Così il freezer diventò un ricatto

Così il freezer diventò un ricatto Le indagini sull'uomo di None ucciso e tenuto per 13 mesi nel congelatore Così il freezer diventò un ricatto Troppi drogati sapevano e chiedevano soldi Portano agli ambienti dei tossicodipendenti della Val Pellice, di None e di Moncalieri le indagini dei carabinieri sugli sciacalli che per tredici mesi hanno ricattato Grazia Fichera, la donna che un anno fa ha ucciso, insieme con i due figli e una complice di Luserna San Giovanni, il marito Graziano Bauso: l'uomo è stato rinchiuso in un congelatore tenuto in cucina un mese, poi interrato nel cortile della sua cascina in via Roma 121. La notizia è emersa ieri, dopo il lungo interrogatorio a cui è stato sottoposto Marcello Fornerone, il giovane di San Secondo di Pinerolo che l'altro ieri avrebbe dovuto avere dalla famiglia Bauso altri 4 milioni: il prezzo del suo silenzio e della promessa di disseppellire quel freezer e farlo sparire per sempre. Fornerone ha confessato. Uscito di prigione lo scorso aprile, ha raccontato al giudice di aver estorto circa 5 milioni a Grazia Fichera. Denaro ottenuto dopo che Romilda Odin, la complice considerata esecutrice materiale del delitto, gli aveva confidato di avere iniettato nelle vene di Graziano Bauso una soluzione mortale di droga: «I soldi mi sono stati consegnati a più riprese, tra la fine di maggio e la fine di luglio. Ogni volta indicavo alla donna il luogo dove avrebbe dovuto portarli, sempre nelle campagne di None». Non ci sono dubbi: prima di Fornerone, altre persone hanno ricattato Grazia Fichera. I carabinieri sarebbero già sulle loro tracce, mentre non si hanno ancora notizie di Romilda Odin, partita un mese fa con il fidanzato extracomunitario per un viaggio in Tunisia. Giovanni Odin, il fratello, non la sente da allora: «Siamo disperati. I miei genitori hanno fatto di tutto per aiutare Romilda, per convincerla a disintossicarsi. Anni fa hanno provato a inserirla in una comunità per tossicodipendenti: è scappata dopo un giorno. Poi sono intervenuto io: per 6 anni l'ho portata con me in montagna, mi aiutava nella gestione del rifugio Granerò. Ma anche quel tentativo s'è rivelato inutile: tornata in valle, Romilda ha ripreso a frequentare il giro dei tossicodipendenti di Torre Pellice e a bucarsi». Convocati in caserma a Pine¬ rolo per alcune comunicazioni formali, l'altra sera Grazia Fichera, Franca e Vito Bauso hanno confermato che è stata Romilda Odin a praticare l'iniezione mortale al loro padre-padrone. Possibile? I carabinieri non si sbilanciano: «Lo sapremo quando riusciremo a catturarla. Chi ha compiuto un simile delitto o è un pazzo, o una persona disperata disposta a tutto». [a. già.] Con gli ultimi 4 milioni il frigo doveva scomparire Grazia Fichera e il figlio Vito Bauso sono in carcere rispettivamente alle Nuove di Torino e a Saluzzo Per tredici mesi la famiglia è stata ricattata da sciacalli della Val Pellice, di None e di Moncalieri Tre giorni dopo il delitto Franca Bauso, figlia della vittima, è partita per una vacanza d'una settimana a Riccione Così il freezer diventò un ricatto Le indagini sull'uomo di None ucciso e tenuto per 13 mesi nel congelatore Così il freezer diventò un ricatto Troppi drogati sapevano e chiedevano soldi Portano agli ambienti dei tossicodipendenti della Val Pellice, di None e di Moncalieri le indagini dei carabinieri sugli sciacalli che per tredici mesi hanno ricattato Grazia Fichera, la donna che un anno fa ha ucciso, insieme con i due figli e una complice di Luserna San Giovanni, il marito Graziano Bauso: l'uomo è stato rinchiuso in un congelatore tenuto in cucina un mese, poi interrato nel cortile della sua cascina in via Roma 121. La notizia è emersa ieri, dopo il lungo interrogatorio a cui è stato sottoposto Marcello Fornerone, il giovane di San Secondo di Pinerolo che l'altro ieri avrebbe dovuto avere dalla famiglia Bauso altri 4 milioni: il prezzo del suo silenzio e della promessa di disseppellire quel freezer e farlo sparire per sempre. Fornerone ha confessato. Uscito di prigione lo scorso aprile, ha raccontato al giudice di aver estorto circa 5 milioni a Grazia Fichera. Denaro ottenuto dopo che Romilda Odin, la complice considerata esecutrice materiale del delitto, gli aveva confidato di avere iniettato nelle vene di Graziano Bauso una soluzione mortale di droga: «I soldi mi sono stati consegnati a più riprese, tra la fine di maggio e la fine di luglio. Ogni volta indicavo alla donna il luogo dove avrebbe dovuto portarli, sempre nelle campagne di None». Non ci sono dubbi: prima di Fornerone, altre persone hanno ricattato Grazia Fichera. I carabinieri sarebbero già sulle loro tracce, mentre non si hanno ancora notizie di Romilda Odin, partita un mese fa con il fidanzato extracomunitario per un viaggio in Tunisia. Giovanni Odin, il fratello, non la sente da allora: «Siamo disperati. I miei genitori hanno fatto di tutto per aiutare Romilda, per convincerla a disintossicarsi. Anni fa hanno provato a inserirla in una comunità per tossicodipendenti: è scappata dopo un giorno. Poi sono intervenuto io: per 6 anni l'ho portata con me in montagna, mi aiutava nella gestione del rifugio Granerò. Ma anche quel tentativo s'è rivelato inutile: tornata in valle, Romilda ha ripreso a frequentare il giro dei tossicodipendenti di Torre Pellice e a bucarsi». Convocati in caserma a Pine¬ rolo per alcune comunicazioni formali, l'altra sera Grazia Fichera, Franca e Vito Bauso hanno confermato che è stata Romilda Odin a praticare l'iniezione mortale al loro padre-padrone. Possibile? I carabinieri non si sbilanciano: «Lo sapremo quando riusciremo a catturarla. Chi ha compiuto un simile delitto o è un pazzo, o una persona disperata disposta a tutto». [a. già.] Con gli ultimi 4 milioni il frigo doveva scomparire Grazia Fichera e il figlio Vito Bauso sono in carcere rispettivamente alle Nuove di Torino e a Saluzzo Per tredici mesi la famiglia è stata ricattata da sciacalli della Val Pellice, di None e di Moncalieri Tre giorni dopo il delitto Franca Bauso, figlia della vittima, è partita per una vacanza d'una settimana a Riccione