Mancini, festa rovinata di M. A.
Mancini, festa rovinata Mancini, festa rovinata Dopo la squalifica: non finisce qui ZURIGO DAL NOSTRO INVIATO Una telefonata a Genova gli ha rovinato la festa del ritorno in Nazionale. «Roberto ti hanno dato tre giornate», la voce della segretaria della Samp ha dissolto in Mancini l'ultima illusione di cavarsela in tempo per la partita di domenica contro il Milan. Tre giornate, una squalifica durissima per uno che aveva assicurato di non aver fatto e detto nulla contro l'arbitro, a Udine. Possibile? Mancini insiste nella propria difesa un po' monotona, sicuramente accorata. «Ci vuole una bella inventiva», mormora, appoggiato al muro dello spogliatoio al Letzigrund. Inutile aggiungere che l'inventore, secondo lui, è l'arbitro Cinciripini, uno con cui potrebbe parlare in dialetto marchigiano. Ma che ha fatto, insomma? Gli si chiede. «Niente. Giuro su mio figlio nato da una settimana che non ho fatto nulla di grave. All'arbitro, dopo che mi aveva fatto vedere il cartellino rosso, ho soltanto chiesto: perché? Ed è la domanda che continuo a farmi. Mi aspettavo al massimo la squalifica per una giornata e già in quel caso avrei voluto conoscerne le motivazioni. Figuratevi adesso. Voglio parlare con la società, stuelleremo con calma il ricorso. Ma sia chiaro che io non sono il tipo che va in campo a minacciare. Lombardo e Mandorlini, che erano lì, possono testimoniarlo». Il «giallo» di Udine continua. Insieme a quell'altra appendice arbitrale, legata a un rigore che Cinciripini avrebbe visto ma non concesso, avvertendo Contratto, il difensore dell'Udinese, che la volta successiva non ci sarebbe passato su. La vicenda Mancini tiene banco nello spogliatoio azzurro piuttosto rilassato. Finito il match si torna a pensare al campionato e i milanisti delia Nazionale non nascondono che l'assenza di Mancini sarà un vantaggio. Vialli, su un'altra panca, mastica amaro. Gli dispiace per l'amico e per le ambizioni juventine di un passo falso milanista. Finisce che il ritorno dei gemelli sampdoriani passa quasi sotto silenzio. «Non mi sentivo condizionato. Abbiamo fatto quanto ci aveva detto Sacchi e sono abbastanza soddisfatto», dice Mancini. Ambizioni di un ritorno a tempo pieno? «Nessuna. Ho 28 anni, qualche occasione in Nazionale l'ho avuta, adesso sono il vice di Baggio ed è un ruolo che mi sta bene». Del resto non si può lamentare: se le ragioni della squalifica fossero giunte con qualche ora di anticipo, Mancini non sarebbe neppure partito per Zurigo. Quella motivazione, «per minacce», non sarebbe piaciuta a Sacchi. Vialli per un'espulsione meno grave venne escluso dal ritiro prima della partita con la Germania, [m. a.] Mancini, festa rovinata Mancini, festa rovinata Dopo la squalifica: non finisce qui ZURIGO DAL NOSTRO INVIATO Una telefonata a Genova gli ha rovinato la festa del ritorno in Nazionale. «Roberto ti hanno dato tre giornate», la voce della segretaria della Samp ha dissolto in Mancini l'ultima illusione di cavarsela in tempo per la partita di domenica contro il Milan. Tre giornate, una squalifica durissima per uno che aveva assicurato di non aver fatto e detto nulla contro l'arbitro, a Udine. Possibile? Mancini insiste nella propria difesa un po' monotona, sicuramente accorata. «Ci vuole una bella inventiva», mormora, appoggiato al muro dello spogliatoio al Letzigrund. Inutile aggiungere che l'inventore, secondo lui, è l'arbitro Cinciripini, uno con cui potrebbe parlare in dialetto marchigiano. Ma che ha fatto, insomma? Gli si chiede. «Niente. Giuro su mio figlio nato da una settimana che non ho fatto nulla di grave. All'arbitro, dopo che mi aveva fatto vedere il cartellino rosso, ho soltanto chiesto: perché? Ed è la domanda che continuo a farmi. Mi aspettavo al massimo la squalifica per una giornata e già in quel caso avrei voluto conoscerne le motivazioni. Figuratevi adesso. Voglio parlare con la società, stuelleremo con calma il ricorso. Ma sia chiaro che io non sono il tipo che va in campo a minacciare. Lombardo e Mandorlini, che erano lì, possono testimoniarlo». Il «giallo» di Udine continua. Insieme a quell'altra appendice arbitrale, legata a un rigore che Cinciripini avrebbe visto ma non concesso, avvertendo Contratto, il difensore dell'Udinese, che la volta successiva non ci sarebbe passato su. La vicenda Mancini tiene banco nello spogliatoio azzurro piuttosto rilassato. Finito il match si torna a pensare al campionato e i milanisti delia Nazionale non nascondono che l'assenza di Mancini sarà un vantaggio. Vialli, su un'altra panca, mastica amaro. Gli dispiace per l'amico e per le ambizioni juventine di un passo falso milanista. Finisce che il ritorno dei gemelli sampdoriani passa quasi sotto silenzio. «Non mi sentivo condizionato. Abbiamo fatto quanto ci aveva detto Sacchi e sono abbastanza soddisfatto», dice Mancini. Ambizioni di un ritorno a tempo pieno? «Nessuna. Ho 28 anni, qualche occasione in Nazionale l'ho avuta, adesso sono il vice di Baggio ed è un ruolo che mi sta bene». Del resto non si può lamentare: se le ragioni della squalifica fossero giunte con qualche ora di anticipo, Mancini non sarebbe neppure partito per Zurigo. Quella motivazione, «per minacce», non sarebbe piaciuta a Sacchi. Vialli per un'espulsione meno grave venne escluso dal ritiro prima della partita con la Germania, [m. a.]
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