Milan e Juve, sorprese in serbo

Milan e Juve, sorprese in serbo Jugovic e Mihajlovic si sono rivelati acquisti importanti per Samp e Roma Milan e Juve, sorprese in serbo Vladimir da gregario nella Stella Rossa a leader donano «I rossoneri sono i più forti al mondo, ma non li terno» smnm INSIDIE NUOVE MINACCIANO DUE GRANDI GENOVA ARSI desiderare è la regola principale nel gioco dell'amore. Vladimir Jugovic si è fatto corteggiare dalla Sampdoria per più di un anno, da quando Boskov convinse Mantovani che il giovane regista della Stella Rossa era l'unico al mondo in grado di raccogliere la pesante eredità di Cerezo. La trattativa fu lunga e difficile. Dapprima c'era di mezzo il regolamento jugoslavo, che vietava ai giocatori di età inferiore ai ventisette anni di lasciare il Paese. Poi la la tremenda guerra fratricida che sta insanguinando l'ex repubblica titoista ha aperto uno spiraglio. Ecco quindi tutta una serie di incontri segreti in ogni angolo d'Europa, a Sofia, a Vienna, in Spagna. Quando l'affare pareva concluso, l'embargo decretato nei confronti della Serbia rischiò di far saltare il trasferimento. Alla fine, però, è arrivato il sospirato transfert. L'oggetto di tanto desiderio non ha deluso le attese. In sole tre giornate di campionato Jugovic ha conquistato la leadership della squadra e il cuore dei tifosi. Eriksson ringrazia sentitamente il suo predecessore e attorno a Jugovic sta lavorando per costruire una Samp dalle prospettive molto interessanti. Regista e goleador, il ragazzo nonostante i 23 anni appena compiuti - non si scompone per i complimenti: «In fondo - sottolinea - con la Stella Rossa ho già vinto due campionati jugoslavi, una Coppa dei Campioni e una Coppa intercontinentale. In quell'occasione, tra l'altro, ho anche segnato due gol». Già, il gol. Un vizio che ha dimostrato di saper coltivare anche in Italia. Tre segnature nelle prime tre giornate. Quasi un record: «Ma per me non è una novità. Anche nell'89, quando la Stella Rossa mi mandò in prestito al Rad, mi capitò la stessa cosa». Tutto normale, tutto semplice. Anche la lingua italiana non è un problema. E' straordinaria la rapidità con la quale, in appena due mesi e mezzo, è riuscito a impadronirsene. Serio, scrupoloso, con le idee chiare in testa: «In Italia non sono venuto solo per i soldi. Anche al mio paese guadagnavo bene. Volevo soprattutto entrare in una nuova dimensione calcistica. La verità è che mi ero stufato di fare il gregario. Alla Stella Rossa, quando venni promosso in prima squadra, il mio compito principale era quello di correre anche per Prosinecki. Poi, quando lui se ne andò a Madrid, la storia si ripetè con Savicevic. Qui, invece, ho più possibilità di esprimermi, ho maggiore libertà e quindi arrivo molto più facilmente in zona tiro». La Samp, che ha una tradizione di granai registi (da Ocwirck a Frustalupi, da Brady a Souness, fino all'ineguagliabile Cerezo), ha risolto i suoi problemi in mezzo al campo per una decina d'anni almeno. Lo stesso Eriksson, che è un autentico studio¬ so del calcio europeo, ammette il suo stupore: «Sapevo che Jugovic è un centrocampista completo, molto forte, ma non credevo che fosse in grado di esprimersi a questi livelli in così poco tempo. Si è integrato subito nei meccanismi, capisce al volo quello che vogho da lui e per i compagni è già diventato il principale punto di riferimento». «E' normale - gli fa eco il modesto Vladimiro - io ho avuto meno difficoltà di ambientamento rispetto ad altri stranieri perché gioco in mezzo al campo, dove posso muovermi con maggiore libertà. Per un attaccante, invece, l'impatto con la realtà italiana è molto più duro». Nemmeno l'arrivo del Milan a Marassi riesce a fargli perdere la flemma: «Noi non abbiamo nulla da perdere. Il Milan è la squadra più forte del mondo, quindi se rimediassimo una sconfìtta nessuno potrebbe rimproverarci. Però io non sono mai andato in campo per perdere». Una considerazione apparentemente lapalissiana, che però nasconde mille insidie per la squadra di Capello. Jugovic è un tipo orgoglioso e vuole dimostrare a Savicevic che il gregario è diventato più bravo del suo capitano di ieri. E se Savicevic invece di giocare andrà in tribuna? «Quando ha scelto il Milan sapeva a cosa andava incontro», commenta alzando le spalle Jugovic. Lui invece vuol giocare, ad ogni costo, nonostante ieri fosse dolorante per una distrazione muscolare all'inguine. Eriksson soppesa con rammarico l'eventualità e dice: «Nel caso, avrei pronto Corini ma certo uno come Jugovic non è facile da sostituire». E lui giura che ci sarà. Furio Sartirana Nonostante abbia soltanto 23 anni, Vladimir Jugovic ha già conquistato importanti trofei internazionali come la Coppa dei Campioni e la SuperCoppa

Luoghi citati: Europa, Italia, Madrid, Roma, Serbia, Sofia, Spagna, Vienna