Major ordina alla Banca centrale: denaro meno caro di Paolo Patrono

Major ordina alla Banca centrale: denaro meno caro VALUTE & POLITBCA Il tasso-base britannico scende di un punto. Il governo è deciso a premere l'acceleratore per far ripartire l'economia Major ordina alla Banca centrale: denaro meno caro Mentre la sterlina affonda, nella City cresce l'esercito degli «euroscettici» LONDRA. Non importa se la sterlina è in caduta libera: ieri il governo ha ordinato alla Banca d'Inghilterra di tagliare ancora di un punto il tasso di sconto, sceso perciò al 9 per cento. Per la prima volta da vent'anni, i tassi sono oggi più bassi in Inghilterra che in Germania, malgrado il supermarco che continua a stritolare il pound. Il cancelliere dello scacchiere Norman Lamont è deciso a portare alle estreme conseguenze la fluttuazione della sterlina, l'auto-sospensione dallo Sme. E oggi si preoccupa soprattutto di riacquistare popolarità, dopo la sconfitta sul piano valutario, mettendo in azione tutte le batterie per rilanciare una economia resa asfittica nell'impari impresa di mantenere la sterlina ancorata a un irrealistico rapporto di cambio con il marco. Oggi, dopo l'inutile rialzo dei tassi al 12 e al 15 per cento della settimana scorsa e l'uscita dal sistema europeo, la sterlina si è infatti deprezzata del 14 per cento circa sulla valuta tedesca. «Rimane invariata la nostra politica antinflazionistica - ha assicurato Lamont -, ma il taglio odierno sarà bene accolto dai proprietari di case in lotta con i mutui e dagli imprenditori. Comunque non voglio correre rischi: sarà perciò mantenuta sotto severissimo controllo la spesa pubblica e se lo riterrò necessario rialzerò subito i tassi». La mossa di Lamont era prevista. Il mercato finanziario l'aveva già anticipata nei giorni scorsi e ieri la sterlina si è addirittura marginalmente rafforzata sul marco chiudendo a 2,5449. Anche la Borsa ha proseguito la sua rimonta, specialmente sui titoli delle società immobiliari, che hanno cominciato a ridurre i mutui che stanno strangolando sei milioni di proprietari di case. La ripresa del mercato immobiliare soddisfa solo uno dei settori trainanti dell'economia britannica. Ma eguale soddisfazione si rilevava ieri anche negli ambienti imprenditoriali, asfissiati da due anni di caro-denaro, che hanno messo in ginocchio il «made in Britain» e naturalmente dai sindacati. Le previsioni in¬ dicano che Major intende far scendere i tassi all'8 per cento entro il congresso del partito conservatore di ottobre. Insomma, anche se la sterlina resta in quarantena, se Major e Lamont sono usciti umiliati dalla crisi valutaria, il governo intende sfruttare fino in fondo la riacquistata libertà rilanciando l'economia. Anche se non vengono accolte, in nome della severità sulle spese pubbliche, le richieste dell'opposizione labori- sta che reclama un massiccio piano di investimenti statali. Con un'inflazione appena domata sotto il 4 per cento, il governo Major adotta ormai una nuova politica di rilancio che la distingue dagli altri partners europei. Gioca d'anticipo, compie un rischio calcolato che l'allontana dalla Cee e che non trova tutti d'accordo all'interno del governo. Qui l'ala filoeuropeista, guidata dal ministro dell'Industria Heseltine, è preoccupata dalla svolta impressa da Lamont e dai suoi alleati «euro-scettici». E' perciò in atto un braccio di ferro sotterraneo con Major mediatore, in un difficile gioco di equilibrismo. Un'ala vociante del partito vuole troncare le costrizioni comunitarie, indire un referendum su Maastricht (come reclama un editoriale del «Times») e chi difende (come l'ex premier Heath) «quarantanni di lavoro per l'Europa». Oggi il tono prevalente a Londra è espresso dal ministro degli Esteri Hurd: «I nostri partners parlano un linguaggio diverso. La Cee deve cambiare atteggiamento». Il vertice di metà ottobre promette scintille. Paolo Patrono Norman Lamont

Persone citate: Britain, Heseltine, Hurd, Lamont, Norman Lamont

Luoghi citati: Europa, Germania, Inghilterra, Londra