L'arma di Di Pietro? Il computer di Vincenzo Tessandori
L'arma di Di Pietro? Il computer Tangentopoli: ne parla il magistrato che indagò sul sequestro Montelera L'arma di Di Pietro? Il computer «Il giudice è sottoposto a enormi pressioni» DOGLIANI DAL NOSTRO INVIATO Se le bustarelle o le mazzette di assegni hanno mutato profilo fino a diventare irriconoscibili, se pochi ormai si lasciano sorprendere con le mani nei sacchi dorati e l'aspetto della corruzione è talmente diffuso da risultare sfuggente occorre adeguarsi. Non è facile, ma possibile. E si è adeguato il giudice Antonio Di Pietro: «Ha fra le mani un'arma formidabile, il computer, e la sa usare in modo magnifico», dice Giovanni Caizzi, procuratore presso la pretura di Milano. Parla a Dogliani, nella Biblioteca civica Einaudi stipata di gente attenta, forse mille miglia lontano dai malaffari. Tema: «Tangenti a Milano. Requiem per la capitale morale?». Un'arma, il cervello elettronico, con la quale non tutti i magistrati hanno dimestichezza. «Non esistono corsi di specializzazione, come in Francia, per esempio. Bisogna far da soli e contare su collaboratori intraprendenti». Di Pietro è molto bravo ma senza quell'arma segreta «non potrebbe seguire gli infiniti intrecci di una simile indagine». Il dottor Caizzi ha indagato su fatti clamorosi come il sequestro di Luigi Rossi di Montelera, rapito a Torino nell'autunno del 1973 da Luciano Liggio e liberato dagli inquirenti, e sulla metropolitana milanese. Del film intitolato «La saga di Tangentopoli» è spettatore privilegiato e subito sottolinea come la storiaccia non sia ancora arrivata all'epilogo: pare quasi una promessa. «Un'inchiesta, questa di Milano, che l'amico Di Pietro conduce senza lasciarsi prendere da facili entusiasmi, quelli che purtroppo son stati pagati cari in altre indagini». E non è difficile pensare al lavoro coraggioso del giudice Carlo Palermo e a quello dei «pretori d'assalto». «Non è semplice resistere alle pressioni enormi che arrivano non soltanto da determinati settori politici toccati dalle indagini, ma anche dalla gente col suo entusiasmo, affetto. Ma c'è da sottolineare come nessuno di coloro che attaccano Di Pietro contesta i risultati delle inchieste». Che cos'è il sistema delle tangenti? Malcostume, certo, mancanza di senso morale, ma anche una forma di fantasia, sia pure negativa. «Requiem per la capitale morale? Sembra un'amenità. E' tale la valenza dell'immoralità che si parla di moralità», osserva disincantato il procuratore. «Certo, si è abbassato molto il livello morale e l'elenco di altri malaffari è lungo: scandalo dell'Anas, caso Lockheed, fondi neri Montedison, la Valtellina, l'Irpinia, lenzuola e carceri d'oro». In un paese uscito dalla guerra e in riprensa era di fatto impossibile attaccare il potere, quello politico, soprattutto. Vincenzo Tessandori
Persone citate: Antonio Di Pietro, Caizzi, Carlo Palermo, Di Pietro, Giovanni Caizzi, Luciano Liggio, Luigi Rossi
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