Guerzoni: «Attenti alle radio private mafiose»

Guerzoni: «Attenti alle radio private mafiose» Il vicedirettore della Rai (radiofonia) da Parma lancia un attacco alla Legge Mammì sull'emittenza Guerzoni: «Attenti alle radio private mafiose» «Siamo all'anarchia perché si è pensato solo alla televisione» PARMA. «E' necessario accertare la trasparenza della proprietà delle circa 4000 radio che popolano l'etere italiano: c'è infatti la possibilità che alcune di esse siano nelle mani della mafia». Lo ha detto ieri a Parma - nell'ambito della giornata che il Premio Italia ha dedicato alla radio - il vicedirettore generale della Rai per il coordinamento radiofonico Corrado Guerzoni. «Mi riferisco a quanto ho letto sui giornali - ha spiegato - con riferimento ad alcuni episodi che si sono verificati in Puglia. Io non so se vi siano radio in mano alla mafia, chiedo semplicemente che si accerti la trasparenza delle proprietà: non è infatti chiara per tutti. Deve essere un lavoro intenso e scrupoloso». E ci sono critiche anche per la Legge Mammì sull'emittenza: «Ci vuole una nuova legge che disciplini esclusivamente il settore della radiofonia e dia vita a un forte sistema misto». «L'a- narchia e la realtà di fatto hanno imperversato e imperversano creando danni enormi - ha detto il vicedirettore generale -, non solo per il presente ma anche per l'avvenire. La legge Mainmì si è rivelata matrigna perché si tratta di un provvedimento tutto pensato per la tv, con inserimenti per le radio improvvisati all'ultimo momento con emendamenti piovuti a casaccio, qui e là, in Parlamento». E anche la Rai nei confronti della radio non fa abbastanza: «Siamo l'unico Paese in cui è totalmente assente la cultura della radio. Ci sono 7 o 8 grossi network che ci rendono la vita impegnativa e poi il pubblico non può ascoltare la radio che vuole ma quella che può per il disordine assoluto delle frequenze. Attualmente le tre reti radiofoniche della Rai rappresentano il 29% dell'ascolto, non è un dato esaltante. Siamo l'unico Paese in cui gli investimenti pubblicitari per il mezzo radiofonico raggiungono appena il 3,5% del fatturato pubblicitario a differenza del 5,6% in Francia e del 10-12% in Usa. I nostri spot sono una ripetizione di quelli tv per cui hanno poco potere dj penetrazione e gli investimenti degli inserzionisti non aumentano. Le tre reti Rai hanno avuto un incremento del 35 per cento rispetto al 92 solo per quanto riguarda le sponsorizzazioni. Per il resto il fatturato rimane stabile: oltre 300 miliardi annui di cui 115 vanno alla Rai». «Non si illudano i privati - ha concluso Guerzoni - che si sono gettati a capofitto contro la radio pubblica, che la mortificazione del servizio pubblico li possa avvantaggiare: quando si distrugge il pilastro fondamentale è tutta la casa che crolla, non solo una sua parte». D'accordo con lui si sono dichiarati i tre direttori delle reti radiofoniche pubbliche. Per Giovanni Baldari, di Radiouno, «la radio è un mezzo discreto, sommesso ma non dimesso». Per Dino Basili, di Radiodue, «un vero rilancio della radiofonia si potrà avere soltanto quando l'etere sarà puhto. E le cure maggiori dell'azienda sono sempre nei confronti della tv». Paolo Gonnelli ha confermato che «Radiotré si riceve con difficoltà perché coperta dai segnali dei privati», [s. n.J ||||pPsP«H Bp .^g^ Klln^"*^ ■fefc.*^ r» I. HKp^tpf H Corrado Guerzoni ammoniscc: «Stiano attente le private che ci fanno la guerre, sc crolliamo noi, crolla tutto»

Persone citate: Corrado Guerzoni, Dino Basili, Giovanni Baldari, Guerzoni, Mammì, Paolo Gonnelli

Luoghi citati: Francia, Italia, Parma, Puglia, Usa