DI VENERDÌ' VINCE CLINTON di Gaetano Scardocchia

DI VENERDÌ' VINCE CLINTON DI VENERDÌ' VINCE CLINTON sempre non è la persona giusta: troppe donne, troppi anziani. Insomma per trovare le mille persone giuste bisognerebbe fare ventimila telefonate. Una selezione ben filtrata e calibrata del «campione» demoscopico costa troppo. E quindi «il sondatore» diventa via via meno rigoroso: se trova solo dieci giovani invece dei trenta che cercava (è sempre più arduo trovare i giovani a casa), moltiplica per tre le loro risposte, allargando arbitrariamente la rappresentatività del campionario che è riuscito a mettere insieme. L'addetto ai lavori concluse la sua analisi con una constatazione raggelante: «Secondo me, è inattendibile il metodo della ricerca telefonica: le persone attive stanno a casa meno delle altre, mentre sono assai più casalinghi i vecchi, i malati, i disoccupati, i depressi, gli ipocondriaci. Insomma, Clinton è favorito dal metodo: i suoi elettori appartengono alla fascia più povera e più debole della società americana, che è proprio la fascia che esce meno di casa». Fred cominciò a orientarsi meglio, con una crescente dose di diffidenza, nella giostra dei sondaggi che le agenzie di stampa andavano diramando giorno per giorno: uno dava Clinton in vantaggio di sei punti, un altro di sedici punti. La discrepanza era forse il risultato di fattori casuali: fusi orari diversi, capricci meteorologici, freddo e pioggia che trattenevano a casa persone che normalmente sarebbero uscite. Un collega del «New York Times» gli confessò che un sondaggio fatto dal suo giornale la sera del discorso di Bush alla «convention» di Houston aveva registrato una clamorosa ripresa del Presidente: 12 punti percentuali in più rispetto ai dati raccolti da «N£w.sweek». tre giorni prima. Ma il sondaggio era distorto in partenza: quella sera infatti, proprio perché il discorso di Bush veniva trasmesso in tv, molti repubblicani erano rimasti a casa, mentre molti democratici erano andati a mangiare le patatine da McDonald's. Le ultime illusioni di Fred crollarono quando intervistò un noto esperto di demoscopia, il professor Seymour Martin Lipset, della George Mason University. Il docente gli rivelò la verità più sconvolgente, e cioè che molta gente mente, sapendo di mentire, quando risponde alle domande dei «sondatori». Ce la prova della menzogna: mentre solo i due terzi degli americani sono iscritti ai registri elettorali (cioè possono votare anche se molti scelgono di non votare), i tre quarti delle persone interrogate telefonicamente sostiene che a novembre voterà. La divergenza statistica dimostra che c'è una percentuale di bugiardi, di persone che si vergognano di dire che non sono «elettori registrati» e fingono di esserlo. «E' evidente che le loro risposte falsano le statistiche - osserva il professor Lipset - e le falsano a favore di Clinton: i non-elettori appartengono prevalentemente a ceti bassi e marginali che hanno più simpatia per il candidato democratico, anche se poi non si iscrivono negli elenchi elettorali». Aggiungiamo che il povero Fred, tormentato dagli scrupoli, tentò di fare un suo mini-sondaggio personale, telefonando a venti numeri telefonici scelti a caso. Metà degli interlocutori rifiutò di rispondere, tre dissero di essere favorevoli a Clinton, due a Bush, e cinque diedero risposte vaghe o indecise. Erano questi, e solo questi, gli interlocutori veramente interessanti, perché essi rappresentavano quell'elettorato vagante che deciderà la corsa presidenziale. Ma nei sondaggi ufficiali scompaiono, perché sono pressati, con domande supplementari, a dire se sono inclini a votare per l'uno o per l'altro. Questa storia, come tutte le storie, ha una morale: conviene aspettare il giorno delle elezioni per sapere chi sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti. Gaetano Scardocchia

Persone citate: Bush, Clinton, George Mason, Lipset, Seymour Martin Lipset

Luoghi citati: Houston, Mcdonald's, Stati Uniti