«I soldati dell'Orni contro la Piovra»

«I soldati dell'Orni contro la Piovra» to chiede il 66 per cento degli italiani «I soldati dell'Orni contro la Piovra» ROMA. Le armi dell'Orni contro la mafia, i militari con la divisa delle Nazioni Unite per vincere l'infinita e sanguinosa guerra alle cosche. La richiesta arriva dal basso, l'appello è idealmente firmato dal sessantasei per cento degli italiani, stufi forse di assistere quotidianamente a stragi imposte dai boss, stufi di sentire e leggere storie di ricatti ed estorsioni, storie di un potere nemmeno tanto occulto che da troppo tempo si sta sovrapponendo a quello dello Stato. La voce degli italiani è stata ascoltata nelle settimane scorse dall'Istituto di sociologia di Gorizia, che ha avviato un sondaggio che sarà presentato oggi in occasione del convegno «Solidarietà internazionale e sovranità nazionale». La solidarietà internazionale per il sessantasei per cento degli italiani deve dunque muoversi anche in questa guerra che in Italia ha fatto tante vittime, un cancro che attraversa e colpisce troppe regioni, non solo al Sud. «La solidarietà internazionale - dicono insomma gli italiani intervistati - deve muoversi e in fretta». Traduzione del messaggio: mandiamo nelle aree più tradizionalmente a rischio della penisola i Caschi blu dell'Orni, un piccolo esercito attrezzato per far piazza pulita di boss e clan, di capicosca e «famiglie». Le armi contro la Piovra le devono dunque imbracciare i soldati delle Nazioni Unite, l'unica vera forza, secondo il sessantasei per cento di italiani intervistati dall'istituto di Gorizia, capace di vincere. Un implicito atto di sfiducia alla Superprocura, un implicito no anche alle ultime iniziative del governo, che ha costruito pool di magistrati e poliziotti? Sembra di sì, e lo conferma un altro dato: il 44 per cento degli italiani sarebbe favorevole all'uso di Caschi blu dell'Onu contro la mafia, «anche se le autorità fossero contrarie». Contro i Caschi blu e la militarizzazione dell'Italia c'è soltanto il 34 per cento degli in¬ tervistati. Una prova che contro la criminalità mafiosa occorre avviare una strategia internazionale arriva dall'America, dove l'Fbi ha sgominato una banda di camorristi a Washington. Gli uomini della camorra facevano arrivare eroina negli Usa nascosta in fori scavati nel marmo e la scambiava con cocaina da rivendere in Italia. A smascherare l'operazione è stata l'Fbi che ieri, in un sobborgo della capitale, è ricorsa al classico trucco di un gruppo di agenti federali travestiti da clienti per incastrare i malviventi. L'operazione ha portato all'arresto di sei italiani in un parcheggio annesso al mercato del pesce della capitale sulle rive del Potomac e nel quartiere residenziale di Vienna ed è «una delle prime - hanno dichiarato all'Fbi - che ci hanno permesso di stabilire rapporti tra attività criminali nell'area di Washington e le famiglie del crimine organizzato in Italia». Due degli arrestati, Claudio Campanella e Piero Conti, sono accusati di riciclaggio di denaro sporco: avrebbero provveduto a «bonificare» poco meno di un milione di dollari ottenuti dalla vendita dell'eroina negli Usa. Per gli altri quattro, Antonio Prudente, Luigi D'Amato, Daniele Museili e Augusto Bellarosa, le imputazioni sono di possesso di droga e associazione per delinquere per traffico di stupefacenti. Le autorità americane hanno fornito particolari sulle attività di riciclaggio. Campanella e Conti si sarebbero serviti della copertura di una serie di attività commerciali con sede alla periferia di Washington: tra questi alcuni importatori di marmo e un ristorante italiano, «Il posto», aperto con i proventi del narcotraffico. L'eroina arrivava dall'Italia nascosta in buchi ricavati in blocchi di marmo. Veniva venduta nell'area della capitale o scambiata con partite di cocaina destinata al mercato italiano. Ir. cri.]

Persone citate: Antonio Prudente, Augusto Bellarosa, Claudio Campanella, Daniele Museili, Luigi D'amato, Piero Conti