Fuoco contro i soldati in Sicilia di R. Cri.
Fuoco contro i soldati in Sicilia Ancora sparatorie, questa volta nel Messinese: racket delle estorsioni? Fuoco contro i soldati in Sicilia E Mancino annuncia altri presidi dei militari MESSINA. Ancora attentati contro militari. Nella notte fra sabato e domenica qualcuno ha sparato diversi colpi di pistola contro i soldati del battaglione Aosta che presidiano giorno e notte da più di un mese l'ingresso della Stat, una società di autolinee di Santa Teresa Riva, già altre volte bersaglio del racket delle estorsioni. Ed è la terza volta nel giro di cinque settimane. I soldati hanno risposto al fuoco con le armi in dotazione, ma degli attentatori ancora nessuna traccia. Il punto dove si sono nascosti gli attentori, secondo la ricostruzione dei carabinieri, si trova ad un centinaio di metri di distanza dalla Stat. Chi ha sparato, anche questa volta lo ha fatto per spaventare, non per uccidere, spiegano gli investigatori, agendo con una maggiore cautela: non più appostati sul cavalcavia, com'era accaduto in passato, ma nascosti fra i cespugli. D'altronde, ormai l'azienda è sotto un controllo strettissimo. Pochi giorni dopo l'arrivo dei militari alla Stat, a Ferragosto, qualcuno gettò verso i soldati una bottiglia incendiaria, che fu immediatamente spenta. In quell'occasione i carabinieri riuscirono ad identificare e ad arrestare l'attentatore, ammanettato ad un posto di blocco grazie proprio alla collaborazione dei soldati. Qualche settimana dopo arrivarono i primi colpi di pistola, che sfiorarono uno dei militari, e un avvertimento: «Se non ve ne andate, distruggeremo non soltanto la Stat, ma anche voi». Infine, gli spari dell'altra sera. L'amministratore dell'azienda, Sebastiano Ruggeri, che nel giro di un anno ha visto distrutti dalle fiamme una decina di pullman, ha sempre detto che non si tratta di veri e propri tentativi di estorsione ma «di una sorta di mafia politica». Comunque chi spera di inti¬ morire e di far fare dietro front nell'utilizzo dell'esercito sembra avere poche chances. Il ministro dell'Interno Nicola Mancino, da Montefalcione, dove ha concluso la locale «Festa dell'amicizia», ha ribadito ieri la necessità di utilizzare i militari proprio sulla base della positiva esperienza siciliana «ai fini di un migliore controllo del territorio». «L'impiego dell'esercito consentirebbe di sollevare da compiti minori le forze di polizia. Ci sono presidi - ha detto Mancino - che meriterebbero il controllo dell'esercito, non necessariamente in Campania, Puglia e Calabria. Le forze di polizia impegnate in una dura lotta alla criminalità possono essere utilizzate al livello adeguato alla loro professionalità senza attendere a compiti di piantonamento di alcuni edifici pubblici come i tribunali o le carceri». Mancino ha però precisato che la decisione spetta al Parlamento. [r. cri.]
Persone citate: Mancino, Nicola Mancino, Sebastiano Ruggeri
Luoghi citati: Aosta, Calabria, Campania, Messina, Montefalcione, Puglia, Sicilia
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