Un'Aquila rosso sangue di Raffaella Silipo

Un'Aquila rosso sangue Milano, domani il dramma di Syxty, coprodotto dallo Stabile torinese Un'Aquila rosso sangue In scena Popolizio, regista Ronconi MILANO. Niente luci rosse, sull'«Aquila Bambina». «Il tema è violento, le parole sono violente. Ma l'azione è molto contenuta». Massimo Popolizio, protagonista dell'ultima regìa di Luca Ronconi, tratta dal testo del trentacinquenne argentin-milanese Antonio Syxty e in prima nazionale domani al teatro dell'Elfo di Milano (fino a domenica), rifiuta l'etichetta di «pornografo», nonostante il divieto ai minori e i titoli scandalistici dei giornali. «Non dico che la commedia non sia audace - continua - ma non è l'aspetto erotico quello più in risalto. Non si assiste a niente di esplicito. L'importante sono i rapporti fra le persone, i loro intrecci mentali». Eppure quest'«Aquila bambina» ha iniziato a far scandalo dal giorno della sua nascita quando, presentata al premio Riccione 1991, divise la giuria per la sua violenza, ma nel contempo si conquistò il premio di cinquanta milioni e la fama di «irrappresentabile». E certo è stata questa magica parola a stimolare la curiosità di Luca Ronconi, sempre in cerca di nuove sfide teatrali (questa, allestita dal Teatro Stabile di Torino e da Emilia Romagna Teatro, è anche insolitamente economica, costata meno di 400 milioni). «Ero giurato a Riccione - spiega -. E l'ho scelto d'impulso. Non certo per il tema erotico, ma per il modo assolutamente rivoluzionario di esprimere il profondo legame che c'è fra i protagonisti. La parola chiave del testo è "sangue". Inteso come violenza e morte, perché la morte aleggia nello spettacolo e ne è la conclusione, ma anche inteso come profondo legame di parentela. Con un tocco di vampiresco: ognuno dei personaggi ten¬ ta di succhiare la vita degli altri, divorarli. In fondo il sesso può essere un modo di mangiarsi». Al centro del «diabolico» racconto, l'amore fra un padre, Felix, sua figlia Rosa e un'amica della figlia, Helix, che poi si scopre essere anch'essa figlia dell'uomo. Le due ragazzine (Valeria Milillò e Almerica Schiavo) si seducono a vicenda e poi tentano in ogni modo di sedurre l'uomo e renderlo schiavo dei loro desideri. Lo spunto è dunque quello dell'incesto, a cui si aggiunge l'omosessualità e il gioco sadomasochistico, spinto oltre ogni limite sopportabile. Il tutto in un'atmosfera «violenta eppure leggera, che mescola morte e sorriso come in un film di David Lynch», spiega Popolizio. «E' un tremendo intrecciarsi di corpi e parole - aggiunge Ronconi - ma con una grazia che fa pensare a un gioco infantile, perverso e crudele benché non privo di delicatezza. Non a caso il termine "bambina" compare fin dal titolo». Giocano un ruolo importante, le parole, nello spettacolo. Professionista della parola è Felix, che di mestiere fa lo scrittore e delle parole è prigioniero, come del suo intreccio di fantasie, del suo amore per la sofferenza e la sottomissione. «Felix è un feticista - spiega Popolizio -: è legato ad alcuni oggetti, un registratore e una pistola, che porta sempre con sé. Ma è anche tormentato dalla sequenza delle parole, da cui si sente quasi preso in giro. A cominciare dai nomi delle due fanciulle, nomi di piante, molto simbolici, "rosa" ed "edera". E dal suo: "felice", per uno che non si può propriamente definire sereno». Popolizio affronta questo personaggio scomodo «con molto rigore e precisione, come e più di un classico. Con i testi contemporanei bisogna stare attenti: la lucidità di giudizio, quando si tratta di personaggi e temi vicini a noi, viene meno. E' facile cadere nei malintesi. Naturalmente poi con Felix non ho po- tuto usare un registro naturalistico: in una situazione così estrema, così "mentale", non reggerebbe: è stato necessario inventare una nuova recitazione». Un testo violento, una fine tragica, «niente di poetico o lirico». Sarà uno spettacolo un po' cupo... «No, no - dice Popolizio Vorrebbe persino far sorridere. La tragedia è vista con molta leggerezza. Non ci sono dilaniamento, sensi di colpa. In fondo ognuno dei personaggi è soddisfatto di quel che è. Credo che sia la ragione per cui lo spettacolo è stato vietato: il peccato non è sofferto, è visto con lievità. Questa è la cosa più destabilizzante di tutte». «Con "L'Aquila bambina" si esce dal territorio dei sentimenti e del giudizio morale - conclude Ronconi per entrare in una zona pericolosa, ai confini del diabolico. Dove tutto può essere vero o immaginario». Raffaella Silipo Spettacolo estremo di incesto e violenza ma l'erotismo non è mai fine a se stesso Il regista Luca Ronconi ha scelto d'impulso il lavoro dell'argentln-milanese Syxty Nell'altra foto: Popolizio

Luoghi citati: Emilia Romagna, L'aquila, Milano, Riccione, Torino