Plebe: io ex fascista difendo Marx

Plebe: io ex fascista difendo Marx Saggio controcorrente dello studioso che nel '68 lasciò la Sinistra per il msi Plebe: io ex fascista difendo Marx «E i compagni stiano attenti a Dahrendorf» MROMA SCIRA' a gennaio il libro scritto per confutare la lugubre tiritera su Marx che sarebbe morto, sul marxismo che sarebbe scomparso dall'universo concettuale dell'Uomo occidentale, sul comunismo che nella sua fine rovinosa non avrebbe lasciato altro che detriti ideologici dietro di sé. Pensato contro quello stuolo di inconsolabili orfani che adesso, infranto l'idolo, passano il loro tempo a tirare la barba al profeta di Treviri, il libro in questione però non è stato concepito da un marxista irriducibile. Anzi, contro Marx e il marxismo vent'anni fa l'autore scelse di marciare nientemeno che a fianco di Giorgio Almirante. Tanto che il suo nome, il nome di Armando Plebe, dovette subire l'indignata riprovazione della gauche intellettuale dell'epoca. Il libro avrà come titolo Dimenticare Marx? e Plebe, che ha appena consegnato il manoscritto all'editore Rusconi, sottolinea che il senso del volume è tutto racchiuso in quel punto interrogativo. Un interrogativo retorico, appunto. Perché la risposta, assicura Plebe, «non può che essere no: non si deve dimenticare Marx». E così il cerchio si chiude. Vent'anni fa, ai tempi dell'infatuazione missina, Plebe pubblicò un libro con lo stesso Rusconi, allora considerato l'editore di punta della «cultura di destra», che si intitolava, non senza un pizzico di presunzione, Quel che non ha capito Carlo Marx. Fu il best-seller della destra: quasi 200.000 copie vendute. Oggi, a sorpresa, Plebe sostiene una tesi opposta: da Carlo Marx c'è ancora molto, ma molto da capire. E la sostiene proprio quando, crollato il Muro di Berlino, nessuno, se si eccettua un manipolo di intransigenti impermeabili alle «dure repliche della storia», sembra più disposto a considerare Il Capitale alla stregua di un libro sacro. Per Plebe è un ritorno alle ori- gini? Fino al '68, lo studioso di estetica Armando Plebe era infatti un «intellettuale di sinistra», tanto da essere una delle firme più prestigiose della pagina dei libri di Paese Sera, vero e proprio tempio della cultura di sinistra Anni Sessanta. Poi, con sconcertante repentinità, avviene il cambio di fronte. Plebe si innamora del Movimento sociale. E nei primi Anni Settanta non c'è manifestazione della «Destra nazionale» di Almirante che non veda l'ex marxista sul palco assieme airammmiraglio Birindelli e al generale De Lorenzo. Una cotta travolgente, un'infatuazione. Che però dura poco. Plebe, qualche anno più tardi, abbandona con fragore il msi e si avvicina ai radicali. E sul Diario europeo di Altiero Spinelli in libreria da pochi giorni si rivela che sul finire degli Anni Settanta «Plebe giorni fa mi chiedeva di sondare se poteva tornare nel pei». Non se ne fece niente. Per la sinistra Plebe continuava ad essere un «traditore». Solitario, guardato in cagnesco anche dalla destra, Plebe scrive due libri sulla retorica antica pubblicati da un editore «democratico» come Laterza. E acViso fa la sua rentrée nel di' ..ctito ideologico con un'esplicita «riabilitazione» di Karl Marx. A chi gli fa notare il suo percorso a zig zag, il suo oscillare con grande disinvoltura dalla sinistra alla destra e poi di nuovo alla sinistra, dapprima Plebe risponde con una battuta mutuata da un pittore cubista: «Diceva Francis Picabia: se vuoi avere delle idee originali, devi essere disposto a cambiarle come le camicie». Poi, però, corregge così l'impressione di essere, parole sue, «un vanitoso anticonformista», insomma un capriccioso bastian contrario: «Non si può accusare qualcuno di aver cambiato idea. E' finita l'epoca della demonizzazione del traditore». «Il marxismo, ma sarebbe meglio dire un certo marxismo scolastico, ha creato grandi disastri. Ma Marx ha scritto cose molto interessanti per capire il nostro tempo», spiega Plebe,. «Ma la cosa che mi indigna è un'altra». Quale, professor Plebe? «Il fatto che adesso tutti tacciano su Marx. Tacciono gli ex marxisti, che con grande disinvoltura hanno sostituito Marx con Ralph Dahrendorf. Un intellettuale di qualità certo, ma un conservatore pericoloso». Fa una certa impressione sentir pronunciare dall'ex ideologo di Almirante parole di fuoco sul «conservatorismo». Ma Plebe non si ferma qui: «E tacciono anche gli antimarxisti di sempre, convinti che con Marx oramai non si debba più fare i conti. Ma si sbagliano». Di Marx Plebe dice di non condividere la teoria del plusvalore, e nemmeno l'assolutizzazione della lotta di classe. Ma apprezza il Marx «politico», il Marx della critica allo Stato «borghese». Polemico il titolo del diciannovesimo capitolo del volume rusconiano: «Meglio Marx che Garibaldi». Ce l'ha con Craxi, professor Plebe? «Non faccio politica», è la risposta. Ma è evidente che l'autore di Dimenticare Marx? non nutre grandi simpatie nei confronti della sinistra che ha eletto a suo faro ideologico l'Eroe dei Due Mondi. E, ora che è caduto il Muro, Plebe sostiene che bisogna rendere onore ai vinti: «Certamente questo libro non poteva essere concepito prima del 1989». E cosa risponde a quelli che l'accuseranno di essere un intellettuale-banderuola? «Risponderò che esistono diversi tipi di vocazione intellettuale: c'è chi passa la vita a ripetere sempre la stessa lezioncina. E c'è chi è nato per vedere se c'è qualcosa che valga la pena di difendere». Anche a costo di tortuosi andirivieni. Pierluigi Battista «Sono disposto a cambiare le idee come le camicie» che adesso Marx. Tacciche con granno sostituitDahrendorf. qualità certore pericolosopressione sdice di non cdel plusvalosolutizzazionse. Ma apprco», il Marx to «borghesedel dtolo dno: «Mribalxi, prfaccispostl'autoMarxsimpdellato a Marx visto da Levine (copyright «The New York Review of Books», llpa e per l'Italia «La Stampa»). A sinistra Armando Plebe, a destra Ralph Dahrendorf

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