«Sulla sanità lo Stato fa autogol»

«Sulla sanità lo Stato fa autogol» L'ordine dei medici chiederà il ritiro del decreto: «Un inutile salasso per gli assistiti» «Sulla sanità lo Stato fa autogol» L'erario risparmia soltanto 1670 miliardi E i cittadini ne spenderanno più di 7000 TORINO. Il decreto-legge sulla manovra economica che ha stabilito di far pagare visite mediche e farmaci a chi ha un reddito superiore a 40 milioni nasconde un salasso per 20 milioni di famiglie. Mentre lo Stato, per la sola medicina di base, risparmierà 65 mila lire ad assistito, il cittadino «ricco» si vedrà accollato un balzello di circa 350 mila lire a tutto beneficio della categoria medica. Davanti ad un alleggerimento dei costi per lo Stato stimato in 1.670 miliardi, è prevista una spesa dei privati di oltre 7.000 miliardi di lire. Il calcolo è delle associazioni di medici che domani a Senigallia (Ancona) chiederanno il ritiro immediato del decreto. «L'operazione è sbagliata, non risolve i problemi - sostiene Danilo Poggiolini, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici - danneggia la sanità, pregiudica il discorso della prevenzione, andrà ad appesantire la situazione degli ospedali. Siamo nettamente contrari a questo tipo di interventi che, per un piccolo risparmio, creano un terremoto». I termini del problema sono chiari. Vediamoli in breve. Dall' 1 gennaio del prossimo anno, gli assistiti «ricchi» saranno depennati dagli elenchi dei mutuati. «Con un danno economico per il medico - sostiene - che sarà più o meno alto a seconda del tipo dei suoi mutuati. Non è escluso cioè che ci possano essere perdite anche rilevanti di reddito». Siamo al primo possibile terremoto: la disdetta dell'accordo con le Usi da parte dei medici. Non è tutto. Ogni assistito, secondo gli esperti, si reca dal proprio medico di base in media dieci volte all'anno e riceve a casa il professionista una volta. «Se facciamo riferimento alle tariffe attualmente in vigore - prosegue - la visita in studio costa 30 mila e quella domiciliare 50 mila lire. Ma, attenzione, sono i minimi tabellari e risentono delle leggi di mercato». Arriviamo così alle 350 mila annue di stima del «balzello» che, in media, peserà il prossimo anno sul bilancio di 20 milioni di italiani. Siamo al secondo terremoto: l'operazione non porterà alcun beneficio immediato alle casse dello Stato poiché il denaro resterà tutto ai medici. Le conseguenze della manovra economica avranno poi conseguenze sui cittadini «ricchi». Chi ha un imponibile Irpef superiore ai 40 milioni (così come indicato dal decreto) si può presupporre che abbia un reddito corrispondente ad uno stipendio mensile netto di 2.400.000 lire per 13 mensilità. Il tutto si traduce in una contribuzione attuale al Servizio sanitario pubblico di circa cinque milioni di lire e un'imposta Irpef, con le nuove aliquote, di quasi nove milioni di lire. «La nostra opposizione non è solo d'ordine sociale ed economica - incalza Danilo Poggiolini - . I cittadini che dovranno pagare le visite e i medicinali, davanti all'aggravio di costi, saranno di sicuro indotti a ricorrere meno frequentemente al medico. Il risultato, ennesimo terremoto, sarà di annullare la funzione di prevenzione che oggi ha il medico di base. I malati veri o salteranno le cure o usufruiranno, se non potranno farne a meno, del ricovero ospedaliero. Con un ulteriore, grave, appesantimento della situazione delle nostre strutture sanitarie. Per questo è indispensabile un ripensamento del decreto». Non sono infine da trascurare le ripercussioni sulle casse mutue integrative che dovranno sopportare un onere maggiore. «Di sicuro dovranno ampliare la loro sfera di influenza - aggiunge - .Ma non sarà un male. Le vecchie mutue, come la Malf di Torino, erano più democratiche, c'era più attenzione per l'assistito e si facevano più controlli sulla spesa. Ecco, questo potrebbe essere un lato positivo del decreto, con la prospettiva di arrivare a convenzioni dirette con le associazioni mediche e accordi tra le varie casse e quelle compagnie di assicurazione che già oggi operano nel settore sanitario». La categoria ha dichiarato guerra al decreto mettendo in campo le sue forze. Domani e sabato, a Senigallia, durante il congresso della Fimmg, sindacato dei medici di medicina generale, il segretario generale Mario Boni illustrerà le proposte alternative. «Chiederemo al ministro della sanità di "impegnarsi" per favorire, nell'ambito del governo, una soluzione diversa da quella adottata spiega -. Il riordino del servizio sanitario e il controllo della spesa non si ottengono allontanando dalla copertura sanitaria offerta dallo Stato gruppi più o meno numerosi di cittadini, ma cercando una collaborazione e una responsabilizzazione dei medici». La proposta è di assumere loro, direttamente, la gestione e l'erogazione dell'assistenza dietro un pagamento forfettario pari alle quote-spese oggi erogate allo Stato per le medesime prestazioni. «Con la garanzia di fornire ai cittadini un servizio controllato e concordato nei modi e nei tempi. Inol¬ tre chiediamo che si riveda il prontuario farmaceutico e si modifichi l'attuale accordo che regola il rapporto di lavoro di questi medici con il servizio sanitario». Le dichiarazioni di Danilo Poggiolini e del segretario generale della Fimmg preannunciano un duro confronto con il rninistro de Lorenzo. Un primo segnale è venuto dai medici aderenti alle confederazioni Cgil, Cisl, Uil ed al Cumi-Am- fup. Ieri le segreterie hanno deciso per il 2 ottobre uno sciopero nazionale contro la manovra sanitaria del Governo. «Colpisce il servizio sanitario nazionale ed i cittadini a favore delle assicurazioni - sostengono - . Infine, intendiamo aggiungere far giungere al Governo la protesta dei medici per il blocco dei contratti e delle convenzioni». Adriano Provera I sanitari minacciano di disdire i loro accordi con le Usi e sciopereranno il 2 ottobre A sinistra il ministro della Sanità Francesco De Lorenzo Gli ordini dei Medici, presieduti da Poggiolini (nella foto a sinistra) oggi chiederanno formalmente al governo la revoca del decreto sulla sanità e il 2 ottobre sciopereranno «Sulla sanità lo Stato fa autogol» L'ordine dei medici chiederà il ritiro del decreto: «Un inutile salasso per gli assistiti» «Sulla sanità lo Stato fa autogol» L'erario risparmia soltanto 1670 miliardi E i cittadini ne spenderanno più di 7000 TORINO. Il decreto-legge sulla manovra economica che ha stabilito di far pagare visite mediche e farmaci a chi ha un reddito superiore a 40 milioni nasconde un salasso per 20 milioni di famiglie. Mentre lo Stato, per la sola medicina di base, risparmierà 65 mila lire ad assistito, il cittadino «ricco» si vedrà accollato un balzello di circa 350 mila lire a tutto beneficio della categoria medica. Davanti ad un alleggerimento dei costi per lo Stato stimato in 1.670 miliardi, è prevista una spesa dei privati di oltre 7.000 miliardi di lire. Il calcolo è delle associazioni di medici che domani a Senigallia (Ancona) chiederanno il ritiro immediato del decreto. «L'operazione è sbagliata, non risolve i problemi - sostiene Danilo Poggiolini, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici - danneggia la sanità, pregiudica il discorso della prevenzione, andrà ad appesantire la situazione degli ospedali. Siamo nettamente contrari a questo tipo di interventi che, per un piccolo risparmio, creano un terremoto». I termini del problema sono chiari. Vediamoli in breve. Dall' 1 gennaio del prossimo anno, gli assistiti «ricchi» saranno depennati dagli elenchi dei mutuati. «Con un danno economico per il medico - sostiene - che sarà più o meno alto a seconda del tipo dei suoi mutuati. Non è escluso cioè che ci possano essere perdite anche rilevanti di reddito». Siamo al primo possibile terremoto: la disdetta dell'accordo con le Usi da parte dei medici. Non è tutto. Ogni assistito, secondo gli esperti, si reca dal proprio medico di base in media dieci volte all'anno e riceve a casa il professionista una volta. «Se facciamo riferimento alle tariffe attualmente in vigore - prosegue - la visita in studio costa 30 mila e quella domiciliare 50 mila lire. Ma, attenzione, sono i minimi tabellari e risentono delle leggi di mercato». Arriviamo così alle 350 mila annue di stima del «balzello» che, in media, peserà il prossimo anno sul bilancio di 20 milioni di italiani. Siamo al secondo terremoto: l'operazione non porterà alcun beneficio immediato alle casse dello Stato poiché il denaro resterà tutto ai medici. Le conseguenze della manovra economica avranno poi conseguenze sui cittadini «ricchi». Chi ha un imponibile Irpef superiore ai 40 milioni (così come indicato dal decreto) si può presupporre che abbia un reddito corrispondente ad uno stipendio mensile netto di 2.400.000 lire per 13 mensilità. Il tutto si traduce in una contribuzione attuale al Servizio sanitario pubblico di circa cinque milioni di lire e un'imposta Irpef, con le nuove aliquote, di quasi nove milioni di lire. «La nostra opposizione non è solo d'ordine sociale ed economica - incalza Danilo Poggiolini - . I cittadini che dovranno pagare le visite e i medicinali, davanti all'aggravio di costi, saranno di sicuro indotti a ricorrere meno frequentemente al medico. Il risultato, ennesimo terremoto, sarà di annullare la funzione di prevenzione che oggi ha il medico di base. I malati veri o salteranno le cure o usufruiranno, se non potranno farne a meno, del ricovero ospedaliero. Con un ulteriore, grave, appesantimento della situazione delle nostre strutture sanitarie. Per questo è indispensabile un ripensamento del decreto». Non sono infine da trascurare le ripercussioni sulle casse mutue integrative che dovranno sopportare un onere maggiore. «Di sicuro dovranno ampliare la loro sfera di influenza - aggiunge - .Ma non sarà un male. Le vecchie mutue, come la Malf di Torino, erano più democratiche, c'era più attenzione per l'assistito e si facevano più controlli sulla spesa. Ecco, questo potrebbe essere un lato positivo del decreto, con la prospettiva di arrivare a convenzioni dirette con le associazioni mediche e accordi tra le varie casse e quelle compagnie di assicurazione che già oggi operano nel settore sanitario». La categoria ha dichiarato guerra al decreto mettendo in campo le sue forze. Domani e sabato, a Senigallia, durante il congresso della Fimmg, sindacato dei medici di medicina generale, il segretario generale Mario Boni illustrerà le proposte alternative. «Chiederemo al ministro della sanità di "impegnarsi" per favorire, nell'ambito del governo, una soluzione diversa da quella adottata spiega -. Il riordino del servizio sanitario e il controllo della spesa non si ottengono allontanando dalla copertura sanitaria offerta dallo Stato gruppi più o meno numerosi di cittadini, ma cercando una collaborazione e una responsabilizzazione dei medici». La proposta è di assumere loro, direttamente, la gestione e l'erogazione dell'assistenza dietro un pagamento forfettario pari alle quote-spese oggi erogate allo Stato per le medesime prestazioni. «Con la garanzia di fornire ai cittadini un servizio controllato e concordato nei modi e nei tempi. Inol¬ tre chiediamo che si riveda il prontuario farmaceutico e si modifichi l'attuale accordo che regola il rapporto di lavoro di questi medici con il servizio sanitario». Le dichiarazioni di Danilo Poggiolini e del segretario generale della Fimmg preannunciano un duro confronto con il rninistro de Lorenzo. Un primo segnale è venuto dai medici aderenti alle confederazioni Cgil, Cisl, Uil ed al Cumi-Am- fup. Ieri le segreterie hanno deciso per il 2 ottobre uno sciopero nazionale contro la manovra sanitaria del Governo. «Colpisce il servizio sanitario nazionale ed i cittadini a favore delle assicurazioni - sostengono - . Infine, intendiamo aggiungere far giungere al Governo la protesta dei medici per il blocco dei contratti e delle convenzioni». Adriano Provera I sanitari minacciano di disdire i loro accordi con le Usi e sciopereranno il 2 ottobre A sinistra il ministro della Sanità Francesco De Lorenzo Gli ordini dei Medici, presieduti da Poggiolini (nella foto a sinistra) oggi chiederanno formalmente al governo la revoca del decreto sulla sanità e il 2 ottobre sciopereranno

Persone citate: Adriano Provera I, Danilo Poggiolini, Francesco De Lorenzo, Mario Boni, Poggiolini, Sanità Francesco

Luoghi citati: Ancona, Senigallia, Torino