L'ITALIA TORNA AL SOMMERSO

L'ITALIA TORNA AL SOMMERSO L'ITALIA TORNA AL SOMMERSO getti di diritto lussemburghese, si giuoca su circuiti occulti di importazioni e riesportazioni, ci si fa pagare a San Marino o a Dublino; cominciano addirittura le cancellazioni più banali (dalle associazioni alle Camere di commercio) finalizzate verosimilmente al più urgente nascondimento (anche in ragione della paura della minimum tax); aumenta, specie nel lavoro indipendente, la tendenza a non esprimere alcuna identità che sia visibile al fisco ed anche nei comportamenti di risparmio si avverte la tendenza a privilegiare quelli che, in qualche modo, proteggono il nascondimento. Il sommerso di oggi non ha le caratteristiche adolescenziali ed ingenue di 20-25 anni fa. La gente è più scaltra ed arrabbiata, sente meno i vincoli dell'interesse collettivo e gli interessi del sistema. Accetta con fatalismo rancoroso le stangate, ma è verosimile che non faccia alcuna esplici¬ ta rivolta fiscale: nascondersi è più facile e fruttuoso. Stiamo attenti, cruindi: ogni nuovo intervento di razionale e dovuto, a scanso di equivoci, rigore governativo rischia di creare nascondimento della gente ed ulteriore confusione, specialmente fiscale; il processo va quindi capito con più serietà che venti anni fa, perché allora c'era la prospettiva su cui marciare (far emergere, consolidandolo, il sommerso) mentre oggi non c'è prospettiva in avanti, solo nascondimento. E dobbiamo capire in fretta, per individuare come lavorare, di fino, su tale nascondimento: rischiamo che molti italiani siano sempre più ricchi (con soldi a Lugano o a Miami); mentre l'Italia nel suo complesso soffrirà di una sempre minore consistenza, fiscale così come imprenditoriale. Sarebbe comunque limitativo pensare che la società italiana viva solo di un regressivo nascondimento e ritorno al nero. La scaltrezza è dote antica degli italiani, ma accanto ad essa opera oggi un'altra antica dote, quella della «saggezza prudenziale», una saggez¬ za che si estrinseca in quel che si può definire un «riallineamento un passo indietro». Sembra in altre parole affermarsi una generalizzata stanchezza verso lo slittamento verso l'alto. Non pagano più l'eccellenza ad ogni costo, la griffe in ogni cosa, il premium-price, la voglia di sofisticazione. Basta guardarsi intorno: i consumi non sentono più la coazione a livelli sempre più alti e costosi; i ristoratori e gli albergatori (forse perché impauriti da alcuni scricchiolii dell'ultima estate) si dichiarano propensi ad attestarsi su più qualità intermedia e su costi intermedi; gli operatori del terziario avanzato (quelli che più avevano giuocato sullo slittamento in alto della loro offerta) avvertono pesantemente il bisogno di limare un po' il loro rampantismo professionale. La stessa rincorsa all'eccellenza professionale e formativa, poi, sembra in calo, se si deve dar retta al decrescente appeal dei tanti masters e dei livelli altissimi di formazione. Si pensi, al riguardo, al calo del flusso di giovani verso le selezioni di ammissione a tutte le università private, con lo «strano indicatore» del calo netto degli aspiranti provenienti dal diploma di ragioneria, segno che la professionalità cerca perfezionamento sul lavoro più che nelle scuole di eccellenza. Le famiglie sembrano in fase di grande riordino dei loro comportamenti, di vacanza come di consumi superiori; le stesse imprese produttrici stanno capendo che è meglio ripiegare sui modelli e sui prodotti di medio costo ma di più ampia diffusione e forse gli stessi commercianti (lo vedremo probabilmente nelle loro reazioni alla svalutazione) si sentono meno propensi a rilanciare i loro prezzi, per paura che la gente non li segua più che tanto nella rincorsa verso l'alto. Un passo indietro per riprendere slancio o una strategia consapevole di collocazione, anche competitiva? La risposta è verosimilmente la seconda. Ma se questo è vero, occorrerà che tale strategia sia capita e guidata dai pubblici poteri, perché essa dia frutti di solido, non rampante, sviluppo del Paese. Giuseppe De Rita Presidente del Cnel

Persone citate: Giuseppe De Rita

Luoghi citati: Dublino, Italia, Lugano, Miami, San Marino