Caccia agli eretici del no di Enrico Benedetto

Caccia agli eretici del no Caccia agli eretici del no Resa dei conti nella maggioranza PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E dopo il referendum, la resa dei conti. Leader anti-Maastricht, discolpatevi! Nelle grandi famiglie politiche - dal partito socialista all'rpr-nessuno finora osava toccarli, per timore di farne martiri. Ora non più: la disciplina partitica inchioda i ribelli. All'eresia e al libero arbitrio referendari succede la Controriforma del «sì» vittorioso. Però - sorpresa - i «reprobi» non ci stanno. In forme e toni diversi, da Jean-Pierre Chevénement per il ps, Charles Pasqua e Philippe Séguin nell'rpr non arriva l'abiura o la sottomissione che forse qualcuno attendeva. Il primo aggira il processo e fa intravedere una scissione, gli altri addirittura non si pre¬ sentano al «giudice» Chirac, che pure li aveva convocati. La «quasi vittoria» del no al referendum di domenica blocca insomma la normalizzazione e promette succose modifiche al panorama politico francese. Italo due gruppi pcf e Front National - non epurano chi non rispettava gli ordini di scuderia. \Per un buon motivo: -se impossibile trovare dissidenza in entrambe le formazioni. Cominciamo dall'rpr, i gollisti. I sondaggi mostrano che 60 elettori su 100 domenica hanno sconfessato Jacques Chirac, infilando nell'urna la scheda «no». Per il sindaco di Parigi Maastricht è una vittoria al fiele. I due traditori n° 1 sono Philippe Séguin e Charles Pasqua, ì capofila rpr rivelatisi formidabili arieti contro il «sì». Processarli non era co- sa facile. Nondimeno, il Consiglio Nazionale rpr voleva provarci, ieri pomeriggio. Nessuna sanzione, forse, ma una bella tiratina d'orecchi e la promessa che, d'ora innanzi, non avrebbero messo in difficoltà il presidenziabile Jacques Chirac. «Non ci stiamo» hanno .rispp^to ambedue, disertando rincontro, à lóro giudizio «troppo frettoloso». E' una reazione personale, ma non solitaria. Il parlamentino gollista conta 666 membri (il numero della Bestia apocalittica non turba i laici chiracchiani), ma ieri se ne potevano contare - fra presenze e deleghe - solo 532. Gli altri sono pigri o - piuttosto - ostili alla leadership attuale. Platealmente, Jacques Chirac aveva messo sul tavolo le dimissioni. Ma nessuno le chiedeva, inclusi Pasqua e Séguin. In compenso, i rivoltosi salgono sull'Aventino. Charles Pasqua osserva, con malizia: «Il presidente immagina vi sia un contenzioso fra noi e lui. E' uno sbaglio. Il problema non ci tocca. Sono i suoi elettori ad avere problemi con Chirac». In altre parole: corregga la linea, traendo lezione dal «no» e lo appoggeremo. Così ieri sera ha vinto l'impasse. Alain Juppé, il segretario generale rpr, auspica il rassemblement, l'unità a ogni costo «per combattere i socialisti e vincere le Politiche», ammonisce il duo secessionista ma senza tagliare i ponti. Chirac lo imita. Tregua provvisoria, tesissima. La mela di Maastricht era davvero velenosa, o quantomeno nascondeva il verme. Altro capitolo, il ps. Il segretario Fabius riuniva ieri le alte sfere per fare il punto. All'ordine del giorno, fra l'altro, un Jean-Pierre Chevénement - l'ex ministro - che da quando iniziò a predicare il «no» causa allarme nei ranghi socialisti. Ma anche lui reagisce con determinazione. Prima che inizi l'incontro, incita i francesi a raggiungere il suo «movimento dei cittadini». E' frazionismo, per usare un vecchio termine? Per ora solo una minaccia, cui Fabius replica negli stessi termini. Fa capire che vorrebbe escludere Chevénement e i suoi amici (arduo quantificarli, diciamo un 4-5 per cento all'interno del ps) da ogni candidatura alle elezioni, nel marzo prossimo, tuttavia non è ancora sentenza. «Occorre spirito unitario, offensivo» tuona. E si concede le ennesime avances Verso gli ecologisti, unico appiglio - forse - per conservare Matignon. ae«i- • Altra parola d'ordine, «lanciare una grande iniziativa per l'occupazione e verso gli agricoltori»: dopo il «no» massiccio delle campagne, è necessario corteggiare i contadini. Pure qui - ma in termini assai meno vistosi che nell'rpr - si prova a lanciare un'esca verso l'«altra Francia». Che, dicono i commentatori, è improbabile abbocchi sotto elezioni. Enrico Benedetto Caccia agli eretici del no Caccia agli eretici del no Resa dei conti nella maggioranza PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E dopo il referendum, la resa dei conti. Leader anti-Maastricht, discolpatevi! Nelle grandi famiglie politiche - dal partito socialista all'rpr-nessuno finora osava toccarli, per timore di farne martiri. Ora non più: la disciplina partitica inchioda i ribelli. All'eresia e al libero arbitrio referendari succede la Controriforma del «sì» vittorioso. Però - sorpresa - i «reprobi» non ci stanno. In forme e toni diversi, da Jean-Pierre Chevénement per il ps, Charles Pasqua e Philippe Séguin nell'rpr non arriva l'abiura o la sottomissione che forse qualcuno attendeva. Il primo aggira il processo e fa intravedere una scissione, gli altri addirittura non si pre¬ sentano al «giudice» Chirac, che pure li aveva convocati. La «quasi vittoria» del no al referendum di domenica blocca insomma la normalizzazione e promette succose modifiche al panorama politico francese. Italo due gruppi pcf e Front National - non epurano chi non rispettava gli ordini di scuderia. \Per un buon motivo: -se impossibile trovare dissidenza in entrambe le formazioni. Cominciamo dall'rpr, i gollisti. I sondaggi mostrano che 60 elettori su 100 domenica hanno sconfessato Jacques Chirac, infilando nell'urna la scheda «no». Per il sindaco di Parigi Maastricht è una vittoria al fiele. I due traditori n° 1 sono Philippe Séguin e Charles Pasqua, ì capofila rpr rivelatisi formidabili arieti contro il «sì». Processarli non era co- sa facile. Nondimeno, il Consiglio Nazionale rpr voleva provarci, ieri pomeriggio. Nessuna sanzione, forse, ma una bella tiratina d'orecchi e la promessa che, d'ora innanzi, non avrebbero messo in difficoltà il presidenziabile Jacques Chirac. «Non ci stiamo» hanno .rispp^to ambedue, disertando rincontro, à lóro giudizio «troppo frettoloso». E' una reazione personale, ma non solitaria. Il parlamentino gollista conta 666 membri (il numero della Bestia apocalittica non turba i laici chiracchiani), ma ieri se ne potevano contare - fra presenze e deleghe - solo 532. Gli altri sono pigri o - piuttosto - ostili alla leadership attuale. Platealmente, Jacques Chirac aveva messo sul tavolo le dimissioni. Ma nessuno le chiedeva, inclusi Pasqua e Séguin. In compenso, i rivoltosi salgono sull'Aventino. Charles Pasqua osserva, con malizia: «Il presidente immagina vi sia un contenzioso fra noi e lui. E' uno sbaglio. Il problema non ci tocca. Sono i suoi elettori ad avere problemi con Chirac». In altre parole: corregga la linea, traendo lezione dal «no» e lo appoggeremo. Così ieri sera ha vinto l'impasse. Alain Juppé, il segretario generale rpr, auspica il rassemblement, l'unità a ogni costo «per combattere i socialisti e vincere le Politiche», ammonisce il duo secessionista ma senza tagliare i ponti. Chirac lo imita. Tregua provvisoria, tesissima. La mela di Maastricht era davvero velenosa, o quantomeno nascondeva il verme. Altro capitolo, il ps. Il segretario Fabius riuniva ieri le alte sfere per fare il punto. All'ordine del giorno, fra l'altro, un Jean-Pierre Chevénement - l'ex ministro - che da quando iniziò a predicare il «no» causa allarme nei ranghi socialisti. Ma anche lui reagisce con determinazione. Prima che inizi l'incontro, incita i francesi a raggiungere il suo «movimento dei cittadini». E' frazionismo, per usare un vecchio termine? Per ora solo una minaccia, cui Fabius replica negli stessi termini. Fa capire che vorrebbe escludere Chevénement e i suoi amici (arduo quantificarli, diciamo un 4-5 per cento all'interno del ps) da ogni candidatura alle elezioni, nel marzo prossimo, tuttavia non è ancora sentenza. «Occorre spirito unitario, offensivo» tuona. E si concede le ennesime avances Verso gli ecologisti, unico appiglio - forse - per conservare Matignon. ae«i- • Altra parola d'ordine, «lanciare una grande iniziativa per l'occupazione e verso gli agricoltori»: dopo il «no» massiccio delle campagne, è necessario corteggiare i contadini. Pure qui - ma in termini assai meno vistosi che nell'rpr - si prova a lanciare un'esca verso l'«altra Francia». Che, dicono i commentatori, è improbabile abbocchi sotto elezioni. Enrico Benedetto

Luoghi citati: Francia, Parigi