Riparte da Melfi la sfida tecnologica italiano di Valeria Sacchi

Riparte da Melfi la sfida tecnologica italiano un modello di fabbrica integrata Mancano quindici mesi all'inizio del lavoro nel più moderno stabilimento automobilistico della Fiat Riparte da Melfi la sfida tecnologica italiano Dal '94 il nuovo impianto produrrà 450.000 autovetture alVanno MELFI DAL NOSTRO INVIATO «E' sbagliato guardare all'insediamento di Melfi come ad un investimento solo per il Mezzogiorno. Il significato di Melfi va infatti inquadrato nella logica della strategia nazionale Fiat per l'automobile, che sta coinvolgendo nel cambiamento l'intera Fiat Auto. E nella logica dello sviluppo del Paese». Cesare Annibaldi, responsabile del gruppo Fiat per la comunicazione, siede ad un capo del tavolo nella saletta predisposta per la conferenza stampa. Accanto a lui Maurizio Magnabosco, capo del personale del gruppo, Alberto Pianta, responsabile della produzione di Fiat Auto, Antonio Boccia, presidente della giunta regionale della Basilicata, e Gaetano Araneo, da tre giorni sindaco di Melfi. Tutti qui per fare il punto sullo stato dei lavori dell'insediamento di Melfi, destinato a produrre, dal gennaio 1994, vetture di media cilindrata. A regime, 450.000 auto all'anno. Un polo nuovo nella piana di San Nicola, che darà lavoro a 7000 persone (9000 con l'indotto) provenienti da tre Regioni, Basilicata, Campania e Puglia, per un raggio di 100 chilometri dove ora c'è solo agricoltura. Sono passati sedici mesi dalla posa della prima pietra, il 14 maggio 1991, e nell'area di 285 mila metri quadrati sorgono già le gigantesche strutture dei padiglioni stampaggio, verniciatura e montaggio- Nel cantiere stanno sistemando le prime piattaforme per i macchinari, più in là si vedono le fondamenta del complesso per uffici e servizi, oltre i terreni delle 18 unità dell'indotto. Tutto dovrà essere ultimato per l'agosto 1993, ma le tabelle di marcia sono state rispettate. Dice il presidente della Regione: «Noi viviamo questo complesso di Melfi con grande soddisfazione. Abituati a micro-economie, abbiamo dovuto affrontare problemi assai diversi e complessi. Insieme li abbiamo superati. Un solo fatto ci preoccupa fortemente: il rifinanziamento della legge 64. Perché, in prospettiva, ci dovremo confrontare con problemi dell'assetto urbano, come strade, ferrovie, case». Alla Fiat di Melfi, un investimento complessivo di 4800 miliardi, la «64» ha garantito 1200/1300 miliardi: il Cipe ha approvato, ora tocca al Parlamento. Ma i timori restano, anche perché, per Melfi, l'investimento è ormai «irreversibile». Sono già state assunte, e avviate ai corsi di formazione a Torino, quasi mille persone, soprattutto ingegneri e tecnici, e in ottobre partirà la scuola di formazione a Melfi. «La formazione è indispensabile perché qui si parte da zero - spiega Magnabosco - e poi perché nella fabbrica integrata anche l'organizzazione è innovativa. Cade la distinzione tra operaio e presidio tecnologico». Aggiunge e conclude Magnabosco: «Meni è la maggiore iniziativa industriale d'Europa negli ultimi quindici anni, come unità che sorge dal prato verde. Sotto il profilo tecnologico è il più avanzato dei complessi Fiat, poiché nasce già sul modello della fabbrica intergata. Melfi si colloca strategicamente a completare il polo Fiat al Sud, che comprende Cassino, Pomigliano, Termoli, Pratola Serra». Melfi, infatti, già condiziona alcuni di questi insediamenti. A Pratola, ad esempio, è in atto la riconversione poiché qui saranno costruiti i motori per Melfi, mentre le sospensioni arriveranno da Termoli. Ma Alberto Pianta, presidente della Sata, la società da cui dipende Melfi, ci tie- ne a chiarire: «Melfi è una parte dello sforzo di rinnovamento tecnico sull'intero fronte di Fiat Auto. Metà Mirafiori Meccanica è oggi un cantiere». Il concetto di strategia complessiva viene ripreso da Annibaldi: «Il processo di cambiamento riguarda l'inte¬ ra Fiat Auto. Un'azienda avanza se avanza nel suo insieme, e Melfi da sola non basterebbe. Il settore automobilistico sta vivendo un difficile passaggio tra due cicli. Gli investimenti che stiamo facendo li facciamo per il futuro, e il potenziamento del Sud non va a scàpito del Nord. L'inizio della produzione di Melfi dovrebbe corrispondere, secondo le nostre previsioni, ad una fase di ripresa e di sviluppo, per la quale la Fiat dovrà presentarsi agguerrita». Ma perché Melfi e il Mezzogiorno? «Perché - sostiene Annibaldi - l'avvenire del Mezzogiorno passa attraverso l'industrializzazione. E nel Mezzogiorno dove la nostra presenza è rilevante abbiamo visto che è cambiata la struttura economica dell'intera area. E questo si ha soprattutto con insediamenti del settore meccanico». A Melfi, l'accordo tra Fiat e autorità locali funziona. Sono stati superati i problemi dello smaltimento rifiuti, quelli sindacali. Osserva Boccia: «Abbiamo creato un tavolo aperto per discutere di tutto questo». Le domande di assunzione pervenute sono 45.000 mila, il vaglio sono i parametri della «selezione Fiat». E le raccomandazioni? Risponde sempre il presidente della Regione: «Tutti i partiti si sono impegnati a non fare alcuna raccomandazione. Così è stato». Valeria Sacchi Quasi 45.000 domande di lavoro per 7000 posti GIAPPONESI DI LUCANIA In alto Paolo Cantarella A destra Cesare Annibaldi