Presidente malato, quanto ci sono costati i tuoi errori di Aldo Cazzullo

Presidente malato, quanto ci sono costati i tuoi errori Chamberlain, Breznev, Bourghiba, Hiro Hito, Golda Meir: ecco come un'infermità può mutare la storia Presidente malato, quanto ci sono costati i tuoi errori Churchill: «Se Roosevelt non fosse andato a Yalta moribondo, povero Stalin» PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Se Roosevelt non fosse andato a Yalta moribondo, avrebbe concesso tanto a Stalin? Se Breznev non fosse stato colpito dalla demenza senile, avrebbe lasciato fossilizzare l'impero sovietico? Quanto rischiano i marinai se al timone c'è un capitano malato? Se lo chiedono i francesi, da quando sanno che il loro Presidente soffre di cancro alla prostata. Dubbi che Mitterrand ha fugato in modo impeccabile: «Non mi pare che mi abbiano lobotomizzato». Ma intanto si è acceso l'interesse attorno al libro di un giornalista, Pierre Accoce, e di un medico, Pierre Rentchnick, di cui è uscita da Stock un'edizione aggiornata: «I malati che ci governano». Pagine di storia vengono rilette attraverso le cartelle clini- che dei protagonisti. Alla strategia suicida degli ultimi anni del Reich non sarebbe estraneo il morbo di Parkinson che nel '42 colpì Hitler. E dopo aver visto il Presidente americano a Yalta, iperteso, minato dalla sclerosi cerebrale, Churchill annotò: «E' arrivato senza un solo dossier. E ha finito per cedere a tavolino diritti che ci eravamo conquistati sul campo di battaglia». Il libro non cita un solo leader malato che abbia ceduto lo scettro di sua volontà. Lenin, paralizzato da una disfunzione renale, preferì avvelenarsi. Giorgio III d'Inghilterra nel '700 fu dimissionato da un collegio di saggi che conclusero: «Il re è impazzito». La stessa fine, un secolo dopo, per Ludwig II di Baviera. Ma il re forse non era malato di mente, solo poco interessato al governo: romantico, sognatore, folle sì, ma per Wagner e il Medioevo tedesco, cui consacrò un fantastico castello. Altri leader più pragmatici non si lasciarono scalzare. Il tunisino Bourguiba sopravvisse a se stesso: per 25 anni soffrì di crisi depressive, alla Casa Bianca o al Cremlino lo portavano di peso. Lo convinse solo un golpe di palazzo, nell'87. Chi invece cedette i suoi poteri, sia pure per dodici ore, il tempo dell'anestesia, fu Ronald Reagan. Ferito in un attentato, operato alla prostata, affetto da polipi all'intestino e al naso, il Presidente più malato della storia galoppa ancora nel suo ranch. Andò peggio ad altri suoi predecessori: il grande Wilson fu bloccato da una trombosi mentre varava la Carta della Società delle Nazioni, Eisenhower soffriva di ictus che provocarono qualche brivido negli anni della guerra fredda. Ma fu il primo a rendere pubblica la cartella clinica. Altrove, guai a parlare della salute del capo. Al punto che l'imperatore Hiro Hito morì senza sapere che la colpa era di un cancro al pancreas. Sempre in bilico, Israele certo non poteva permettersi un premier indebolito dalla malattia. Ma quando, il giorno del Kippur, gli arabi attaccarono su tutti i fronti, Golda Meir chiamò il generale Moshe Dayan e gli confidò: «Non sono che l'ombra di me stessa. Conduci tu la guerra». Aveva il morbo di Waldenstrom, ma lo sapevano solo lei e il suo medico. Altre volte la salute del leader è diventata strumento di lotta politica. «Quell'uomo è uno schizofrenico», diceva Sadat di Gheddafi. Pazzo forse sì, ma non al punto da non riconoscere i suoi nemici. E' accaduto che proprio la consapevolezza di avere ancora poco tempo per lasciare una traccia nella storia abbia detta¬ to mosse avventate. Nel '38 il premier britannico Chamberlain sapeva di essere condannato da un tumore al colon. Sognava di essere ricordato come l'uomo della pace, e firmò il patto di Monaco cedendo al dittatore senza neppure consultare il suo Gabinetto. Ma a volte la disperazione e il sussulto d'orgoglio che assalgono i malati portano a grandi conquiste. Nel '68 il ministro del Lavoro Brodolini scoprì di avere pochi anni, forse mesi davanti a sé. Era andato da un medico sotto falso nome, aveva chiesto una diagnosi sincera. Cancro. Brodolini voleva lasciare un testamento della sua militanza socialista. E preparò con drammatica alacrità la riforma più qualificante del centro-sinistra, lo Statuto dei lavoratori. Aldo Cazzullo Soltanto Reagan si dimise Ma ritornò dopo dodici ore » Francois Mitterrand: «Ho solo un cancro alla prostata, non mi pare che mi abbiano ancora lobotomizzato». A lato: Winston Churchill e Theo Roosevelt

Luoghi citati: Baviera, Inghilterra, Israele, Monaco, Parigi, Yalta