Identikit del cialtrone italiano

Identikit del cialtrone italiano Identikit del cialtrone italiano «Poco coraggio, il contrario di Di Pietro» NOTO (Sicilia). Diego è in un albergo di Noto con Giulia, la sua fidanzata. Ha finito di girare una scena sull'Etna del nuovo film di Lucchetti dal titolo ancora misterioso, che sta interpretando con Margherita Buy e Silvio Orlando. «Sono contento, dopo la Grecia, il Marocco, il Kenya e il Messico, di girare un film in Italia. Dopo tutto sono milanese, italiano e senza essere per nulla nazionalista devo dire che sto meglio a casa mia. Mi piace la gente, mi piace come si mangia. Certo la Sicilia è un po' trascurata. Il problema degli infissi in alluminio, mi rendo conto che passa in secondo piano. Certo il passato siciliano è interessante, il presente è difficile. Mah!...». In questo film di Luchetti interpreta la solita parte del cialtrone come in Marrakesh Express, in Turnè, in Mediterraneo, in Puerto Escondido e in Nel continente nero? «No. Io faccio la parte di un magistrato che, più che cialtrone, all'inizio è un po' loffio, cioè molle e senza energia. Però è una bella storia d'amore e forse alla fine troverà energia, forse diventerà un po' cialtrone». Ma chi è il suo cialtrone? «L'italiano ha tendenza ad essere cialtrone ma vi sono molte sfumature. Quello del mio ultimo film Nel continente nero è anche una canaglia, un ricattatore, un razzista, forse un ladro e un assassino. Quello è un brutto cialtrone, un vero mascalzone. Vi sono poi sfumature fino al cialtrone simpatico che tutto sommato è una brava persona». Perché interpreta così sovente quella parte? «Perché riguarda la scelta precisa di un certo tipo di cinema che racconta storie quotidiane nelle quali i cialtroni sono molto spes so presenti. Anche nella comme dia all'italiana il protagonista è sempre stato il cialtrone. Certo il cialtrone è un ruolo che mi diverte interpretare, ma non lo sopporto nella vita». Che tipo di cialtrone inter preta? «In-Marrakesh Express interpretavo un cialtrone bonario. In Turnè l'attore che interpretavo era un cialtrone dai buoni senti menti...». Ma l'uomo medio italiano è cialtrone? «Forse sì, ma più che altro è im paurito. L'italiano medio ha buo ni sentimenti, ma non ha corag gio». Ma gli italiani sono gente disonesta? «No. I veri disonesti stanno nella classe dirigente, sono gente istruita. Delle tangenti lo sapevamo tutti. I mafiosi si conoscono tutti. Poi è finalmente arrivato Di Pietro. Avevamo bisogno di un eroe. Di Pietro è, per esempio, l'anticialtrone per eccellenza». Quando diceva commedia all'italiana a chi pensava? «A Gassman, a Tognazzi, a Sordi, a Mastroianni. Nel film In nome del popolo italiano c'è Gassman che interpreta un gran cialtrone e Tognazzi il giudice. Questo è il più attuale tra i film!». Ma lei che attore è? «Sono il nuovo Abatantuono. Faccio questo mestiere perché mi piacevano Gassman, Tognazzi, Sordi e Mastroianni». E' strano, gli attori da lei citati hanno lavorato molto con Dino Risi, lei ha lavorato con Marco Risi. «Sì, Marco Risi ed io ci siamo corteggiati per anni. Tra noi c'è affinità, siamo entrambi disgustati dalla volgarità di oggi che raccontiamo con cinismo». Prima mi parlava di un magistrato loffio, che cosa distingue il cialtrone dal loffio? «A me il loffio non piace, non mi corrisponde, non è dinamico. E' l'immagine del pallone sgonfiato. Il cialtrone mi diverte, il loffio no». Lei com'è? «Nel dinamismo soltanto sono affine al cialtrone. Io mi annoio, sono impaziente e quindi vitale». Chi è il protagonista del nuovo film di Gabriele Salvato¬ res «Puerto Escondido» che uscirà a Natale? «E' Mario, un direttore di banca conformista che nella prima metà del film ha tutto facile, però le cose cambiano, fugge in Messico...». E' un altro cialtrone? «Forse un pochino, ma è soprattutto un conformista. Vede, quando negli Anni 70 c'era lo spauracchio delle Brigate rosse, c'erano già gli uomini politici di oggi al governo. Sono questi i veri disonesti, manigoldi, truffatori, scelga lei la parola più adatta, ma questi non sono cialtroni». Come si prepara a interpretare le sue parti, i suoi cialtroni, nelle loro varie sfumature? «Non ho fatto una scuola, ho fatto la scuola di vita. Conosco i problemi tecnici del mestiere, lavoro nella memoria dei grandi attori. Mi riferisco a Gassman, a Sordi, a Tognazzi, a Mastroianni». Che rapporti ha con Gassman? «Ci stimiamo molto. Volevo andare a vedere il suo Moby Dick, ma ero in viaggio». E Sordi? «E' un genio vivente dell'esaspe- razione. Forse è stato il più grande di tutti. Forse oggi è meno bravo di Mastroianni, ma è indimenticabile. Da Un americano a Roma a Un borghese piccolo piccolo, dalla Marcia su Roma al Vigile...». E Mastroianni? «A me piacerebbe moltissimo recitare come Mastroianni. Lo conosco poco, ma quando ci siamo visti sono rimasto abbagliato. Lui racconta storie straordinarie e io ho una passione per le storie e per chi le racconta. Andavo in certe osterie di campagna e vedevo le fotografie di Mastroianni con Faye Dunaway e con Catherine Deneuve. Trovavo straordinario che portasse certe dive in quei posti». E Totò? «E' in assoluto un grande maestro, ha fatto un cinema fantastico. Però era legato alle strutture della sua epoca». Elei? «Io assomiglio al mio pubblico che ha la mia età, va allo stadio, al cinema. Siamo tifosi, non violenti, abbiamo fatto il sessantotto». Chi sono i suoi registi preferiti? «Mi sono trovato benissimo con Marco Risi, Gabriele Salvatores, che è come un fratello, con Luchetti, Pupi Avati, Bertolucci e Gianni Lepre». E le attrici? «Le conosco male. Ho lavorato con Valeria Golino in Puerto Escondido e mi sono trovato benissimo. Adesso sto lavorando con Margherita Buy e mi trovo benissimo». S'innamora sul set? «Non mi è mai capitato. Sul set c'è un rapporto professionale e io sono un cultore dell'amicizia. Ma non si sa mai!». Per tornare al cialtrone, vorrebbe abbandonarlo per un vincente? «Non credo. A fare gli eroi sono bravi gli americani. Sì, interpreterei volentieri Di Pietro se sapessi che ha un sacco di problemi. Preferisco però che lo faccia Franco Nero». Chi è il vero Diego? «Pieno di dubbi, con molta voglia di fare cose positive. Questo mestiere mi permette di mostrare quello che penso. Ma la mia vera paura è quella di non essere sicuro di sapermi adeguare al tempo che passa». I soldi per lei sono importanti? «E' come bere un bicchier d'acqua in una sauna». Si sente un attore europeo? «Se metteranno le didascalie sì. Posso forse recitare in un film spagnolo, uno francese, uno inglese». Vorrebbe, come Benigni, recitare in un film americano? «Prima vediamo come va Benigni». E il suo prossimo cialtrone? «Chissà. Ma attenzione, non è una persona positiva, anche se a volte è simpatico. Essere simpatici non basta». Alain Elkann «Amo i personaggi con problemi Non basta essere simpatici» Diego Abatantuono in una scena del film «Nel Continente nero». Qui sopra, con Gabriele Salvatores. In alto, Alberto Sordi e, a sinistra, il giudice Di Pietro Cronache «Mi piacerebbe essere Mastroianni Solo lui può invitare a pranzo donne meravigliose nelle bettole»