Se il massaggiatore è dell'altro sesso di Daniela Daniele

Se il massaggiatore è dell'altro sesso Polemiche dopo il caso dell'arbitro che non ha fatto entrare in campo la fisioterapista di una squadra di rugby Se il massaggiatore è dell'altro sesso Per le atlete non è una presenza imbarazzante ROMA. «Oddio, che sciocchezza! La nazionale maschile olandese di basket ha una fisioterapista e nessuno ci trova da ridire; tra l'altro, pare che sia abilissima». Michele Uva, general manager del Matera (pallavolo femminile), commenta la notizia dell'esclusione dalla panchina di Giusy Vinciprova, massaggiatrice della squadra di rugby San Dona di Piave. Alla venticinquenne, titolare di un avviato studio di massofisioterapia nella cittadina veneta, sarebbe stato impedito l'ingresso in campo dall'arbitro per un errore di tesseramento della Federazione Italiana Rugby: la donna, infatti, era indicata sul cartellino come giocatrice e il signor De Falco, che domenica scorsa arbitrava la partita tra la squadra sandonatese e il Benetton Treviso, è stato inflessibile. Ma c'è già elli grida al maschilismo. Lo ha fatto intendere la stessa Giusy, esprimendo per¬ plessità sul fatto che l'errore fosse stato scoperto un minuto prima di scendere in campo. «Non so come agirei se accadesse di nuovo - ha dichiarato -, ma sono del segno dello Scorpione che non ama mezze misure e reagisce in maniera estrema». Discriminazione sessuale? Anna Maria Marasi, capitana della nazionale di pallavolo, è scettica: «E' molto difficile che sia così. Non nel mondo dello sport, almeno. Il massaggiatore (o la massaggiatrice) è un personaggio importantissimo: un confidente, una specie di medico. E il sesso non c'entra». «Non ci posso credere - commenta, ridendo, Giorgio Battaro, direttore sportivo de II Messaggero Olimpia Teodora (pallavolo femminile, campione d'Europa), - mi rifiuto di credere che si tratti di discriminazione sessuale. Mentre invece so che gli arbitri sono molto fiscali, soprattutto in apertura di campionato». Le vostre atlete hanno un fisioterapista, come del resto accade nella quasi totalità delle squadre femminili. Mai avuto problemi per questo? «No, davvero! Il nostro nuovo massaggiatore è un serio professionista di 31 anni ed è pure un bel ragazzo. Un bel ragazzo che abbiamo provveduto a mettere sull'avviso: nessun tipo di "marachella" verrà mai tollerata. Del resto, non ci sono mai stati guai del genere. Siamo, tutti noi, a contatto con bellissime ragazze, ma credo che scatti una specie di freno inibitore determinato dalla consapevolezza che siamo professionisti. E che il lavoro è lavoro». Anche il dottor Uva è d'accordo: un maschio in tuta, dotato di abili mani, capaci di rilassare, riscaldare o lenire muscoli provati dallo sforzo, non crea disagio alle giocatrici. O, almeno, non «quel» tipe di reazione cui qualcuno ha, maliziosamente, alluso. «L'altro giorno - racconta - il nostro fisioterapista, Giuseppe Ferretti, 24 anni, ha faticato non poco a convincere la nostra campionessa californiana Keba Phipps, a farsi fare un'iniezione. Alla fine Giuseppe, un metro e 65, ha preso con dolcezza per mano Keba, un metro e 95, e l'ha condotta nella saletta dove la ra- gazza si è lasciata fare la temuta, ma necessaria puntura». Mabel Bocchi, bellissima stella del basket a riposo e valente cronista sportiva di Telemontecarlo, non ha dubbi sulla vicenda: «Se si è impedito l'ingresso in campo a Giusy Vinciprova perché il tesserino non era in regola, s'è fatto benissimo. E' la Federazione Rugby, semmai, da esecrare. Il rigore, in questi casi, è fatto noto. Ricordo che non potei giocare una partita di serie A perché il mio cartellino non era arrivato in tempo. Se invece si dovesse scoprire che sono state fatte "differenze" di tipo sessuale, allora saremmo davvero caduti in basso. Nessuno ha mai contestato il fatto che il Milan, ad esempio, avesse una massaggiatrice». Bravissima, tra l'altro, visto che grazie a lei si rimise in campo un giocatore del calibro di Van Basten. Daniela Daniele Mabel Bocchi, gloria del basket italiano: «Non posso credere che si tratti di discriminazione sessuale. E' facile che il cartellino della massaggiatrice non fosse in regola»

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