«Meglio i tassi al 75%» di Valeria Sacchi

«Meglio i tassi al 75%» «Meglio i tassi al 75%» Monti: Ciampi doveva aspettare il voto MILANO. Una garbata critica a Bankitalia e l'invito a «non ricadere nella tentazione di una politica di vincoli», un richiamo per Bundesbank «alle sue responsabilità», una difesa della politica dell'istituto centrale tedesco e un affettuoso apprezzamento dei progressi dell'Italia. Sono alcuni dei temi che il rettore della Bocconi e consulente del Tesoro Mario Monti e la rappresentante di Bundesbank a Roma, la signora Adelhaid SailerSchuster, si sono palleggiati ieri in un incontro organizzato dalla Associazione della Stampa estera. Mario Monti, la voce «dei Paesi non dominanti» come lui stesso si è definito parlando di Maastricht e di Europa, e Frau Sailer-Schuster, la «voce dei Paesi dominanti» non si sono sottratti alle spinose attualità. Frau Schuster ha perfino affrontato il problema delle paure scaturite dall'insorgere del nazional-socialismo. Limitandosi a ricordare che tra il 1989 e il 1990 sono stati integrati in Germania 1,7 milioni di immigranti di origine tedesca provenienti dall'Europa orientale, i quali non parlano tedesco, che nel 1991 e nel 1992 altre 750.000 persone hanno chiesto asilo. A Monti è toccato il primo round. Egli ha criticato i governi europei per «aver diluito nel tempo le verifiche su Maastricht», alimentando le turbative. Ha difeso la politica di rigore della Bundesbank, ricordando che coloro che oggi accusano i tedeschi di rigidità per gli alti tassi, dimenticano che negli ultimi due anni, questa riunificazione ha già riversato sull'Europa grandi benefici. Se oggi il trattato andrà rinegoziato, forse non tutto il male vien per nuocere. La crisi ha messo in luce che quell'Europa a due velocità che sembrava improponibile, è di fatto già nelle cose. Senza contare che, nella stesura della nuova intesa, si potranno depennare alcuni automatismi «impossibili», come quello che impone all'Italia di rientrare in breve tempo in un rapporto del 60% tra debiti e Pil. Più critico il discorso di Monti su governo e Bankitalia. Pur riconoscendo ad Amato di aver condotto una «azione senza precedenti, e nella direzione giusta», il rettore della Bocconi ha ricordato i colpevoli «ritardi», mentre al governatore Ciampi (cui va il merito di aver cambiato rotta rispetto ai predecessori) ha rimproverato di «non aver resistito fino al giorno 20», anche in assenza di manovra, magari aumentando provvisoriamente i tassi del 75%, come ha fatto poi la Svezia per tre giorni. Sulla difesa della politica dei tassi, ha concentrato il suo discorso la signora della Bundesbank. Con una spiegazione molto semplice: per l'istituto di emissione tedesco il dogma primo è «il mantenimento di un determinato obbiettivo monetario». E poiché, in una visione di lungo termine, la Bundesbank ritiene che vi sia «un collega¬ mento tra massa monetaria e livello dei prezzi», al controllo della massa monetaria essa sacrifica qualsiasi altro interesse. Anche la Germania ha i suoi punti deboli, ha ricordato la signora Sailer-Schuster, e fra questi c'è la latente paura di una inflazione incontrollata, un fenomeno che la Germania ha già sperimentato ben due volte nel corso del secolo, e che ha «annientato tutti i risparmi dei nostri nonni e dei nostri genitori». Proprio per questo motivo, la Germania del dopoguerra ha voluto una banca centrale totalmente indipendente dal potere politico, in grado di «adottare anche provvedimenti politicamente impopolari». Sull'Italia, Monti e Frau Sailer hanno concordato: lo choc elettorale, sommato a Tangentopoli e allo choc valutario, possono forse essere un ottimo viatico per cambiare finalmente rotta, sul serio. Valeria Sacchi «Meglio i tassi al 75%» «Meglio i tassi al 75%» Monti: Ciampi doveva aspettare il voto MILANO. Una garbata critica a Bankitalia e l'invito a «non ricadere nella tentazione di una politica di vincoli», un richiamo per Bundesbank «alle sue responsabilità», una difesa della politica dell'istituto centrale tedesco e un affettuoso apprezzamento dei progressi dell'Italia. Sono alcuni dei temi che il rettore della Bocconi e consulente del Tesoro Mario Monti e la rappresentante di Bundesbank a Roma, la signora Adelhaid SailerSchuster, si sono palleggiati ieri in un incontro organizzato dalla Associazione della Stampa estera. Mario Monti, la voce «dei Paesi non dominanti» come lui stesso si è definito parlando di Maastricht e di Europa, e Frau Sailer-Schuster, la «voce dei Paesi dominanti» non si sono sottratti alle spinose attualità. Frau Schuster ha perfino affrontato il problema delle paure scaturite dall'insorgere del nazional-socialismo. Limitandosi a ricordare che tra il 1989 e il 1990 sono stati integrati in Germania 1,7 milioni di immigranti di origine tedesca provenienti dall'Europa orientale, i quali non parlano tedesco, che nel 1991 e nel 1992 altre 750.000 persone hanno chiesto asilo. A Monti è toccato il primo round. Egli ha criticato i governi europei per «aver diluito nel tempo le verifiche su Maastricht», alimentando le turbative. Ha difeso la politica di rigore della Bundesbank, ricordando che coloro che oggi accusano i tedeschi di rigidità per gli alti tassi, dimenticano che negli ultimi due anni, questa riunificazione ha già riversato sull'Europa grandi benefici. Se oggi il trattato andrà rinegoziato, forse non tutto il male vien per nuocere. La crisi ha messo in luce che quell'Europa a due velocità che sembrava improponibile, è di fatto già nelle cose. Senza contare che, nella stesura della nuova intesa, si potranno depennare alcuni automatismi «impossibili», come quello che impone all'Italia di rientrare in breve tempo in un rapporto del 60% tra debiti e Pil. Più critico il discorso di Monti su governo e Bankitalia. Pur riconoscendo ad Amato di aver condotto una «azione senza precedenti, e nella direzione giusta», il rettore della Bocconi ha ricordato i colpevoli «ritardi», mentre al governatore Ciampi (cui va il merito di aver cambiato rotta rispetto ai predecessori) ha rimproverato di «non aver resistito fino al giorno 20», anche in assenza di manovra, magari aumentando provvisoriamente i tassi del 75%, come ha fatto poi la Svezia per tre giorni. Sulla difesa della politica dei tassi, ha concentrato il suo discorso la signora della Bundesbank. Con una spiegazione molto semplice: per l'istituto di emissione tedesco il dogma primo è «il mantenimento di un determinato obbiettivo monetario». E poiché, in una visione di lungo termine, la Bundesbank ritiene che vi sia «un collega¬ mento tra massa monetaria e livello dei prezzi», al controllo della massa monetaria essa sacrifica qualsiasi altro interesse. Anche la Germania ha i suoi punti deboli, ha ricordato la signora Sailer-Schuster, e fra questi c'è la latente paura di una inflazione incontrollata, un fenomeno che la Germania ha già sperimentato ben due volte nel corso del secolo, e che ha «annientato tutti i risparmi dei nostri nonni e dei nostri genitori». Proprio per questo motivo, la Germania del dopoguerra ha voluto una banca centrale totalmente indipendente dal potere politico, in grado di «adottare anche provvedimenti politicamente impopolari». Sull'Italia, Monti e Frau Sailer hanno concordato: lo choc elettorale, sommato a Tangentopoli e allo choc valutario, possono forse essere un ottimo viatico per cambiare finalmente rotta, sul serio. Valeria Sacchi

Persone citate: Adelhaid Sailerschuster, Ciampi, Frau Sailer, Frau Schuster, Mario Monti, Sailer, Sailer-schuster, Schuster