«Giudici, non accanitevi contro un ammalato» di Ugo Bertone

«Giudici, non accanitevi contro un ammalato» PCfLcIVIIvA UN NUOVO CASO MORONI? L'ex assessore psi sofferente di cuore ricoverato al Niguarda. I familiari ne chiedono la scarcerazione «Giudici, non accanitevi contro un ammalato» Daniela Colucci: mio padre deve arrivarevivo alprocesso PMILANO ARIA Daniela Colucci, 28 anni, giornalista alla Rai. «Ho lanciato un appello per salvare la vita di mio padre. Tutto qui. No, adesso non mi interessa entrar nel merito delle accuse a mio padre. Deciderà il giudice. Come si dice? La giustizia faccia il suo corso, l'inchiesta deve seguire il suo legittimo corso». Una pausa, poi continua. «Proprio per questo ho lanciato il mio appello. E' importante, per far giustizia, che l'imputato arrivi vivo al processo...». No, non è un imputato qualsiasi quel Colucci, papà di Daniela, ricoverato a Niguarda, presso l'unità coronarica Rizzi e piantonato da due secondini 24 ore su 24. E' don Michele Colucci, schivo e potente, assessore da tempo immemorabile alla Regione Lombardia, capace di ottenere 29.327 preferenze alle ultime elezioni. Lui, nel mirino dei giudici nell'inchiesta dei corsi di formazione alla Regione. Lui, inviato al confino nella Bassa lombarda, a Ruino, per evitare il rischio di inquinamento delle prove. Lui, arrestato di notte, proprio a Ruino nella sua cascina, lo scorso 28 maggio, da una squadra della Guardia di Finanza e trasferito, sotto il flash dei fotografi, in caserma a Milano. Lui, infine, al centro di un braccio di ferro. Da una parte la famiglia, che chiede la scarcerazione per motivi di salute. Dall'altra la Procura, convinta probabilmente che il politico sia in grado comunque di inquinare le prove. E' stata proprio la Procura a sollevare il cosiddetto «incidente probatorio», ovvero la verifica se il prolungarsi della detenzione possa davvero tramutarsi in un dramma. Data della verifica? L'udienza è stata fissata per l'8 ottobre. Troppo tardi, ribatte la famiglia e gridano con rabbia i socialisti. «Colucci che si spegne, Colucci in fin di vita - dice Bobo Craxi - mi impressiona come la morte di Sergio Moroni. Sono cose che danno da pensare». «Mio padre - spiega Daniela - è gravemente malato. Ha bisogno di un trapianto di cuore, l'unica soluzione ai suoi problemi di salute che si trascinano da sei anni. Ma a questa si è aggiunta la necessità di un altro intervento: bisogna rimuovere due ematomi che comprimono il cervello». Di qui l'appello lanciato da Daniela. Tace il resto della famiglia, anche il potente fratello Francesco. E' lei, primogenita di don Michele (il fratello ha 18 anni) a guidare l'offensiva per tirar fuori il padre da una situazione psicologica difficile. Tutto giusto, ma non basta il ricovero a Niguarda? «No - replicano gli amici di partito per un cardiopatico la prima causa da rimuovere è lo stress. E Colucci non ce la fa più». Già, secondo i legali dell'assessore regionale e gli amici del Garofano, il colpo di grazia risale proprio a quella notte del 28 maggio, quando Colucci subisce l'onta dell'arresto davanti a fotografi e tv allertati è l'accusa - dagli stessi finanzieri. Ecco che cosa scrivono gli avvocati, Dino Bonzano e Domenico Contestabile, al procuratore della Repubblica Francesco Saverio Borrelli. «Questa la scena - si legge - che si è presentata a Bonzano: assiepati sui gradini d'ingresso della caserma un gruppo di fotoreporter e cronisti, circa trenta persone in tutto, che stavano in pratica campeggiando, consumando bibite e panini in attesa degli arrestati, del cui arrivo erano stati preavvertiti da un comunicato diffuso dall'ufficio stampa della stessa Guardia di Finanza». Non solo. «Gli arrestati - continua la lettera sono stati fatti scendere dall'auto, introdotti in caserma dall'ingresso pedonale per passare tra giornalisti e fotografi». Infine, l'accusa più grave: «Colucci, cardiopatico grave, ha accusato quella sera i sintomi di un edema polmonare che ha reso indispensabile il trasporto in autoambulanza presso l'infermeria di San Vittore. Ma anche per questo spostamento non si è usato il passo carraio. Colucci, in barella e in preda a un grave malore, è stato trasportato per le stesse scale». Non a caso, dopo quella sera, scattò la protesta di Martelli contro «le manette in tv». Ma il caso Colucci è rimasto lì, nelle retrovie di Tangentopoli. Su di lui pende l'accusa di essere il grande manovratore dello scandalo dei falsi corsi di formazione professionale della Regione. Ed è considerato dai magistrati, senz'altro non a torto, uno degli uomini-chiave del psi lombardo. Lui, assieme al fratello Francesco, l'onorevole, già sottosegretario alle Finanze, rappresenta da sempre una delle grandi baronie del psi di Lombardia: il clan dei pugliesi, il risultato di una politica attenta, scrupolosa che Ciccio e Michele, i Colucci-brothers, hanno condotto dall'inizio degli Anni Sessanta. Sempre pronti e solerti a dar una mano ai corregionali in arrivo a Milano, sempre attenti, Michele soprattutto, a non confondersi nel gruppone craxiano. Sempre silenziosi e fuori dalla ribalta, senza coinvolgere la famiglia in politica. Almeno fino a ieri. Ora l'onere tocca a Daniela. Ugo Bertone

Luoghi citati: Lombardia, Milano, Ruino