Marche, manette al leader dc

Marche, manette al leader dc Marche, manette al leader dc Avrebbe ricevuto 250 milioni nel feudo di Arnaldo Forlani ANCONA. Nel feudo elettorale del segretario nazionale Forlani finisce in manette il maggior esponente locale del partito, accusato di aver intascato una tangente di 250 milioni, versatagli da un gruppo di imprenditori marchigiani per ottenere l'appalto della realizzazione di scogliere frangiflutti. Il cinquantaduenne Alfio Bassotti, l'arrestato, è dal 1990 segretario e consigliere regionale de. Avrebbe ricevuto la somma quand'era assessore regionale ai lavori pubblici e alla protezione civile, nel 1989. Interrogato già nei giorni scorsi, dopo aver ricevuto un mandato di comparizione dai sostituti procuratori Vincenzo Luzi e Cristina Tedeschi, si era difeso ammettendo il versamento ma come «omaggio» di un gruppo di imprenditori vicini al partito per l'acquisto di un immobile destinato ad ospitare la sede regionale dello scudocrociato. L'uomo politico aveva aggiunto di poter contare sulla testimonianza di un conoscente, ma nel corso della successiva prima deposizione di quest'ultimo, Vincenzo Carbonetti, i due pm si sarebbero convinti che era in atto il tentativo di inquinare le prove, e hanno immediatamente chiesto ed ottenuto dal gip Mario D'Aprile l'arresto di Carbonetti, 49 anni, di Osimo, titolare della Italprogetti, impre¬ sa di arredamenti per ufficio, e di Alfio Bassotti, prelevato verso la mezzanotte di giovedì in casa della suocera a Senigallia. Nella serata di ieri, nuovamente sentito dai magistrati, Carbonetti è stato rilasciato al termine di una deposizione ritenuta «soddisfacente». La conferma di questa ricostruzione viene dai capi d'accusa a carico dei due: falsa testimonianza, oltre che emissione di fatture false per l'imprenditore, mentre Bassotti deve rispondere di concussione. Quest'ultimo è rinchiuso nel carcere anconetano di Montacuto. Salvo proroga, la misura restrittiva nei suoi confronti è stata decisa per 40 giorni. E'emerso che Carbonetti avrebbe fornito una fattura per 150 milioni per la cessione di arredi destinati alla sede de; fattura ritenuta dai magistrati di (muro comodo», ossia confezionata al solo scopo di coprire un «buco» per la stessa cifra che Bassotti non sarebbe stato in grado di giustificare altrimenti nel dettagliare la movimentazione dei 250 milioni. Da qui l'accusa dei due pm all'uomo politico di aver distratto una parte consistente della mazzetta per se stesso. Sempre stando alla ricostruzione della procura, della stessa somma non risulterebbe traccia nella documentazione relativa al bilancio del partito. [Ansa-Agi]

Luoghi citati: Ancona, Marche, Montacuto, Osimo, Senigallia