«Indifesi e spazzati via da quel fango assassino»

«Indifesi e spazzati via da quel fango assassino» Savona chiede lo stato d'emergenza: gravissimi i danni, sale a 3 il numero delle vittime «Indifesi e spazzati via da quel fango assassino» SAVONA DAL NOSTRO INVIATO S'era fatta notte all'improvviso, eppure non era ancora metà pomeriggio. I fiumi in piena avevano lanciato come un urlo, l'acqua era salita ancora, ondate tremende che si abbattevano ovunque, e il mare, lì a pochi metri, ormai faceva barriera. La gente aveva avuto paura come avesse capito che era l'apocalisse. Ventiquattr'ore dopo è arrivato il sole e si potevano cominciare a contare le ferite che sono molte e profonde tanto da far chiedere lo stato di emergenza. Sì, l'alluvione è stata breve ma devastante. Tre morti, dozzine di senza tetto, ponti crollati, strade interrotte, centinaia di miliardi di danni. In qualche modo Savona ha potuto difendersi, ma l'entroterra è sconvolto, offeso, la Valle Bormida, le gole del Letimbro e del Quiliano paiono piaghe purulente. Dalla mattina il Quiliano scagliava le sue minacce. La via Leopardi è una stretta strada di Vado Ligure che costeggia il fiumiciattolo fino a pochi metri dalla foce. Rosa Perugino abitava al numero 24, ima vecchia casa d'angolo senza pretese. Soltanto da qualche tempo era arrivata da Catanzaro. Col marito, Francesco, 27 anni, muratore, e la figlia Annamaria, 3 anni, viveva in due stanze al piano terra. Francesco Perugino è fuori per il lavoro, la moglie, che è in attesa di un secondo figlio, non si è allontanata. Dalla finestra ha visto la metamorfosi del torrente, e ora ha paura. «Le abbiamo gridato di salire da noi,' ma non ha voluto muoversi», racconta Stefano Damonte, 65 anni. Parla affacciato alla finestra al secondo piano della casa di fronte, la stessa dalla quale, con la moglie Maddalena, ha seguito impotente la tragedia. Poco prima delle 17 il livello dell'acqua si è improvvisamente alzato. «Un boato, un'ondata enorme che si abbatteva ovunque. Ha investito la casa, ho visto il battente di destra dei- la porta d'ingresso strappato dai cardini. Lei, quella ragazza, è stata scaraventata in acqua. La piccola le si era aggrappata al collo, piangeva e gridava: "Mamma, mamma". Sono state spinte sulla destra, lei nuotava: ancora qualche metro e sarebbe arrivata nello spiazzo, laggiù. Ma la corrente l'ha trascinata dalla parte opposta». Dietro la casa di Damonte c'è il ponte romano, ad arco unico, in pietra: è il solo ad aver fronteggiato con baldanza la prepotenza del fiume. Ma proprio alla base del ponte si era creato un vortice e Rosa Perugino è stata come afferrata. Marco Fava, un ragazzo di Vado, ha tentato di bloccarla, ma se l'è vista scivolare via. Lei si batteva, cercava di afferrare qualsiasi cosa e infine, ce l'ha fatta a ghermire un tronco sbattuto sull'argine, vicino al ponte della statale, ormai vicino al mare. Era esausta, con le ultime forze sosteneva la piccola Annamaria che però non piangeva più. «Avessimo avuto una fune, un qualcosa, forse l'avremmo salvata», dice ora Paolo Bona, 25 anni, di Noli, idraulico. Era su quel ponte, con alcuni amici. «Lei ha allungato le mani. "Aiuto", urlava. Ma è stato un attimo e poi sono scomparse verso il mare, lei e la bimba». Le hanno cercate anche con gli elicotteri e le motovedette, fino all'alba di ieri quando il corpo della giovane è stato scorto sulla spiaggia di Finale, lontano circa 15 chilometri. Annamaria ancora non l'hanno trovata. Nella notte, sul monte Moro, l'altro dramma. La casa di Ermanno e Silvana Bertoni è stata investita da una frana, prima è scivolata di una decina di metri, poi si è come frantumata. La donna, che aveva 66 anni, è stata travolta dal pavimento, ed è morta; il marito, 68, è ricoverato all'ospedale San Paolo, le sue condizioni appaiono serie. Quando sono giunti i pompieri si sono imbattuti in Flock, il pastore tedesco, che faceva la guardia e non voleva far avvicinare nessuno. «E' un fatto che non accadeva da cento anni e quando succede una cosa del genere, sostanzialmente, si è impotenti», dice Giorgio Balbo, assessore ai Lavori Pubblici di Savona, che ha raccolto il primo allarme, alle 10,30 di martedì e ha organizzato i gruppi d'intervento. Erano seguite ore di trepidazione, di lavoro convulso, perché la pioggia aveva incanaglito l'aspetto di quei due fiumiciattoli. Fra le montagne avevano già provocato guai e intomo a mezzogiorno in ogni vallata c'era l'inferno. Anche il rio Fossato, che scorre interrato attraverso l'abitato di Altare, aveva perso le staffe e provocava voragini in alcune strade. E poi c'è stata l'ondata di fango, si è staccata dal fianco del monte ed il paese ne è stato investito. Tutto invaso, le botteghe, i piani bassi delle case, la melma ha graffiato le fabbriche del vetro, che sono la grande risorsa della gente di qui. Le squadre dei vigili del fuoco hanno lavorato bene, dice il sindaco. Erano accorsi da Torino, da Milano, da Asti, da Pavia, naturalmente da Genova e da Imperia, ieri, da Albenga, sono arrivati anche 150 militari di leva, in tutto nei soccorsi sono impegnate 600 persone, tra cui i volontari. In mezzo all'uragano, sulle strade di montagna, la gente continuava però a viaggiare. Una grossa frana di fango era scivolata sulla statale 29 del Piemonte, non lontana dal forte di Cadibona. Una cinquantina di auto e camion erano rimasti bloccati. Occorreva sciogliere il nodo prima che fosse troppo tardi, c'era il rischio che il fango investisse le auto. Sono accorsi i pompieri, Michele Costantini, geometra coordinatore della zona di Altare, e Andrea Ciuffo, si sono arrampicati fino alla colonna. «In testa, un pulmino di turisti svizzeri, poi una Mercedes di tedeschi, quindi gli altri», ricorda Costantini. «Vedevamo quella cosa venir giù dal fianco del monte, dovevamo far muovere quella gente e farlo in fretta», ma non c'è stato tempo, la valanga è arrivata sulla strada, ha sollevato il pulmino, lo ha spostato. Ciuffo è stato rapido e si è gettato verso il fianco del monte: «Mi sono afferrato a qualcosa, ho cominciato a risalire». Costantini era bloccato dall'altra parte. «Non ho neppure pensato, sono salito sul cofano della Mercedes, il tedesco mi osservava, impassibile, la cintura regolarmente allacciata. Siamo scivolati così, per una cinquantina di metri, io aggrappato di fuori e lui seduto dentro. Siamo arrivati allo spigolo di una casa, l'onda si è rotta, per fortuna, ho capito che ero salvo». Con Ciuffo hanno cominciato subito a far uscire la gente dalle auto, era finita. Vincenzo Tessendoti Il tragico racconto dei testimoni «Ho visto sparire madre e figlia» La furia travolge due campeggi affollati di turisti Ora è allarme anche nella Gran Bretagna colpita da violenti acquazzoni A Londra traffico paralizzato Il giorno dopo l'alluvione che ha flagellato Savona e il suo entroterra, dove sono morte tre persone. Le immagini sono state scattate in due dei paesi che hanno subito i maggiori danni: Quiliano e Altare Autocarri e autobus sommersi dall'acqua. Una delle tante drammatiche immagini della violenta inondazione che ha travolto il Sud della Francia IPli mmmmmmmm® «Indifesi e spazzati via da quel fango assassino» Savona chiede lo stato d'emergenza: gravissimi i danni, sale a 3 il numero delle vittime «Indifesi e spazzati via da quel fango assassino» SAVONA DAL NOSTRO INVIATO S'era fatta notte all'improvviso, eppure non era ancora metà pomeriggio. I fiumi in piena avevano lanciato come un urlo, l'acqua era salita ancora, ondate tremende che si abbattevano ovunque, e il mare, lì a pochi metri, ormai faceva barriera. La gente aveva avuto paura come avesse capito che era l'apocalisse. Ventiquattr'ore dopo è arrivato il sole e si potevano cominciare a contare le ferite che sono molte e profonde tanto da far chiedere lo stato di emergenza. Sì, l'alluvione è stata breve ma devastante. Tre morti, dozzine di senza tetto, ponti crollati, strade interrotte, centinaia di miliardi di danni. In qualche modo Savona ha potuto difendersi, ma l'entroterra è sconvolto, offeso, la Valle Bormida, le gole del Letimbro e del Quiliano paiono piaghe purulente. Dalla mattina il Quiliano scagliava le sue minacce. La via Leopardi è una stretta strada di Vado Ligure che costeggia il fiumiciattolo fino a pochi metri dalla foce. Rosa Perugino abitava al numero 24, ima vecchia casa d'angolo senza pretese. Soltanto da qualche tempo era arrivata da Catanzaro. Col marito, Francesco, 27 anni, muratore, e la figlia Annamaria, 3 anni, viveva in due stanze al piano terra. Francesco Perugino è fuori per il lavoro, la moglie, che è in attesa di un secondo figlio, non si è allontanata. Dalla finestra ha visto la metamorfosi del torrente, e ora ha paura. «Le abbiamo gridato di salire da noi,' ma non ha voluto muoversi», racconta Stefano Damonte, 65 anni. Parla affacciato alla finestra al secondo piano della casa di fronte, la stessa dalla quale, con la moglie Maddalena, ha seguito impotente la tragedia. Poco prima delle 17 il livello dell'acqua si è improvvisamente alzato. «Un boato, un'ondata enorme che si abbatteva ovunque. Ha investito la casa, ho visto il battente di destra dei- la porta d'ingresso strappato dai cardini. Lei, quella ragazza, è stata scaraventata in acqua. La piccola le si era aggrappata al collo, piangeva e gridava: "Mamma, mamma". Sono state spinte sulla destra, lei nuotava: ancora qualche metro e sarebbe arrivata nello spiazzo, laggiù. Ma la corrente l'ha trascinata dalla parte opposta». Dietro la casa di Damonte c'è il ponte romano, ad arco unico, in pietra: è il solo ad aver fronteggiato con baldanza la prepotenza del fiume. Ma proprio alla base del ponte si era creato un vortice e Rosa Perugino è stata come afferrata. Marco Fava, un ragazzo di Vado, ha tentato di bloccarla, ma se l'è vista scivolare via. Lei si batteva, cercava di afferrare qualsiasi cosa e infine, ce l'ha fatta a ghermire un tronco sbattuto sull'argine, vicino al ponte della statale, ormai vicino al mare. Era esausta, con le ultime forze sosteneva la piccola Annamaria che però non piangeva più. «Avessimo avuto una fune, un qualcosa, forse l'avremmo salvata», dice ora Paolo Bona, 25 anni, di Noli, idraulico. Era su quel ponte, con alcuni amici. «Lei ha allungato le mani. "Aiuto", urlava. Ma è stato un attimo e poi sono scomparse verso il mare, lei e la bimba». Le hanno cercate anche con gli elicotteri e le motovedette, fino all'alba di ieri quando il corpo della giovane è stato scorto sulla spiaggia di Finale, lontano circa 15 chilometri. Annamaria ancora non l'hanno trovata. Nella notte, sul monte Moro, l'altro dramma. La casa di Ermanno e Silvana Bertoni è stata investita da una frana, prima è scivolata di una decina di metri, poi si è come frantumata. La donna, che aveva 66 anni, è stata travolta dal pavimento, ed è morta; il marito, 68, è ricoverato all'ospedale San Paolo, le sue condizioni appaiono serie. Quando sono giunti i pompieri si sono imbattuti in Flock, il pastore tedesco, che faceva la guardia e non voleva far avvicinare nessuno. «E' un fatto che non accadeva da cento anni e quando succede una cosa del genere, sostanzialmente, si è impotenti», dice Giorgio Balbo, assessore ai Lavori Pubblici di Savona, che ha raccolto il primo allarme, alle 10,30 di martedì e ha organizzato i gruppi d'intervento. Erano seguite ore di trepidazione, di lavoro convulso, perché la pioggia aveva incanaglito l'aspetto di quei due fiumiciattoli. Fra le montagne avevano già provocato guai e intomo a mezzogiorno in ogni vallata c'era l'inferno. Anche il rio Fossato, che scorre interrato attraverso l'abitato di Altare, aveva perso le staffe e provocava voragini in alcune strade. E poi c'è stata l'ondata di fango, si è staccata dal fianco del monte ed il paese ne è stato investito. Tutto invaso, le botteghe, i piani bassi delle case, la melma ha graffiato le fabbriche del vetro, che sono la grande risorsa della gente di qui. Le squadre dei vigili del fuoco hanno lavorato bene, dice il sindaco. Erano accorsi da Torino, da Milano, da Asti, da Pavia, naturalmente da Genova e da Imperia, ieri, da Albenga, sono arrivati anche 150 militari di leva, in tutto nei soccorsi sono impegnate 600 persone, tra cui i volontari. In mezzo all'uragano, sulle strade di montagna, la gente continuava però a viaggiare. Una grossa frana di fango era scivolata sulla statale 29 del Piemonte, non lontana dal forte di Cadibona. Una cinquantina di auto e camion erano rimasti bloccati. Occorreva sciogliere il nodo prima che fosse troppo tardi, c'era il rischio che il fango investisse le auto. Sono accorsi i pompieri, Michele Costantini, geometra coordinatore della zona di Altare, e Andrea Ciuffo, si sono arrampicati fino alla colonna. «In testa, un pulmino di turisti svizzeri, poi una Mercedes di tedeschi, quindi gli altri», ricorda Costantini. «Vedevamo quella cosa venir giù dal fianco del monte, dovevamo far muovere quella gente e farlo in fretta», ma non c'è stato tempo, la valanga è arrivata sulla strada, ha sollevato il pulmino, lo ha spostato. Ciuffo è stato rapido e si è gettato verso il fianco del monte: «Mi sono afferrato a qualcosa, ho cominciato a risalire». Costantini era bloccato dall'altra parte. «Non ho neppure pensato, sono salito sul cofano della Mercedes, il tedesco mi osservava, impassibile, la cintura regolarmente allacciata. Siamo scivolati così, per una cinquantina di metri, io aggrappato di fuori e lui seduto dentro. Siamo arrivati allo spigolo di una casa, l'onda si è rotta, per fortuna, ho capito che ero salvo». Con Ciuffo hanno cominciato subito a far uscire la gente dalle auto, era finita. Vincenzo Tessendoti Il tragico racconto dei testimoni «Ho visto sparire madre e figlia» La furia travolge due campeggi affollati di turisti Ora è allarme anche nella Gran Bretagna colpita da violenti acquazzoni A Londra traffico paralizzato Il giorno dopo l'alluvione che ha flagellato Savona e il suo entroterra, dove sono morte tre persone. Le immagini sono state scattate in due dei paesi che hanno subito i maggiori danni: Quiliano e Altare Autocarri e autobus sommersi dall'acqua. Una delle tante drammatiche immagini della violenta inondazione che ha travolto il Sud della Francia IPli mmmmmmmm®