Scandalosa lotta antidroga

Scandalosa lotta antidroga PRIME CINEMA «Legge 627» di Bertrand Tavernier, film denuncia con Didier Bezace Scandalosa lotta antidroga Solo i poliziotti hanno difeso il regista attaccato dai politici e dagli antirazzisti PERCHE' tanto zelo?» è la domanda infastidita d'un collega, mentre la risposta sardonica suona: «Per essere ricco, famoso, e andare in tv». Battute esemplari per definire il protagonista, poliziotto non certo perfetto ma serio e umano, che avendo l'amore e l'orgoglio per il lavoro ben fatto diventa quasi un sovversivo rispetto all'ambiente lassista e a regole tanto stupide quanto impraticabili, che avendo rispetto per le persone viene considerato quasi un complice degli arrestati. In analogia impressionante con il suo personaggio, per aver realizzato un film sullo scandalo d'una lotta antidroga condotta dalla polizia senza i mezzi neppure minimi necessari e senza alcun sostegno politico, il regista è stato attaccato da parti opposte, dal ministro dell'Interno francese come dai gruppi antirazzisti che gli hanno imputato d'aver mostrato spacciatori tutti africani o di colore: ma dalle accuse lo hanno difeso sia i poliziotti sia il presidente dell'associazione «Sos Racisme». In Francia, la legge 627 è quella che punisce detenzione, traffico e consumo di droga, e il film racconta quanto questa legge resti fatalmente inapplicata. Girando benissimo con attori bravi, Tavernier sceglie lo schema «procedurale» dei romanzi polizieschi di Ed MacBain sull'87° Distretto o dei telefilm della serie «Hill Street»: la vita quotidiana del gruppo antidroga d'un commissariato di polizia della periferia parigina, col suo poliziotto bravo e tenace, i suoi agenti e capi pigri, sfessati, arrivisti, opportunisti o ladri, la sua desolante povertà, i suoi conflitti, le sue operazioni anguste e mai risolutive, i suoi litigi sulle automobili scarse, i suoi ambienti squallidi, la sua mancanza persino di cancelleria o di carta carbone. Senza trama, senza colpi di scena, senza il glamour di «Miami Vice» né la violenza dei polizieschi d'azione, con il ripetersi monotono del lavoro d'ogni giorno tra tossicomani e piccoli spacciatori (30 grammi, 50 grammi), Tavernier costruisce un mondo, si fa seguire per oltre due ore e conferma coi fatti un sospetto: in realtà la lotta contro la droga, oggetto d'infiniti convegni internazionali, declamazioni, promesse politiche, nel nostro tempo e nei nostri Paesi è ovunque puramente verbale, inefficiente, dato che a chi dovrebbe combatterla non si danno gli strumenti indispensabili, magari non per caso. Eppure, dice il film, nonostante le difficoltà il lavoro ben fatto anche da uno solo non è mai perduto: alcuni colleghi lo imitano, alcune vite vengono salvate dall'autodistruzione. Bertrand Tavernier ha avuto a che fare con la polizia antidroga per via d'un suo figlio, ha provato grande ammirazione per l'eroismo quotidiano di alcuni poliziotti, per raccontarlo ha chiesto la consulenza d'uno di loro, Michel Alexandre, e ha rinunciato ai propri tic visuali e sentimentali: il risultato è ammirevole. Lietta Tornabuoni LEGGE 627 (L. 627) di Bertrand Tavernier con Didier Bezace, Chrlotte Kady, Jean-Roger Milo, Nils Tavernier Drammatico. Francia, 1992 Cinema Lilliput di Torino; Arlecchino di Milano; Admlral, Sala Umberto di Roma. Il regista Bertrand Tavernier ha avuto a che fare con l'antidroga

Luoghi citati: Francia, Milano, Roma, Torino