Kohl e Mitterrand sacrificano Delors di Foto Epaap

Kohl e Mitterrand sacrificano Delors Il Cancelliere a Parigi: se Bruxelles regolamenta troppe cose bisogna tornare indietro Kohl e Mitterrand sacrificano Delors «Al vertice di Londra terremo conto di timori e desideri della gente» PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Terapia choc per l'Europa, dopo il «quasi no» francese a Maastricht. Reduce dall'incontro con un Frangois Mitterrand apparso stanco e pallido oltremisura Helmut Kohl dichiara guerra a Jacques Delors. La Commissione Cee ha troppo potere: bisogna limitarlo «per rassicurare gli eurocittadini». Ma il Cancelliere tedesco non può farcela da solo, né gli basta l'appoggio dell'Eliseo (finora, comunque, silenzioso in proposito). Dovrà pronunciarsi, osserva, il Consiglio Europeo, in calendario a Londra il 16 ottobre. John Major chiedeva una pausa riflessiva, la coppia franco-tedesca già trasforma U rendez-vous comunitario in possibile fucina della Nuova Europa. Non è rinegoziare Maastricht - anzi, dice Kohl, «entrambi desideriamo che l'Unione europea non subisca intoppi» ma neppure un semplice «correttivo». Si accoglie quale ipotesi di lavoro una realtà - l'eurocrazia e i suoi deliri da onnipotenza - che finora cavalcavano, in grande maggioranza, solo gli anti-europeisti. Anziché laureare Jacques Delors come previsto, l'esangue «sì» francese lo fa cadere in disgrazia. Un capro espiatorio inedito. Mitterrand tace, e forse non acconsente al 100 %. Ma gli indizi lasciano ritenere vi sia pur sempre un'ampia convergenza tra le due sponde del Reno. E' che la Francia ha forse pudori, reticenze sinora ignoti. «Colpa tua» le possono dire i filo-maastrichtiani europei, oggi a mal partito un po' ovunque. Lo stesso Cancelliere, soccorrendo Mitterrand, gli si mostra in qualche modo superiore. Parigi deve abbozzare. Se franco e marco «restano in parità, anzi con un lieve margine a favore del primo» (come riconosce Teo Waigel), l'eurobilancia non sembra conservare gli antichi equilibri: pende verso Bonn. Alla rigidità facciale di Mitterrand nel summit con l'«amico Helmut» - rilevata da impietosi cameramen ieri sera corrisponderebbe allora un'impasse sul piano politico. Ma il vertice Mitterrand-Kohl è, anzitutto, una cronaca ambigua, dove le voci sulle condizioni sanitarie presidenziali hanno importanza non minore che la loquacità tedesca. Proviamo a ricostruirlo. Visita-blitz, si diceva. Pare che il leader tedesco volesse effettuarla lunedì pomeriggio in caso di vittoria per il «no». Il «sì» risicato la fa slittare: 24 ore dopo. L'agenda è top secret. Le indiscrezioni da Bonn lasciano tuttavia intravedere tre nodi: maggior eurodemocrazia, Comunità allargata, competenze diversificate Cee-Paesi membri. L'Eliseo non conferma. Helmut Kohl ne varca i gradini alle 16 giuste. Due ore prima lo staff mitterrandiano lasciava sperare una conferenza stampa bilaterale, ma senza i protagonisti. Solo portavoce. Basso profilo, quindi, forse per non irritare gli altri partner svuotando il summit di Londra con anticipazioni estemporanee proprio mentre lo si vorrebbe aiutare, John Major, vittima del revanchismo antieuropeista britannico. Ma alle 17 arriva la smentita: il summit franco-tedesco si concluderà nel nulla. Qualcosa non funziona. Kohl e Mitterrand, in realtà, litigano? Improbabile, ma dopo il referendum-sorpresa le certezze sono un ricordo. Oppure esistono altre ragioni. Il medico personale di Frangois Mitterrand lo tiene sotto gli occhi - dicono - per l'intero colloquio, 85'. E' un indizio. Poi si apprende che l'Eliseo avrà un programma assai leggero nei prossimi 15 giorni: fin da oggi Pierre Bérégovoy dovrebbe sostituire Mitterrand nel commemorare alla Sorbona i 200 anni di Repubblica Francese, impegno cui teneva. Non basta per lanciare allarmi, però la doppia concomitanza solleva inquietudini. E certo non rientra neha norma che dopo la conversazione Mitterrand si defili, lui così ansioso di non lasciare tutti i flash ai partner. Per fortuna, parla Kohl, loquace con la tv tedesca «Zdf» e gli stessi reporter francesi. Ascoltiamolo: a Londra «bisognerà considerare i timori e i desideri espressi dalle popolazioni. Se arriviamo a concludere che Bruxel¬ les regolamenta in modo eccessivo l'Europa - e potrei citarne non pochi esempi - bisogna fermarla, anzi tornare indietro». L'ammonimento non poteva essere più duro. Poi aggiunge: «Frangois Mitterrand ed io voghamo la ratifica. Occorre terrninare il processo». «Ma è necessario trarre lezione dagli ultimi giorni», vale a dire «il referendum cambia le carte in tavola». Parigi - se ben guardiamo - non aveva espresso auspici diversi lunedì, inclusa qualche parolina sulla necessità di ammorbidire Bruxelles, ma la perentorietà germanica dona loro un altro rilievo. In mattinata, il biondo mmistro agli Affari Europei Elisabeth Guigou, lasciava cadere: «L'Europa è perfettibile». Solo Roland Dumas non cede al nuovo credo - eufemizzare Maastricht ottimizzandola - e dichiara scuro: «Andiamo avanti». La sensazione è che le acque si muovano in profondità, vero Maelstrom di cui le increspature alla superficie - già notevoli - sono appena un indice. L'onda sismica francese raggiunge le altre capitali, rimbalza e finisce per tornare alla base amplificata. Il mondo politico cerca vie d'uscita, faticose mediazioni in cui gioca l'elettoralismo non meno che l'Europa. E, dall'Eliseo, un uomo malato regge il timone. Enrico Benedetto Giallo sul Presidente E' stata annullata la conferenza stampa congiunta Ha parlato solo l'ospite tedesco Durante l'incontro era pallidissimo Il suo medico gli stava accanto Kohl (a sinistra) e Mitterrand durante l'incontro di ieri. A fianco Adolphe Steg, il chirurgo che ha operato il Presidente. Sotto l'attore Yves Montand, scomparso recentemente [foto epaap]