E un operaio pagherà la supertassa sull'aereo
E un operaio pagherà la supertassa sull'aereo IL BARONE IH ROSSO E un operaio pagherà la supertassa sull'aereo SERGIO Dallan, 48 anni, due figli, sposato con una parrucchiera. E' capo officina, in quel di Bresso, alla periferia Est di Milano. Ma è,un capo officina speciale: lui, Mal '59, lavora all'Aeroclub di Milano e da autodidatta è diventato un maestro dell'aeronautica. «Sì, tra i vari titoli - spiega in una pausa di lavoro - l'anno scorso sono arrivato terzo ai mondiali nel volo libero integrale. Dal '77 corro per la nazionale italiana». Bella storia, caro Dallan. Ma le paga le tasse? « Boh - replica io pago il 740 perché ho una casa...». Sopra i cento milioni? «Magari, io sono sui 35 milioni. Poi c'è mia moglie, parrucchiera, e due figli a carico». E l'aereo? «Che devo dire, non voglio fare la vittima ma sono incazzato. E sì che sono incazzato: Con la botta della supertassa pago sette milioni e mezzo entro metà dicembre, più l'assicurazione e tutto il resto». Perché occuparsi di Dallan? Perché la manovra da 93 mila miliardi, tra l'altro, prevede di quintuplicare, in una botta sola, le tasse sugli aeromobili. Una tassa per colpire i ricchi? Magari nelle intenzioni del legislatore. In realtà, alla tassa sfuggono le società di lavoro aereo, costituite dai vari Benetton o Berlusconi. «Loro - spiega il direttore di «Volare» Giaculli - potranno addirittura attingere al carburante con benzina sdoganata». E chi paga, allora? Presto fatto il conto: 650 velivoli esenti perché di proprietà degli aereoclub; almeno 400 nelle mani di società aeree e di taxi aerei; altri affidati in esercenza a società specializzate. Restano gli aerei nelle mani dei privati e quelli controllati dai consorzi. E tra i privati, chi paga? Pare non più di 160-170 titolari e solo in pochissimi casi si tratta di velivoli di gran pregio. «Non credo - dice Giaculli che ci siano più di quattro o cinque che hanno intestato un jet a proprio nome. Io ne conosco uno, l'ingegner Paolella di Roma». Gli altri ricchi? O usano l'aereo per lavoro, tramite le loro società, o comunque dispongono di mille sotterfugi. «Sa - dicono a Linate -, io vedo un signore partire il sabato per Saint Moritz o Montecarlo. E non credo che lavori. Ma ci lascia l'aereo in esercenza...» Cioè? «Cioè, lo affittiamo per alcune ore, lavora per terzi. E vai a distinguere le varie "attività..."». No, non è una materia semplice. Ma due cose saltano agli occhi: 1) i veri ricchi non pagano e non pagheranno, alla faccia degli annunci di Amato; 2) se non cambiano le regole, l'anno prossimo ci sarà una migrazione massiccia verso la Francia o la Svizzera, due paesi (ma lo stesso vale in Gran Bretagna o in Germania) che non chiedono tasse aggiuntive. E se vale ancora la regola della libera circolazione dal '93, sottoscritta dall'Italia, la supertassa sarà regola morta. Ma il ragionamento non convince Sergio Dallan, operaio, autodidatta che, grazie agli straordinari, ha preso il brevetto di volo. «Io - spiega - difendo la bandiera italiana e mi danno trenta litri di carburante all'anno. Ma non mi lamento». Si scalda pilota di Bresso. Per costruire il suo aereo targato I-SIVM («è il nostro problema, quando chi ha una Formula uno trasporta la macchina sul camion. Io invece devo avere la targa») ci ha messo 2700 ore di lavoro. Tutto è cominciato con un kit di costruzione, ampiamente modificato. «Ma io - conclude Dallan - non posso nemmeno vendere il mio aereo, a differenza di chi corre in auto. Dovrei trovare uno qualificato al mio livello, secondo le regole». No, Dallan non intende vendere. Sommai userà meno il suo aereo, pagherà l'assicurazione solo per tre mesi. E assieme a lui , secondo i primi calcoli, saranno non più di 160-170 i contribuenti a pagare la supertassa sugli aeromobili. Nessuno, o quasi superricco. Nessuno, o quasi, pronto a ricorrere alle varie Corti di giustizia internazionali. Ma tutti, questo sì, convinti che sul piano dell'immagine, si è commessa l'ennesima truffa: no, non saranno i superricchi a pagare. Ugo Bertone Stipendio, 35 milioni e 7 di imposta Da sinistra Luciano Benetton e Silvio Berlusconi E un operaio pagherà la supertassa sull'aereo IL BARONE IH ROSSO E un operaio pagherà la supertassa sull'aereo SERGIO Dallan, 48 anni, due figli, sposato con una parrucchiera. E' capo officina, in quel di Bresso, alla periferia Est di Milano. Ma è,un capo officina speciale: lui, Mal '59, lavora all'Aeroclub di Milano e da autodidatta è diventato un maestro dell'aeronautica. «Sì, tra i vari titoli - spiega in una pausa di lavoro - l'anno scorso sono arrivato terzo ai mondiali nel volo libero integrale. Dal '77 corro per la nazionale italiana». Bella storia, caro Dallan. Ma le paga le tasse? « Boh - replica io pago il 740 perché ho una casa...». Sopra i cento milioni? «Magari, io sono sui 35 milioni. Poi c'è mia moglie, parrucchiera, e due figli a carico». E l'aereo? «Che devo dire, non voglio fare la vittima ma sono incazzato. E sì che sono incazzato: Con la botta della supertassa pago sette milioni e mezzo entro metà dicembre, più l'assicurazione e tutto il resto». Perché occuparsi di Dallan? Perché la manovra da 93 mila miliardi, tra l'altro, prevede di quintuplicare, in una botta sola, le tasse sugli aeromobili. Una tassa per colpire i ricchi? Magari nelle intenzioni del legislatore. In realtà, alla tassa sfuggono le società di lavoro aereo, costituite dai vari Benetton o Berlusconi. «Loro - spiega il direttore di «Volare» Giaculli - potranno addirittura attingere al carburante con benzina sdoganata». E chi paga, allora? Presto fatto il conto: 650 velivoli esenti perché di proprietà degli aereoclub; almeno 400 nelle mani di società aeree e di taxi aerei; altri affidati in esercenza a società specializzate. Restano gli aerei nelle mani dei privati e quelli controllati dai consorzi. E tra i privati, chi paga? Pare non più di 160-170 titolari e solo in pochissimi casi si tratta di velivoli di gran pregio. «Non credo - dice Giaculli che ci siano più di quattro o cinque che hanno intestato un jet a proprio nome. Io ne conosco uno, l'ingegner Paolella di Roma». Gli altri ricchi? O usano l'aereo per lavoro, tramite le loro società, o comunque dispongono di mille sotterfugi. «Sa - dicono a Linate -, io vedo un signore partire il sabato per Saint Moritz o Montecarlo. E non credo che lavori. Ma ci lascia l'aereo in esercenza...» Cioè? «Cioè, lo affittiamo per alcune ore, lavora per terzi. E vai a distinguere le varie "attività..."». No, non è una materia semplice. Ma due cose saltano agli occhi: 1) i veri ricchi non pagano e non pagheranno, alla faccia degli annunci di Amato; 2) se non cambiano le regole, l'anno prossimo ci sarà una migrazione massiccia verso la Francia o la Svizzera, due paesi (ma lo stesso vale in Gran Bretagna o in Germania) che non chiedono tasse aggiuntive. E se vale ancora la regola della libera circolazione dal '93, sottoscritta dall'Italia, la supertassa sarà regola morta. Ma il ragionamento non convince Sergio Dallan, operaio, autodidatta che, grazie agli straordinari, ha preso il brevetto di volo. «Io - spiega - difendo la bandiera italiana e mi danno trenta litri di carburante all'anno. Ma non mi lamento». Si scalda pilota di Bresso. Per costruire il suo aereo targato I-SIVM («è il nostro problema, quando chi ha una Formula uno trasporta la macchina sul camion. Io invece devo avere la targa») ci ha messo 2700 ore di lavoro. Tutto è cominciato con un kit di costruzione, ampiamente modificato. «Ma io - conclude Dallan - non posso nemmeno vendere il mio aereo, a differenza di chi corre in auto. Dovrei trovare uno qualificato al mio livello, secondo le regole». No, Dallan non intende vendere. Sommai userà meno il suo aereo, pagherà l'assicurazione solo per tre mesi. E assieme a lui , secondo i primi calcoli, saranno non più di 160-170 i contribuenti a pagare la supertassa sugli aeromobili. Nessuno, o quasi superricco. Nessuno, o quasi, pronto a ricorrere alle varie Corti di giustizia internazionali. Ma tutti, questo sì, convinti che sul piano dell'immagine, si è commessa l'ennesima truffa: no, non saranno i superricchi a pagare. Ugo Bertone Stipendio, 35 milioni e 7 di imposta Da sinistra Luciano Benetton e Silvio Berlusconi
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