La vendetta di Colombo

La vendetta di Colombo Esce «1492»: andrà meglio del disastroso film con Brando? La vendetta di Colombo Depardieu: un modello? Schwarzkopf LOS ANGELES. Rappresentazioni teatrali, dibattiti, mostre, seminari, libri. Il 12 ottobre è ormai vicino e da un lato e dall'altro dell'Atlantico le celebrazioni per il cinquecentenario della scoperta dell'America stanno entrando ormai nella fase finale. Ma nessuna manifestazione avrà il potere di influenzare l'immagine popolare di Cristoforo Colombo e del suo ruolo storico quanto il film sulle sue gesta. In realtà, i film dovevano essere due. Ma il primo, «Cristoforo Colombo, la scoperta», è scomparso dalla circolazione nel giro di una sola settimana e senza che nessuno se ne accorgesse. E' affogato sotto una pioggia di devastanti critiche sia per la superficialità della storia sia per l'interpretazione del giovane Georges Corraface e dell'improbabile Torquemada di Marion Brando. Una generazione di spettatori finirà così per associare il nome di Colombo con lo sguardo, le espressioni, i movimenti di Gerard Depardieu, il protagonista del Colombo cinematografico numero 2. E adesso, mentre Colombo diventa non solo l'eroico scopritore del Nuovo Mondo, ma il simbolo del genocidio delle popolazioni indigene delle Americhe, Depardieu non si sente roso dal dubbio? Non agonizza per le scelte fatte dalla coproduzione franco-inglese-spagnola, non teme che Ridley Scott, il regista («Thelma & Louise» e «Biade Runner») abbia dato un'immagine troppo eroica di Colombo? «Ho cercato di rappresentare Colombo non come un eroe, ma come un personaggio molto umano con le sue debolezze e con i suoi errori», risponde l'at- tore francese. «Non abbiamo voluto fare una lezione di storia, ma un film, un film dove lasciamo la porta aperta a ogni interpretazione e a tutte le possibilità. E comunque non vedo come si può accusare Colombo di massacri e genocidi; Era uno che cercava oro. E che tra due mari ha trovato un immenso Continente dove le persone continuano ancora a cercare se stesse». «1492» è costato sui 50 milioni di dollari e lo si vede. Dalla ricostruzione delle tre caravelle ai costumi, dalla riproduzione della Spagna buia dell'Inquisizione a quella dei primi villaggi ispanici nel Nuovo Mondo, que- sto-è un film epico di grande effetto. Consapevoli della posta in gioco, Scott e i produttori di «1492» hanno cercato e ottenuto il benestare del ministero della Cultura spagnolo e si sono affidati a una sceneggiatura fondata sugli archivi storici di Siviglia e altri documenti originali. Ma dove non c'era certezza storica, si sono concessi varie libertà e sanno che quando verrà presentato nei giorni a cavallo del cinquecentenario, «1492» troverà critici e storici in agguato. Come provare che la regina Isabella (nel film l'attrice Sigourney Weaver) era una che tramava alle spalle dell'Inquisizione? E Colombo adesso diventa un paladino della causa degli indigeni, pronto a rischiare la sua vita per loro? «Quando ho iniziato questo progetto, anche io sapevo ben poco di Colombo», continua Depardieu. «Poi, l'ho incontrato. E sono rimasto affascinato dalla sua determinazione, la sua volontà, il suo coraggio. Non ho voluto farne un pacifista, ma un umanista, un uomo molto moderno il cui errore è stato quello di voler fare il governatore delle isole. Non aveva senso politico». Mentre i ritratti di Colombo sono perlomeno contraddittori, Depardieu non ha avuto modelli cui ispirarsi. E così, quando riesce a superare le obiezioni di chi pensava che il suo viaggio lo avrebbe portato nel nulla e al termine di sette settimane di navigazione mette finalmente il piede a terra, a chi ha pensato? «Al generale Norman Schwarzkopf», risponde l'attore. Sì, Scott gli ha suggerito di pensare a quello che deve essere passato nella testa di Schwarzkopf quando la guerra del Golfo ha avuto fine, al suo senso di vittoria e di realizzazione. «Ho pensato a lui e mi sono venuti in mente la vita, la morte, Dio. E ho pianto». E l'altro Colombo, quello con Marion Brando? «L'ho visto in Giappone. Buffo, no, ritrovarsi a vedere la scoperta dell'America da lì», aggiunge Depardieu: con ima gran risata. Ma non si vuole sbilanciare in un commento e lo giustifica così: «Ho avuto un grande problema nella mia vita ed è quello di essere stato il presidente della giuria di Cannes. E da allora basta, non dò più giudizb). Lorenzo Sona Gérard Depardieu in una scena di « 1492», il film diretto da Ridley Scott

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