Quayle contro Bergen la vita imita la tv di Furio Colombo

Quayle contro Bergen la vita imita la tv INTANTO IN AMERICA Quayle contro Bergen la vita imita la tv INEW YORK L vicepresidente (vero) degli Stati Uniti, durante un discorso elettorale, ha lanciato un attacco a una giornalista (finta) della televisione, per metterne in discussione i valori morali. Nella serie televisiva «Murphy Brown» l'attrice, nelle vesti di una conduttrice di telegiornale, aveva fatto sapere di essere incinta e aveva dichiarato che avrebbe tenuto il bambino pur non avendo un compagno o un marito. Gli autori della serie tv hanno pensato di rappresentare un caso ormai comune: donne sole che lavorano e che hanno bambini. Dunque pensavano di riflettere un frammento di realtà in un frammento di finzione. Il vicepresidente degli Stati Uniti ha visto il frammento di finzione e lo ha preso per un argomento politico. Ha dichiarato che è «immorale» avere bambini se non ci sono entrambi i genitori e ha «castigato» i costumi inaccettabili proposti da Hollywood. Se la discussione fosse vera sarebbe interessante, perché il vicepresidente è anche contro l'aborto e non si vede quale soluzione sarebbe in grado di proporre per giovani donne che stanno per mettere al mondo un bambino dopo che il partner maschile se ne è andato. Ma non è una discussione vera. Il fatto, che segnerà senza dubbio la storia delle comunicazioni di massa, è che una delle massime autorità politiche della più grande potenza del mondo sta discutendo in pubblico con lo schermo della televisione come accade a certe persone sole. Ma la storia non finisce qui. Lo schermo risponde. Ma attenzione. Non si tratta solo del dialogo un po' assurdo fra un personag- gio vero e di grande rilievo politico e un personaggio della tv. Si tratta di un finto personaggio della tv. Infatti Dan Quayle, il vicepresidente degli Stati Uniti, sta discutendo sui valori della famiglia non con una vera giornalista televisiva e neppure con l'attrice (in questo caso la prestigiosa Candice Bergen). Ma con il personaggio che l'attrice interpreta fingendo di essere una giornalista. Vediamo di ricapitolare. Vero è il vicepresidente degli Usa. Finta è la sua avversaria. Vero è il problema (si calcola che quasi il cinquanta per cento dei bambini americani cresca con un solo genitore). Finta è la situazione televisiva denunciata dall'uomo politico. Ma c'è un'altra coda, a questa sequenza. Il vicepresidente, dopo avere accusato una giornalista che non esiste di un comportamento immorale, si fa filmare mentre guarda la trasmissione tv da lui accusata, in compagnia di alcune ragazze madri (vere) per dimostrare che lui non ce l'ha con le madri vere, ma con quelle finte che divulgano falsi valori (se non che il «falso valore» sarebbe di essere ragazze madri, come le persone da cui il vicepresidente si fa vedere circondato). Ma Candice Bergen, l'attrice, sapendo che in una puntata della serie il suo personaggio finto avrebbe risposto per le rime al vicepresidente vero, utilizzando un immaginario telegiornale, anche lei si è fatta vedere in trasmissione con madri vere e con i loro verissimi bambini. Questo punto estremo di contraddizione ci rimanda, come in certi giochi, al punto iniziale della storia: il vicepresidente degli Stati Uniti forse voleva segnare un punto nella realtà, invece è diventato un personaggio di «fiction» del programma a puntate di Candice Bergen, autore di un discorso di cui non dobbiamo tenere conto, perché fa parte di un copione, non della vita. E' un grande risultato, per un programma televisivo. Un po' meno grande, per un personaggio politico. Furio Colombo

Persone citate: America Quayle, Candice Bergen, Dan Quayle, Murphy Brown

Luoghi citati: Hollywood, Stati Uniti, Usa