L'ultimo ostaggio dell'Islam di Aldo Baquis

L'ultimo ostaggio dell'Islam Preso 6 anni fa, Gerusalemme ha liberato invano centinaia di sciiti per riaverlo L'ultimo ostaggio dell'Islam Beirut, è vivo il top gun israeliano TEL AVIV. «Troppe volte, in passato, sono rimasta delusa e ormai non ho più nemmeno la forza di sperare, o di illudermi)). Per Tami Arad. la moglie dei navigatore di un Phantom israeliano precipitato nel 1986 presso il porto libanese di Tiro, la notizia che il suo Ron è vivo (nonostante i sei anni di silenzio pressoché totale) è ancora tutta da confermare. Ad alimentare le speranze è stato, lunedì scorso a Washington, Suheil Shamas, capo della delegazione libanese ai negoziati bilaterali di pace con Israele. <(Abbiamo motivo di ritenere che Ron Arad sia in vita», ha detto al negoziatore israeliano Uri Lubrani, che da anni cerca invano di raccogliere informazioni sull'aviatore e su altri sei militari dispersi in libano durante e dopo I' «Operazione pace in Galilea». Anche se da parte libanese non sono stati forniti altri dettagli, per Lubrani l'emozione è stata forte. Di Arad non si era più saputo niente da quando cadde a terra con il suo Phantom, durante una missione nel Libano meridionale, e fu catturato da una piccola milizia sciita locale. L'anno scorso, il segretario generale delle Nazioni Unite Perez de Cueilar e il suo «inviato speciale» Giandomenico Picco erano riusciti a concludere felicemente un delicatissimo negoziato volto ad ottenere il rilascio degli ultimi occidentali tenuti in ostaggio in Libano. Non erano però riusciti ad ottenere informazioni concrete sulla sorte di Arad, né a garantire la scarcerazione di circa 400 sciiti e palestinesi detenuti nel Libano meridionale da una milizia cristiana alleata ad Israele. Per qualche settimana, era sembrato che l'emissario dell'Onu fosse riuscito nella sua missione impossibile, attivando un canale di comunicazione tra Israele e gli sciiti filo-iraniani «Hezboilah». A ottobre, la milizia cristiana del Libano meridionale aveva rilasciato centinaia di combattenti sciiti, e gli Hezboilah avevano replicato confermando che due dei soldati israe¬ liani dispersi in Libano erano morti poco dopo la loro cattura. Il dialogo a distanza era proseguito con la trasmissione, alla televisione israeliana, di un'intervista con lo sceicco sciita Abdel Karim Obeid (rapito da Israele nel luglio 1989) e con una dichiarazione in cui il segretario generale degli Hezboilah, Abbas Mussawi, si diceva disposto a uno scambio di prigionieri con Israele. Dopo l'assassinio di Mussawi, colpito a febbraio dai razzi di un elicottero israeliano e dopo l'attentato a marzo contro l'ambasciata di Israele a Buenos Aires (rivendicato dalla Jihad islamica) i contatti si sono bruscamente interrotti e per altri sei mesi di Arad non si è avuta alcuna noti- i zia. j Data la delicatezza della situazione, il primo ministro Yitzhak Rabin avrebbe preferito mantenere segrete le informazioni ricevute lunedì dal negoziatore libanese. Queste sono state però subito rivelate a New York dal ministro degli Esteri Shimon Peres. I delegati libanesi non hanno potuto, o voluto, rivelare a Israele se Arad si trovi in libano, oppure in Iran, e se sia nelle mani degli Hezboilah, della Jihad islamica oppure degli Oppressi della terra. Ieri Rabin ha ordinato a Lubrani di insistere con i libanesi perché si sforzino di trovare altri dettagli sulla sorte del navi¬ gatore scomparso. Lubrani, da parte sua, ha detto di non dubitare nemmeno per un momento della fondatezza delle informazioni ricevute da Suheil Shamas. Intanto Tami Arad si muove da sola. Dopo aver già chiesto personalmente aiuto a vari capi di Stato occidentali, ha organizzato in Israele un comitato di sostegno per il marito. Alcuni attivisti hanno cercato di stabilire contatti con mediatori mediorientali (tra cui trafficanti d'armi) e hanno offerto a chi sia in grado di dare informazioni concrete del navigatore fino a un milione di dollari. Aldo Baquis La notizia doveva rimanere segretissima Ma il ministro Peres ha infranto il silenzio Manifestazione di palestinesi ieri a Sidone contro i colloqui di Washington A fianco il ministro Shimon Peres [FOTOAP] L'ultimo ostaggio dell'Islam Preso 6 anni fa, Gerusalemme ha liberato invano centinaia di sciiti per riaverlo L'ultimo ostaggio dell'Islam Beirut, è vivo il top gun israeliano TEL AVIV. «Troppe volte, in passato, sono rimasta delusa e ormai non ho più nemmeno la forza di sperare, o di illudermi)). Per Tami Arad. la moglie dei navigatore di un Phantom israeliano precipitato nel 1986 presso il porto libanese di Tiro, la notizia che il suo Ron è vivo (nonostante i sei anni di silenzio pressoché totale) è ancora tutta da confermare. Ad alimentare le speranze è stato, lunedì scorso a Washington, Suheil Shamas, capo della delegazione libanese ai negoziati bilaterali di pace con Israele. <(Abbiamo motivo di ritenere che Ron Arad sia in vita», ha detto al negoziatore israeliano Uri Lubrani, che da anni cerca invano di raccogliere informazioni sull'aviatore e su altri sei militari dispersi in libano durante e dopo I' «Operazione pace in Galilea». Anche se da parte libanese non sono stati forniti altri dettagli, per Lubrani l'emozione è stata forte. Di Arad non si era più saputo niente da quando cadde a terra con il suo Phantom, durante una missione nel Libano meridionale, e fu catturato da una piccola milizia sciita locale. L'anno scorso, il segretario generale delle Nazioni Unite Perez de Cueilar e il suo «inviato speciale» Giandomenico Picco erano riusciti a concludere felicemente un delicatissimo negoziato volto ad ottenere il rilascio degli ultimi occidentali tenuti in ostaggio in Libano. Non erano però riusciti ad ottenere informazioni concrete sulla sorte di Arad, né a garantire la scarcerazione di circa 400 sciiti e palestinesi detenuti nel Libano meridionale da una milizia cristiana alleata ad Israele. Per qualche settimana, era sembrato che l'emissario dell'Onu fosse riuscito nella sua missione impossibile, attivando un canale di comunicazione tra Israele e gli sciiti filo-iraniani «Hezboilah». A ottobre, la milizia cristiana del Libano meridionale aveva rilasciato centinaia di combattenti sciiti, e gli Hezboilah avevano replicato confermando che due dei soldati israe¬ liani dispersi in Libano erano morti poco dopo la loro cattura. Il dialogo a distanza era proseguito con la trasmissione, alla televisione israeliana, di un'intervista con lo sceicco sciita Abdel Karim Obeid (rapito da Israele nel luglio 1989) e con una dichiarazione in cui il segretario generale degli Hezboilah, Abbas Mussawi, si diceva disposto a uno scambio di prigionieri con Israele. Dopo l'assassinio di Mussawi, colpito a febbraio dai razzi di un elicottero israeliano e dopo l'attentato a marzo contro l'ambasciata di Israele a Buenos Aires (rivendicato dalla Jihad islamica) i contatti si sono bruscamente interrotti e per altri sei mesi di Arad non si è avuta alcuna noti- i zia. j Data la delicatezza della situazione, il primo ministro Yitzhak Rabin avrebbe preferito mantenere segrete le informazioni ricevute lunedì dal negoziatore libanese. Queste sono state però subito rivelate a New York dal ministro degli Esteri Shimon Peres. I delegati libanesi non hanno potuto, o voluto, rivelare a Israele se Arad si trovi in libano, oppure in Iran, e se sia nelle mani degli Hezboilah, della Jihad islamica oppure degli Oppressi della terra. Ieri Rabin ha ordinato a Lubrani di insistere con i libanesi perché si sforzino di trovare altri dettagli sulla sorte del navi¬ gatore scomparso. Lubrani, da parte sua, ha detto di non dubitare nemmeno per un momento della fondatezza delle informazioni ricevute da Suheil Shamas. Intanto Tami Arad si muove da sola. Dopo aver già chiesto personalmente aiuto a vari capi di Stato occidentali, ha organizzato in Israele un comitato di sostegno per il marito. Alcuni attivisti hanno cercato di stabilire contatti con mediatori mediorientali (tra cui trafficanti d'armi) e hanno offerto a chi sia in grado di dare informazioni concrete del navigatore fino a un milione di dollari. Aldo Baquis La notizia doveva rimanere segretissima Ma il ministro Peres ha infranto il silenzio Manifestazione di palestinesi ieri a Sidone contro i colloqui di Washington A fianco il ministro Shimon Peres [FOTOAP]