre 1 milione e mezzo per ogni italiano e a circa 4 milioni 650 mila lire per ogni nucleo familiare), i titoli di Stato sono usciti indenni. Quanto a possibili manovre, di dubbia moralità, sul debito pubblico, non mi sembra proprio il caso di chiamare in causa il «clima politico», nel senso che, se fosse buono, si potrebbero chiedere ai risparmiatori «sacrifici» tipo consolidamento, mentre, allo stato attuale, si provocherebbe lo sciopero dei risparmiatori. Confesso di rimanere perplesso nel leggere queste affermazioni, così come quelle che attribuiscono allo I «Stato sociale» l'enorme deI bito pubblico italiano. Nel caso del «clima politico» ritengo che, anche se fosse il migliore possibile, nulla autorizzerebbe il presunto «buon governo» a non far fronte ai propri impegni verso i cittadini, almeno fino a quando l'Italia sarà uno Stato di diritto e non una dittatura. Quanto allo «Stato sociale», mi par difficile accamparlo a spiegazione (non certo a giustificazione) del crescente debito pubblico, quando sappiamo bene, tutti, a quale degradante livello siano scesi in Italia i servizi pubblici, anche i più elementari, compreso, anzi, soprattutto il Servizio Sanitario Nazionale, il quale, anziché assistere gratuitamente 60 milioni di italiani (in realtà, 57 scarsi), non «assiste» effettivamente, salvo poche e molto lodevoli eccezioni, neppure quelli che pagano altissimi contributi sociali, e la famigerata tassa sulla salute. Polizze e azioni «Sono sottoscrittore di quattro polizze di assicurazione sulla vita, due con versamento costante annuo di 1 milione 200 mila lire ciascuna, e due con versamento unico di 4 milioni ciascuna, agganciate a un fondo comune azionario. Stipulai le suddette polizze il 19 maggio 1986». A questo punto, il signor Salvatore Lorefice, di Ragusa, s'interrompe e ripete la stessa data tra parentesi, seguita da punti esclamativi. E ben a ragione; infatti, il giorno dopo la Borsa segnò il suo massimo storico che, non solo è ancora imbattuto, ma si trova ad altezze stratosferiche rispetto ai livelli attuali. Il lettore continua: «Sono tentato di riscattare le due ultime polizze: che cosa mi consiglia, anche perché nulla lascia prevedere che in futuro le cose in Borsa andranno meglio». Il signor Salvatore avrebbe un vantaggio, non a riscattare le due polizze «incriminate;), ma a trasformarle in altre polizze agganciate, anziché a un fondo azionario, a una gestione patrimoniale, oppure a un fondo obbligazionario, che potrebbero essergli proposti dalla stessa agenzia dove ha stipulato le polizze da trasformare. Per sua maggiore garanzia, può chiedere polizze agganciate a una gestione patrimoniale o a un fondo soggetti a certificazione da parte di società a ciò autorizzate. Mario Salvatorelli elli |

Persone citate: Mario Lubatti, Salvatore Lorefice

Luoghi citati: Cuneo, Italia, Ragusa