Ladro di bimbi per una storia gay

Ladro di bimbi per una storia gay Lucca, il piccolo prelevato a scuola, liberato dalla polizia dopo cinque ore Ladro di bimbi per una storia gay Rapisce il cugino dell'amico che lo lasciò LUCCA NOSTRO SERVIZIO Rimarrà negli archivi della polizia come il primo rapimento di un bambino per una delusione amorosa tra due uomini. Un secruestro-lampo, tra le province di Lucca e Livorno, risoltosi in poche ore senza sparatorie e senza pagamenti di riscatto anche se non sono mancati attimi di grande paura. Comincia alle 12,30 di ieri, davanti alle elementari del quartiere San Marco nel centro di Lucca, questa brutta storia di violenza psicologica cui fa da sfondo un amore torbido e morboso, quello del sequestratore nei confronti del cugino del bambino rapito. Ivan Manganelli, sei anni, frequenta da pochi giorni la prima classe. E' la nonna a incaricarsi ogni giorno di andare a prenderlo all'uscita dalla scuola. Ma ieri Ivan, sul piazzale, trova Giordano Iacopetti, 23 anni, di Bientina, un paese in provincia di Pisa. E' un amico del cugino della mamma, Massimo Magnelli, 28 anni, e il bambino lo ha già visto in casa, uuanto basta per non insospettirlo quando il giovane lo invita sulla sua auto, una Fiat Tipo rosso fiamma: «Vieni Ivan, ti porto a fare un giro». La nonna intanto cerca il bambino e alla fine dà per prima l'allarme. E' passata meno di mezz'ora e nella casa dei Magnelli arriva la polizia. Il ricordo degli investigatori corre subito all'ultimo rapimento nella Lucchesia: quello della piccola Elena Luisi sequestrata il 17 ottobre del 1983 e rilasciata un mese dopo. Gli elementi per pensare a un rapimento a scopo di estorsione ci sono tutti: il nonno di Ivan è proprietario di un ingrosso di calzature e di due negozi: una famiglia facoltosa, insomma, anche se non ricchissima. Le due sono passate da dieci minuti quando in casa Magnelli squilla il telefono. «Sono Giordano, il bambino è con me, sta bene. L'ho portato via perché devo assolutamente parlare con il mio amore. Dì a Daniela che l'aspetto al solito posto, sulla strada di Quercinella». Daniela in realtà è Massimo Magnelli, transessuale di 28 anni, cugino di Mirella Manganelli, la mamma di Ivan. La polizia prepara la trappola: su un'auto salgono Mirella, il cugino Massimo e un agente della squadra mobile, che si nasconde sul sedile posteriore. Destinazione: Quercinella, una località della costa tirrenica a Sud di Livorno. Altre auto civetta l'affiancano. Le diciassette sono passate da pochi minuti quando sulla tangenziale di Livorno, a poche centinaia di metri dall'imbocco delle svincolo autostradale Genova-Livorno, si scrive l'epilogo di questo rapimento per amore. E' il capo della squadra mobile di Lucca, Claudio Arpaia, mentre si dirige al luogo dell'appuntamento, a incrociare una «Tipo rossa». Basta un'occhiata al funzionario per riconoscere nel giovane al volante lo Iacopetti: esalto, magro, con i riccioli biondi e un brillantino all'orecchio. Arpaia decide di intervenire. La «Tipo» viene accerchiata e bloccata da due auto della polizia, gli agenti scendono armi in pugno. Iacopetti è disorientato e non ha il tempo di reagire: nella cintura dei pantaloni i poliziotti gli trovano una Beretta 7,65. Ha un colpo in canna, due sono nel caricatore. Ma neanche ha provato a impugnarla. Ivan sconvolto cerca la mamma, ma è subito chiaro che non ha subito né percosse, né violenze. Poi si riprende, abozza un sorriso. E mentre stringe la mamma, dice agli agenti: «Da grande voglio fare anch'io il poliziotto». Per capire i motivi del sequestro passano altre due ore. Nessuna dichiarazione ufficiale. L'unica indiscrezione che trapela è quella di una relazione tra Iacopetti e Massimo Magnelli, conclusasi bruscamente quindici giorni fa, tra la disperazione del primo. «Non sappiamo che piega avrebbe preso il sequestro se non fossimo intervenuti subito - spiega il questore di Lucca Antonio De Miranda -; abbiamo assistito negli ultimi tempi a molti sequestri lampo, ultimo quello dell'altro ieri a Roma. Siamo contenti perché il bambino non ha subito violenze e potrà presto dimenticare questa brutta storia». Giordano Iacopetti, quando gli agenti lo hanno ammanettato, è sembrato addiritura stupito: «Che cosa ho fatto?» continuava a chiedere. Donatella Bartolini