Major assediato a Fort Maastricht

Major assediato a Fort Maastricht Ai Comuni quasi vittoria della Thatcher, dure condizioni per la rentrée di Londra Major assediato a Fort Maastricht E da Bonn uno spettro, la piccola Europa franco-tedesca LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Combattivo come chi sa di giocarsi tutto, John Major ieri ha annunciato nella tumultuosa aula di Westminster, richiamata d'urgenza dalle vacanze, le tre condizioni indispensabili perché l'Inghilterra ratifichi, in un futuro nebuloso, il trattato di Maastricht. Prima una radicale riforma del sistema monetario da cui la sterlina è uscita con le ossa rotte; poi ima stretta convergenza sul principio di «sussidiarietà», di quel decentramento dal burocratismo comunitario che gli euroscettici inglesi considerano il simbolo della difesa della sovranità nazionale; infine, l'attesa del risultato del secondo referendum danese, perché senza Copenaghen Maastricht non può andare avanti. Sono queste le tre carte che Major getterà sul tavolo del vertice di metà ottobre a Birmingham. Condizioni vincolanti e già risapute, almeno in parte, che però Major ha rispolverato, amplificandole nel dibattito d'emergenza ai Comuni per disarmare la furia degli antieuropeisti, orfani della Thatcher. Dopo il ritiro dal Parlamento, la lady ex premier ieri era a Tucson, in Texas, per una di quelle conferenze miliardarie che la consolano dal brusco licenziamento da Downing Street. La signora ha il dente avvelenato con Major, che come cancelliere nell'ottobre del '90 le ha consigliato l'ingresso nello Sme e dopo averla sfrattata come premier ha «tradito» la sua politica europea cadenzata regolarmente da ostinati «no». Così, nell'ora della guerriglia parlamentare contro un primo ministro in crisi per la débàcle della sterlina, la Thatcher ha fatto giungere il suo messaggio ai Comuni: «Maastricht va contro il corso della storia - ha tuonato la inossidabile Lady di ferro -, quando gli imperi sono tenuti artificiosamente in vita, finiscono a pezzi perché la gente vuole tornare alle sue tradizioni nazionali. E' già successo all'impero britannico, come è accaduto all'Urss, alla Jugoslavia» Zelante, la sparuta ma vociante schiera dei suoi seguaci ha messo pubblicamente sotto accusa Major, interrompendolo ripetutamente durante il discorso, sfidandolo a dire se avesse osato già fissare una scadenza per il ritorno all'ovile dello Sme, sollecitandolo a tenere un referendum popolare. Il primo ministro si è dovuto così difendere con accanimento, accontentando la fazione antieuropea quando ha attaccato di nuovo la Germania per la crisi della sterlina travolta «da un mercato incoraggiato da imprudenti rilievi sul riallineamento che non dovevano essere fatti». Sulla stessa linea combattiva si colloca anche l'annuncio che «la sterlina non rientrerà nel meccanismo che abbiamo lasciato la settimana scorsa fintantoché non verrà profondamente modificato. E non sarà presto». Un discorso tutto di chiusura, allora? Non proprio, perché appoggiato dalla vecchia guardia europeista rappresentata da Heath e Howe, pungolato dal ministro degli Esteri Hurd, Major si è lanciato anche in una fiera difesa dell'operato del governo: prima l'ingresso nello Sme (che ha fatto calare inflazione e tassi di interesse), poi la vana lotta del cancelliere Lamont per difendere la sterlina. E la conclusione è stata un sorprendente atto di fede europea: «E' nell'interesse dell'Inghilterra, nei nostri obiettivi, per la nostra prosperità partecipare allo sviluppo del nostro continente». Ma da quanto ha detto ieri, la sua visione dell'Europa rischia di discostarsi chissà per quanto dagli obiettivi degb altri partner della Cee. Il nuovo leader dell'opposizione laburista John Smith lo ha ridicolizzato definendolo «un premier svalutato di un governo svalutato». Ma l'ambivalenza, .L'equilibrismo politico dell'ex figlio dell'acrobata da circo ieri sera l'hanno salvato: alla fine di questa difficile giornata ha avuto 322 voti a favore e 296 contrari. Anche 5 «franchi tiratori» si sono schierati al suo fianco. Paolo Patrono LE PRESSIONI SU MAJOR DIVISIONI NEL GOVERNO Lo spirito di gruppo nell'entourage di Major comincia a venir meno mentre il governo si divide sull'Europa e sulla politica economica tRUXELLÉS La presidenza della Cee costringe Major a guidare la comunità anziché difendere a tempo pieno gli interessi britannici PARIGI - BONN Kohl e Mitterrand preparano un asse franco-tedesco per creare un' Europa a due velocità, con la Gran Bretagna in serie B LA BASE TORY Gli iscritti al partito sono in ansia per il valore degli immobili, i risparmi e i posti | di lavoro e premono su Major perché tenga la Gran Bretagna fuori dallo SME I LABORISTI John Smith si prepara a usare il suo debutto oggi ai Comuni come leader laborista per umiliare Major e Lamont LA CAMERA DEI COMUNI Gli euro-scettici sui seggi Tory [come William Cash] tramano per affossare Maastricht e lo SME LA CAMERA DEI LORD La Thatcher, spalleggiata da Tebbit e Ridley, capeggia gli anti-Maastricnt col ritornello "ve l'avevo detto, non avete voluto ascoltarmi" I MERCATI La sterlina fluttuante è rimasta in balia della speculazione internazionale LA DANIMARCA I danesi pensano a un secondo referendum su Maastricht, e chiedono a Major la risposta